Un tempo era il programma scolastico oggi si chiamano “indicazioni nazionali”. La sostanza non cambia: è la bussola di ogni insegnante della scuola dell’infanzia e del primo ciclo che da giovedì scorso dovrà abituarsi a familiarizzare con nuove parole che il ministero dell’Istruzione ha voluto sottolineare e introdurre.

Nei prossimi anni maestri e professori delle medie dovranno dare più attenzione alle lingue (quella madre e quelle straniere), al digitale, all’educazione alla sostenibilità, ai temi della Costituzione, al Novecento ma anche alla statistica e al coding. L’operazione “svecchiamento” portata avanti dal comitato scientifico per le indicazioni nazionali della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, coordinato dal professor Italo Fiorin e voluta dalla ministra Valeria Fedeli, chiede ai docenti di rivedere il loro modo di fare scuola.

I temi della cittadinanza entrano a far parte del lavoro da fare anche con i piccoli della scuola dell’infanzia. E se fin dal 2008 in epoca “Gelmini” le norme hanno introdotto nei curricolum l’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”, ora si chiede uno sforzo in più a tutti gli insegnanti tanto che si parla di “Arti per la cittadinanza”. Anche i professori delle discipline artistiche sono chiamati a fare la loro parte in questo senso, “educando l’alunno alla salvaguardia e alla conservazione del patrimonio artistico e ambientale”.

Un richiamo a non dimenticare i fatti recenti arriva anche ai docenti di storia: va data “un’attenzione particolare alle vicende del Novecento, comprese le pagine più difficili della nostra storia nazionale. Particolarmente significativo risulta il ricordo delle lotte di liberazione e del successivo momento di concordia che ha consentito di elaborare la nostra Costituzione”.

Altro capitolo quello dedicato alla materie scientifiche. Nelle nuove indicazioni (che partono da quelle elaborate nel 2012) si parla di statistica “come disciplina che si serve della matematica per spiegare fenomeni e tendenze della natura, del mondo e della società che può essere utilizzata come efficace cavallo di Troia per avvicinare gli alunni alla matematica”.

Il ministero ha introdotto anche un paragrafo dedicato al pensiero computazionale. Nessuno pensi a classi con bambini impegnati a maneggiare robot o a programmare app: “Tali strategie – cita il documento del Miur – sono indispensabili nella programmazione dei computer, dei robot ma nella didattica si possono proficuamente mettere a punto attività legate al pensiero computazionale anche senza le macchine”. Sostanzialmente si tratta di educare i ragazzi ad un pensiero logico ed analitico in contesti di gioco educativo.

Infine le lingue. Le pagine che arriveranno sulle cattedre degli insegnanti sottolineano un aspetto non indifferente: “La nuova realtà delle classi multilingui richiede che i docenti siano preparati sia ad insegnare l’italiano come L2” ovvero come lingua seconda per gli stranieri “sia a praticare nuovi approcci integrati e multidisciplinari”.

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