dal blog di Gianfranco Scialpi, 4.2.2025.
Compiti a casa. La questione è divisiva. Il criterio è la medietà. Cosa lsi legge nel rapporto Censis 2004. La proposta dei Dirigenti scolastici per evitare la disuguaglianza prodotta dalle famiglie
Compiti a casa. La questione divide insegnanti e famiglie
Compiti a casa. La questione irrisolta, una delle tante della scuola, torna ciclicamente a occupare le pagine dei quotidiani e marginalmente gli spazi dei talk-show. Vede contrapposti gli insegnanti che li assegnano e i genitori che spesso li subiscono.
Abbiamo i numeri ufficiali del dissenso. Il riferimento è la petizione presente su change.org che supera di poco 41.000 sottoscrizioni. Con questo valore numerico occorre capire se il disagio dei genitori è quantitativamente superiore, oppure se il problema è abilmente costruito. Certamente i limiti di una petizione online (conoscenza dell’iniziativa, abilità informatica… ) e la disponibilità individuale a farsi coinvolgere (interesse a sottoscriverla, sfiducia nel conseguimento dell’obiettivo…) fanno pensare che i numeri possano essere più alti.
Il Rapporto Censis 2024 e la questione dei compiti a casa
Nel suo Rapporto annuale il Censis ha trattato la questione. La nota giornalistica presente sul sito è sintetica, non riuscendo quindi a far comprendere tutti gli aspetti della questione. In altri termini, la nota si ferma solo all’analisi dei dati. La disponibilità del volume, permette di conoscere e riflettere ad ampio raggio sulla questione. Ma andiamo con ordine.
Innazitutto lascia un pò perplessi la scelta di introdurre i processi decisionali con il tema dei compiti a casa. Impensabile sperare la riproposizione di temi presentati negli anni precedenti come la questione economica dei docenti (2023), la presenza degli alunni stranieri, il risparmio energetico (2022), le disuguaglianze (2021)… Aprire però il capitolo con il suddetto tema, significa ritenerlo prioritario rispetto ad esempio alle classi pollaio (questione da tempo rimossa).
Il problema dei compiti a casa, tuttavia, è presentato efficacemente, anche se sinteticamente, nella nota. Qualche passaggio ” Gli studenti quindicenni italiani sono quelli che in Europa dedicano più tempo ai compiti a casa: una media di 2,3 ore al giorno“. Stesso discorso riguarda la frequenza scolastica.
Eppure, si legge ” il tempo di apprendimento aggiuntivo non si traduce sempre in risultati migliori“. Prosegue il Rapporto “il 67,5% dei dirigenti scolastici ritiene che ci sarebbe bisogno di una regolamentazione specifica, al di là delle circolari risalenti agli anni ’60. Per il 98,3% è fondamentale che ogni docente si ritagli del tempo in classe per migliorare il metodo con cui gli studenti svolgono i compiti, per il 95,1% i docenti si dovrebbero coordinare tra loro. E se il 63,7% ribadisce l’importanza di assegnare i compiti a casa, per l’85,4% gli insegnanti dovrebbero essere più attenti alle ricadute sull’apprendimento”.
La proposta dei Dirigenti scolastici
Ora Il supporto delle famiglie “in molti casi troppo enfatizzato e richiesto dai docenti soprattutto quelli richiesti delle scuole del primo ciclo” può determinare “quel gap negli apprendimenti tra ragazzi svantaggiati e avvantaggiati” (passaggio parzialmente presente nella nota).
Da qui la proposta che sostanzialmente conclude il capitolo sui compiti a casa. L”80,5% dei Dirigenti scolastici di ogni ordine e grado è favorevole ” a un’attività aggiuntiva rispetto all’orario scolastico dedicata allo svolgimento dei compiti e allo studio, supervisionata e organizzata da docenti tutor; per il 75%, inoltre, l’assegnazione dei compiti a casa dovrebbe essere individualizzata“.
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Compiti a casa. La radiografia e la proposta nel Rapporto Censis 2024 ultima modifica: 2025-02-05T05:48:38+01:00 da