Concorsi scuola: così non va

Gilda Venezia

dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 22.4.2021.

I concorsi già banditi e non ancora conclusi e quelli futuri ancora da bandire non risolveranno la situazione attuale della scuola italiana attanagliata.

Gilda Venezia

La procedura concorsuale straordinaria, per titoli ed esami, per l’immissione in ruolo del personale docente di scuola secondaria di primo e secondo grado su posto comune e di sostegno di cui ai decreti dipartimentali 23 aprile 2020 n. 510 e 8 luglio 2020 n. 783 è stato un Concorso fortemente voluto dal precedente Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina che, lo aveva definito come la “Soluzione” per immettere in ruolo quel precariato storico che da almeno tre anni si occupa dell’educazione e della formazione degli alunni della scuola italiana.

Un precariato che per inciso sarebbe già dovuto essere stato stabilizzato “ope legis” alla luce della normativa comunitaria e di svariate sentenze. Le commissioni nominate dai vari USR regionali stanno giudicando i nostri colleghi “Sufficienti”, quando riescono a superare la soglia dei 56/80.

Visti i primi risultati pubblicati per le classi di concorso, in cui le commissioni hanno terminato le correzioni, il range medio di superamento del concorso è circa del 30% di idonei, quali che siano le discipline o le regioni di riferimento.

Alla luce di questi risultati fallimentari è facile tirare le proprie conclusioni. Una lettura potrebbe essere quella che il Sistema Universitario ed Afam sfornano già da molti anni laureati (visto che si tratta di insegnanti che già da almeno tre anni lavorano nella scuola) pressoché incompetenti e poco formati, talché su un campione statistico di dieci solo in tre superino un concorso a loro “Riservato” e che quindi di per contro la qualità dei docenti neoassunti sia pressoché nulla.

Più plausibilmente si può ritenere invece che il sistema adottato per la valutazione della prova scritta sia alquanto perverso: ognuna delle 5 domande a cui rispondere è divisa in tre segmenti. Ogni segmento viene valutato da una serie di descrittori. Il punteggio massimo di 5 punti per il contenuto, 5 per le indicazione metodologiche e 5 per la forma, sarà di difficile quanto improbabile raggiungimento in quanto non si avrà quasi mai la maggioranza tra i due commissari facenti parte la commissione ed il presidente nell’espressione di voto. Il sistema largamente utilizzato è stato quello della media matematica pertanto pare scontato quanto emerso. È evidente che risposte comunque più che decorose finiscano per essere valutate in modo non sufficiente. Non parliamo poi del caso in cui un candidato non abbia potuto o saputo rispondere ad una sola delle cinque domande. In pratica è costretto a essere “perfetto” nelle altre 4 risposte, pena la quasi certa esclusione dal concorso.

È facile affermare che questi esiti, checché ne possano dire i difensori della gestione ministeriale che hanno ideato questi concorsi in tale modalità “all’americana”,  non meravigliano nessuno.

Pertanto si è trattato di una scelta POLITICA ben precisa e voluta dal Governo uscente. Ovvero la scelta di mortificare e azzerare quel precariato che, in assenza di altre forme di selezione del personale, ha “retto” la scuola di questi ultimi anni. Per degli insegnati plurititolati e formati che avrebbero dovuto solo sostenere una “proforma” per entrare in ruolo, così come avvenuto da sempre in passato con i percorsi PAS o con i Corsi Universitari Riservati a docenti abilitati come nel 2018, questa volta i candidati si sono ritrovati difronte ad un vero e proprio concorso con le stesse modalità valutative di un Concorso Ordinario. I docenti non erano psicologicamente preparati (anche vista la situazione pandemica e considerando che tutti sono in servizio essendo precari storici) ad affrontare questa tipologia di Concorso. Riteniamo che la pubblica amministrazione (e Brunetta se ne è accorto del passo falso visti gli interventi di questi gg) stia valutando regole e semplificazioni per garantire equità di trattamento per tutti gli esclusi.

Dato che sia i concorsi già banditi e non ancora conclusi che quelli futuri ancora da bandire, non risolveranno la situazione attuale della scuola italiana attanagliata ormai da anni dal fenomeno delle supplenze, tali docenti precari continueranno ad insegnare ormai rassegnati al fenomeno come supplenti a vita, fino a quando non si deciderà una strategia politica che stabilizzi l’intero settore.

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Concorsi scuola: così non va ultima modifica: 2021-04-22T21:52:53+02:00 da
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