Insegnanti

Contrattazione di istituto: non è una cosa seria

 di Fabrizio Reberschegg, dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 31.5.2023.

Il FIS e il MOF servono per migliorare l’insegnamento e le relative incombenze, non per essere utilizzati come tesoretti personali dei dirigenti per agevolare le funzioni burocratiche e amministrative

Per la normativa vigente il contratto di Istituto relativo alle somme del Fondo delle Istituzioni Scolastiche (FIS) e del Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa (MOF) dovrebbe concludersi entro novembre dell’anno scolastico di riferimento dopo che è stata mandata entro il 15 settembre la bozza di proposta contrattuale alle OO.SS. territoriali e alle RSU da parte dei dirigenti scolastici.
Ebbene, come sempre non si rispettano le norme. I dirigenti spesso si “dimenticano” di fare la loro proposta contrattuale accampando il fatto di non essere sicuri delle somme assegnate alle scuole e dichiarando così un falso poiché il Ministero normalmente comunica alle scuole il quantum per il FIS e per il MOF a fine agosto. Riunione dopo riunione si arriva troppo spesso alla conclusione delle contrattazioni nei mesi di aprile-maggio, cioè ad anno scolastico concluso.
Si tratta di una situazione inaccettabile che prende in giro i lavoratori della scuola. Infatti essi dovrebbero avere subito contezza di quanto spetta loro per le funzioni accessorie svolte fin dall’inizio consentendo quindi una loro accettazione consapevole (ricordiamo che si tratta di funzioni accessorie e non obbligatorie).
In alcuni casi addirittura si firma il contratto di istituto in luglio o in agosto sapendo che se non viene firmato entro il 31 agosto la scuola rischia di perdere il finanziamento dedicato.

Per analogia immaginate di chiamare un idraulico per sistemare l’impianto della vostra casa comunicandogli che lo pagherete a fine lavoro per una somma compatibile con quella che dovete dare all’elettricista, al muratore, ecc. Un forfetario ex post. Sicuramente non troverete nessuno disponibile a lavorare a queste condizioni.
Ma nella scuola sembra che questa sia la normalità. I docenti si sono abituati a prestare un enorme lavoro aggiuntivo senza pretendere come dovrebbero la giusta retribuzione. Spesso sono i piccoli ricatti dei dirigenti scolastici a spingere all’accettazione di funzioni non dovute. In alcuni casi, ancora rari per fortuna, sono vere minacce da parte dei dirigenti scolastici. Una parte dei dirigenti scolastici convinti di essere manager e padroni delle ferriere pretende di avere uno staff a loro disposizione e una sorta di middle management (tradotto in pratica: collaboratori servili cui scaricare oneri e responsabilità) pagato con il FIS e il MOF, cioè con i soldi dei lavoratori.
Ma il FIS e il MOF dovrebbero servire per migliorare l’insegnamento e le relative incombenze, non per essere utilizzati come tesoretti personali dei dirigenti per agevolare le funzioni burocratiche e amministrative (coordinatori di classe, responsabili di plesso, oraristi, ecc.ecc.) che dovrebbero essere in capo a loro.

La Gilda degli Insegnanti ha subìto la scelta della contrattazione di Istituto, scelta fortemente voluta dai confederali che speravano di cogestire parte delle risorse contrattuali. Il FIS è infatti una quota del monte salari del personale della scuola che invece di essere devoluta nello stipendio tabellare viene spostata sull’accessorio.
La Gilda da sempre ha richiesto che le funzioni di ordine organizzativo a capo della dirigenza siano pagate con un fondo dedicato dei dirigenti, dividendo chiaramente il quantum per l’insegnamento dal quantum per la gestione organizzativa. Il FIS è diventato invece lo strumento per nascondere le tante ore lavorate dal personale della scuola, oltre a quelle previste dal Contratto Nazionale, che dovrebbero essere pagate come straordinario. Quello che succedere in qualsiasi altro settore pubblico e privato.
Nella scuola permane il “lavoro grigio” con il rischio che la spartizione delle poche risorse esistenti scatenino conflitti tra i lavoratori, conflitti troppo spesso sostenuti dal alcune organizzazioni sindacali che vedono di buon occhio sacrificare parte delle risorse destinate ai docenti per rimpinguare quelle del personale ATA.

Si tratta di una guerra tra poveri con i dirigenti che guardano dall’alto.
La Gilda aveva chiesto da anni che a livello di Contratto Integrativo Nazionale ci fosse a monte la divisione tra docenti e ATA con criteri condivisi e oggettivi. Confederali e SNALS hanno invece deciso che le decisioni in merito siano scaricate sulle singole scuole legittimando la lunga trafila di riunioni e scontri nelle RSU per arrivare alla firma di un contratto poverissimo di contenuti e sostanza. Comprendiamo che la situazione stipendiale del personale ATA sia inqualificabile, ma allora, invece di farci la guerra tra di noi, facciamo la guerra contro il Ministero e il Governo che da decenni non aumentano gli stipendi a livelli almeno accettabili.

Bisogna uscire al più presto dalla logica di questa contrattazione di Istituto. Alcune funzioni che si reputano necessarie per il normale funzionamento della scuola (coordinatori di classe, responsabili di plesso, ecc.) siano definite e riconosciute con tabelle nazionali in CCNL  e si rimandi alla contrattazione di Istituto solo quegli elementi accessori specifici della singola istituzione scolastica (progetti specifici, ecc.). Così forse si uscirebbe da questi gioco ipocrita di contratti firmati dopo che si sia lavorato senza sapere per quanto.

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Contrattazione di istituto: non è una cosa seria ultima modifica: 2023-05-31T05:59:37+02:00 da
Gilda Venezia

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