dal Comitato Tutela Docenti Precari – No Discriminazione GaE Infanzia, 28.4.2020
– SCUOLA DELL’INFANZIA: come riaprire? Pubblichiamo il documento del Comitato per la Tutela dei Docenti dell’Infanzia della Primaria relativo alle possibili future aperture della scuola dell’infanzia richieste da più parti. Rispetto alle variegate opinioni espresse da politici e “esperti” si tratta di proposte concrete sulle quali è necessario aprire un dibattito serio e privi di preconcetti. Il presente contributo non intende essere quindi uno stimolo ad una immediata apertura delle scuole dell’Infanzia e Primaria, quanto piuttosto l’individuazione delle condizioni inderogabili e dei soggetti istituzionali che si devono attivare. E, soprattutto, una proposta concreta per rendere sicura tale apertura.
Gilda degli Insegnanti della Provincia di Venezia
Il grande problema della ripartenza della scuola sono i piccoli alunni che frequentano le scuole dell’infanzia e i primi due anni della scuola primaria. Non si può certo pensare di proporre una riapertura come quella fatta in Danimarca: via tutti i giochi per l’età dai 3 ai 6 anni perché impossibile assicurarne la sanificazione quotidiana, sacrificando così l’apprendimento che in questo segmento scolastico è gioco , empatia, emozione, relazione fisica.
All’oggi, nell’attesa di sapere quali siano le regole di sicurezza per la riapertura delle scuole (regole la cui emanazione spetta solo allo Stato e non ad altro soggetto istituzionale il quale può al massimo pensare ad una qualche forma di centro ricreativo che certo non deve essere definito scuola visto che manda in soffitta ogni proposta e declinazione didattica) esiste un’unica certezza : riaprire le scuole non può significare tornare nella scuola che conoscevamo prima, con gli stessi spazi, la stessa organizzazione. E’ necessario inventare una scuola nuova.
Considerato quello che può essere definito il miracolo dell’immunità dei bambini che non si positivizzano pur vivendo con persone positive; posto che la riapertura delle scuole è legata all’indice di contagiosità in questo momento sceso tra 0,5 e 0,7 e che, per mantenerlo sotto l’1, il Comitato tecnico scientifico ha consigliato al governo di non riaprire le scuole a maggio prospettando quindi settembre, ogni proposta dovrà tenere necessariamente conto di due vincoli.
Primo vincolo
Il distanziamento che costringe:
- a ripensare l’uso e l’organizzazione degli gli spazi interni oggi disponibili nei plessi;
- alla ricerca di nuovi spazi fuori dalle scuole stesse per ottenere il massimo della didattica in presenza in sicurezza;
- ad una seria riflessione con le aziende sugli arredi che devono essere usati per le regole di distanziamento e che in questo momento sono i grandi assenti dal dibattito e dai finanziamenti del Ministero.
Secondo vincolo
Rilevazione puntuale della percentuale di genitori che veramente non hanno a chi lasciare i figli anche nel tempo mensa principale fonte di possibile contagio.
La proposta: parte generale
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Emanazione da parte dello Stato delle regole di sicurezza per la riapertura
Queste regole devono precisare:
- Il quando;
- Il come che deve contenere una definizione il più possibile dettagliata dei protocolli necessari per mandare a scuola i bambini in sicurezza e per ottenere il massimo della didattica in presenza. Questi protocolli, non solo sanitari, devono specificare modi tempi e spazi necessari alla riorganizzazione del servizio normando la flessibilità dell’orario di compresenza delle docenti della scuola dell’infanzia e del tempo pieno alla scuola primaria;
- Con chi. Non essendo contemplato nessun raddoppio di organico, le regole devono individuare tutti i soggetti preposti ad organizzare, a livello territoriale, la riapertura scolastica.
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Istituzione di tavoli regionali per la riapertura
Partendo dal presupposto che la scuola è del territorio e nel territorio e che solo una seria sinergia tra scuola (intesa in senso ampio), politica, comuni e territorio può pianificare serenamente il rientro, a questi tavoli devono essere presenti:
- gli assessori regionali all’istruzione ed alla Sanità;
- i rappresentanti dei diversi Uffici Scolastici Regionali;
- pediatri;
- esperti virologi ed epidemiologi;
- i rappresentanti sindacali di categoria;
- gli Enti Locali;
- il terzo settore;
- rappresentanti di docenti e dirigenti scolastici divisi per ambiti;
- le scuole paritarie;
- rappresentanti delle Facoltà di Scienze della Formazione;
- rappresentanti delle associazioni dei genitori
Questi tavoli regionali sono investiti della responsabilità di applicare a livello territoriale le regole di sicurezza emanate dallo Stato. Dovranno quindi individuare:
- Tutti gli ulteriori spazi necessari all’applicazione dei protocolli di sicurezza e distanziamento per poter assicurare agli alunni il massimo possibile della didattica in presenza;
- La necessaria fornitura di nuovi arredi per il rispetto delle regole di distanziamento;
- Ora di inizio e fine della giornata scolastica;
- I tempi e le modalità di entrata e uscita dagli edifici scolastici;
- Il numero massimo di alunni per sezione o classe in base alla metratura delle aule;
- La percentuale dei genitori che realmente non hanno a chi lasciare il figlio così da regolamentare i tempi e le modalità dell’eventuale servizio mensa SOLTANTO per questi;
- Con quali soggetti, oltre al corpo docente e al personale ATA statale regolarmente in organico, poter assicurare il massimo delle attività in presenza.
