Ieri la ministra ha pubblicato un post su Facebook in cui continua a sostenere uno dei suoi mantra: le scuole sono un luogo sicuro.
Secondo la titolare del ministero dell’istruzione, “la trasmissione del virus dentro le scuole è ancora limitata: i focolai a scuola nella settimana dal 12 al 18 ottobre sono solo il 3,5% di tutti i nuovi focolai”.
Ancora meglio, i focolai “la settimana precedente (5-11 ottobre) erano il 3,8%. Quindi il numero di focolai dentro le scuole è addirittura sceso, in proporzione al totale”. In una parola: “L’ISS conferma che dentro le scuole il rischio di trasmissione del virus continua ad essere molto molto basso”.
Come le capita abitualmente, la ministra fa un uso molto parziale dei dati. Perché basta leggere poche righe del report dell’Iss per capire che il quadro reale è ben diverso da quello che continua a raccontare la politica pentastellata.
“L’epidemia è in rapido peggioramento”, perché ci “sono complessivamente 7.625 i focolai attivi, di cui 1.286 nuovi”. “Per la prima volta in undici settimane è in diminuzione il numero di nuovi focolai (nella precedente settimana di monitoraggio erano stati segnalati 4.913 cluster attivi di cui 1.749 nuovi)”.
Perché i nuovi focolai sono in discesa? Lo spiega lo stesso Iss: “questa diminuzione è probabilmente dovuta al forte aumento di casi per cui i servizi territoriali non hanno potuto individuare un link epidemiologico”. Ovvero la riduzione sbandierata deriva dal fatto che il controllo della catene di trasmissione del virus, il contact tracing, in molte regioni ormai non esiste più.
A contrastare la propaganda governativa non ci sono solo i dati, come vi abbiamo raccontato in questi giorni ci sono anche i pareri di diversi scienziati, come lo studio del biologo Bucci, secondo il quale a scuola “ci si contagia quanto all’esterno”, o l’infettivologo Galli: “dire che le scuole non c’entrano con l’aumento dei contagi”, “non sta in piedi”.
C’è poi chi, come il fisico Battiston, pensi che la scuola sia stato un detonatore del contagio.
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