di Martina Gaudino, Oggiscuola, 16.6.2018
– Via l’Invalsi, stop ai voti numerici e sette nuove materie di studio –
Che fine ha fatto la scuola a 5 Stelle? E’ questa una delle domande che più di frequente gli insegnanti si pongono in questi giorni. Alla fine, tra un nome e l’altro, il Miur è andato alla Lega con il prof. Bussetti, un volto che piace tanto mentre i sottosegretari sono pentastellati. Eppure, delle proposte dei 5 Stelle non si parla più.
La scuola del Movimento 5 Stelle, scrivevamo a marzo, a dieci giorni dal voto, si basava su alcuni punti cardine: revisione degli enti formativi dell’istruzione professionale secondaria (IeFp) e degli istituti tecnici superiori (Its) innanzitutto.
Luigi Di Maio intendeva istituire un numero massimo di alunni per classe fissato a 22 alunni (20 in presenza di un alunno disabile), il ripristino ed il potenziamento del tempo pieno, una programmazione in team, la promozione della didattica innovativa e interdisciplinare, l’inserimento di progetti educativi curricolari ed extracurricolari, ma anche inserimento di nuove materie come: educazione civica, ambientale, alimentare e l’educazione alle emozioni, all’affettività, alla parità di genere e alla sessualità consapevole.
L’alternanza scuola-lavoro non sarà più obbligatoria, annunciavano ed inoltre, Di Maio intendeva modificare la Legge 62/2000 sulla parità scolastica e abolirà i finanziamenti alle paritarie, facendo però «salvi i finanziamenti per asili nido e scuola dell’infanzia nonché per istituzioni private in ossequio alla sussidiarietà orizzontale, di cui all’articolo 118, comma 4 della Costituzione».
Anche sulle prove Invalsi si era espresso prevedendo l’eliminazione insieme col voto numerico.
Ad oggi il Ministro Bussetti ha preso innanzitutto di petto la questione diplomati magistrale e il tema paritarie: “E’ uno dei punti che affronteremo, faremo un’analisi completa, totale. Siamo appena arrivati. Stiamo riordinando tante cose. Conto di trasmettere una parola che da tempo non si usa: amore per la scuola, per l’impegno, per rimotivare tutti a far meglio; a poco a poco interverremo per soddisfare i bisogni che la scuola ha”. Anche cellulari: “La linea in Italia e’ ben definita, esistono i regolamenti d’istituto che rientrano nell’autonomia didattica, le scuole hanno gia’ dei regolamenti interni. Sicuramente quella francese e’ una opportunita’ per riflettere sull’uso consapevole dei telefonini in classe, ben venga”.
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