Concorso straordinario: non c’è rabbia, solo molta amarezza

inviata da Antonio Dainese, 16.5.2021.

Non sono sei quesiti da rispondere in 150 min che determinano se un insegnante è idoneo (o il migliore come dicono alcune forze politiche) a svolgere questa professione, ma forse anche essere capaci di creare e dare fiducia nei nostri studenti, specialmente in questi anni difficili.

Gilda Venezia

Gentile Redazione,
sono un docente di lingue di anni 56, precario perché per diversi motivi personali ho avuto un percorso di vita all’inizio diverso da quello dell’insegnamento. La mia passione per la cultura e le lingue mi ha portato a rincorrere un sogno che, con molti sacrifici, si è realizzato a 41 anni laureandomi in Lingue e Letterature Straniere (forse il giorno più bello della mia vita!).

Quando mi sono affacciato al mondo della scuola, prima privato poi pubblico, ho sempre cercato di dare l’anima, magari delle volte sbagliando, ma mettendoci sempre impegno e amore. Essendo entrato come molti colleghi/e da precario ho avuto modo di vedere realtà diverse e devo essere sincero, in tutti gli istituti in cui ho lavorato ho sempre trovato, al 99%, dei colleghi fantastici.

Quello che non capisco e non mi va giù è come dopo diversi anni di esperienza, con incarichi di coordinatore di classe, commissario esterno agli esami di maturità, viaggi d’istruzione, corsi di recupero, etc., improvvisamente tutto finisce e si ferma davanti ad un concorso straordinario (o riservato) che a mio modestissimo parere di riservato non aveva niente. Non ho raggiunto il punteggio minimo di 56, e questo numero che corrisponde pure alla mia età, rappresenta la mia fine lavorativa. Non c’è rabbia, c’è molta amarezza, il fatto che poi diventi tutta una questione politica e, dall’altra parte, una “guerra tra poveri” che si gioca tutta su punteggi, corsi di formazione a pagamento, etc.

Io mi prendo tutte le responsabilità per il mio insuccesso, prendo atto che sarò un incapace anche se, a quanto sembra, in compagnia, e che dovrò reinventrami qualcosa..

Chiedo scusa per il pessimismo, e sono stato molto incerto sul fatto di scrivere questa lettera, ma quando mi commuovo, come è successo alcuni giorni fa, durante l’interrogazione di una mia allieva, capisco che non sono sei quesiti da rispondere in 150 min che determinano se un insegnante è idoneo (o il migliore come dicono alcune forze politiche) a svolgere questa professione, ma forse anche essere capaci di creare e dare fiducia nei nostri studenti, specialmente in questi anni difficili. Ecco, io questa fiducia e affetto ce l’ho verso i miei studenti, ma la mia fiducia l’ho persa nei confronti delle istituzioni che, da quando insegno, litigano su come, quando e dove fare concorsi o percorsi di formazione e chissà quando risolveranno la questione/problema del precariato.

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Concorso straordinario: non c’è rabbia, solo molta amarezza ultima modifica: 2021-05-16T21:20:58+02:00 da
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