La proposta: parte attuativa
- Suddividere gli alunni in gruppi di apprendimento;
- Garantire la compresenza dei docenti per attuare la suddivisione degli alunni in gruppi;
- Nominare sempre personale supplente nel caso di assenza del personale docente in servizio per evitare accorpamenti o suddivisione degli alunni per classe;
- Rivedere e riorganizzare gli spazi sfruttando locali ed edifici non utilizzati;
- Utilizzare ed organizzare tutti gli eventuali nuovi spazi che gli Enti Locali metteranno a disposizione;
- Sfruttare dove sono presenti e quando possibile gli spazi esterni;
- Lavorare sugli arredi per il distanziamento ( i bambini sono bravi a rispettare le regole);
- Fornire tutte le scuole di termometri con puntatore laser per misurare la febbre in entrata ed uscita, di mascherine guanti ed igienizzanti;
- Contemplare possibili chiusure improvvise causate da eventi gravi come potrebbe essere una nuova emergenza sanitaria;
- Programmare corsi di formazione sulle regole di sicurezza per il rientro a scuola prima dello stesso, coinvolgendo personale docente, ATA e genitori degli alunni. Corsi tenuti da personale sanitario esperto;
- Istituire il pediatra scolastico di vicinanza che dovrà farsi carico di 3 o 4 plessi limitrofi controllando ogni giorno la salute degli alunni segnalando i bambini che non stanno bene e che devono tempestivamente tornare a casa;
- Eseguire uno o più tamponi ai bambini una settimana prima del rientro;
- Eseguire tamponi agli insegnanti e al personale scolastico una settimana prima del rientro e successivamente a cadenza settimanale;
- Regolamentare gli ingressi e le uscite con tempi più dilatati;
- Fissare orari precisi, con una certa frequenza, in cui lavare le mani;
- Predisporre più uscite sul territorio e attività all’aperto ( sempre dove e quando possibile) come valore aggiunto e non solo per locali che mancano;
- Consentire il servizio mensa, principale fonte di possibile contagio, soltanto a chi non ha realmente a chi lasciare il figlio;
- Nell’intervallo tra le attività del mattino e quelle del pomeriggio, tutti i locali e gli oggetti negli stessi contenuti devono essere sanificati;
- L’orario scolastico fino alle 16 può essere assicurato da collaborazioni con gli Enti Locali, il Terzo settore o anche da tirocinanti universitari su base volontaria considerato che non vengono retribuiti rispetto agli altri soggetti coinvolti. Gli altri tipi di collaborazione possono essere coperte dai fondi del d.lgs. 65/2017 presenti nelle casse dei Comuni e delle Regioni.
Come organizzarsi da oggi fino alla riapertura
Comprendendo le problematiche che alcune famiglie potrebbero avere nel caso in cui entrambi i genitori tornassero ad operare nel mondo del lavoro, conoscendo i progetti di centri estivi ( finanziati con i fondi del Ministero della famiglia) che alcune Regioni e sindaci stanno proponendo per andare incontro alle esigenze delle famiglie stesse, bisogna sottolineare che tali progetti considerano la scuola dell’infanzia statale come interlocutrice residuale rivolgendosi direttamente a soggetti altri , pronti a scendere in campo anche senza le linee generali di sicurezza per bambini e personale.
Per questo e per tutti i grandi esperti di scuola dell’infanzia sbucati come funghi in questi giorni e che pontificano sul web, sulla carta stampata ed in televisione riducendone il ruolo a mero assistenzialismo alle esigenze lavorative famigliari, si ritiene opportuno richiamare ancora una volta che la scuola dell’infanzia è scuola, rientra nelle Indicazioni Nazionali, fa parte degli Istituti Comprensivi e, come evidenziato da studi e documenti italiani, europei, internazionali, è ambiente privilegiato di apprendimento e di sviluppo per la fascia dai 3 ai 6 anni. Non certo un parcheggio di minori.
Vista ancora l’emergenza sanitaria in atto, gli insegnanti continueranno come finora avvenuto con la Didattica a Distanza che permette di tenere il contatto vivo con bambini e genitori, sono pronti a rispondere ad iniziative sensate che lo Stato possa mettere in campo da oggi a settembre, fino al momento in cui il Ministero dell’Istruzione non darà precise direttive in merito, come sopra auspicato.
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Come riaprire la scuola dell’Infanzia (e anche la Primaria) al tempo del Covid-19 ultima modifica: 2020-04-28T05:40:01+02:00 da