Bergamo News, 5.4.2020
– “No, mortifica chi s’è impegnato” – “Sì, è ragionevole” –
Tutti promossi. Sembra essere questa la scelta sul tavolo del Governo per chiudere il capitolo scuola nell’emergenza Coronavirus. Una scelta che fa discutere. Abbiamo chiesto a due docenti di esprimere le loro ragioni. E voi che cosa ne pensate?
Divide e fa discutere la bozza del decreto legge che potrebbe essere approvato a breve che deciderà come deve finire l’anno scolastico.
La data spartiacque è il 18 maggio: se si riuscirà a tornare a scuola entro allora, per l’esame di maturità e l’esame di terza media si aprirà uno scenario. Altrimenti ce ne sarà un altro che stravolgerà ancora di più questi esami finali. Per tutti i maturandi, comunque, è prevista l’ammissione all’esame mentre per tutti gli studenti ci sarà l’automatica ammissione all’anno successivo.
Abbiamo chiesto a due autorevoli docenti di Bergamo, Marco Cimmino e Clementina Gabanelli, di esprimersi e dare un giudizio su questa scelta. Ecco i loro pareri.
Tutti promossi: un inno al fancazzismo
che mortifica chi si è impegnato
Siccome esistono insegnanti che non hanno combinato un tubo e studenti che non hanno seguito mezza lezione, il lavoro di tutti quelli che hanno fatto il loro dovere passa in cavalleria.
Speravo che le indiscrezioni trapelate il Primo Aprile dal MIUR circa la chiusura dell’anno scolastico e l’esame di maturità proposte dalla ministra Azzolina e dalla sua masnada di mastri pensatori, fossero appunto un pesce d’aprile. Uno scherzo, insomma. Ma so che, purtroppo, è la realtà.
Non mi riferisco tanto agli esami di maturità e di terza media, che erano una farsa prima e non credo risulteranno meno farseschi, se ridotti ad un unico orale anabolizzato o se avverranno online: mi riferisco a tutto il resto.
A quei poveretti che si sono dati da fare per organizzare una parvenza di normalità scolastica, nonostante i mezzi obsoleti, la preparazione assente, l’indegna renitenza al lavoro di tante scuole.
Ecco che, quanto da me paventato, è puntualmente avvenuto: siccome esistono insegnanti che non hanno combinato un tubo e studenti che non hanno seguito mezza lezione, il lavoro di tutti quelli che hanno fatto il loro dovere passa in cavalleria. Tanto valeva dormire fino a tardi la mattina!
Me lo immaginavo, come vi ho detto, perché lo spirito della scuola italiana è precisamente questo, come ho lamentato tante volte, anche da queste pagine: umiliare i migliori, occuparsi solo e sempre degli asini, appiattire verso il basso qualunque merito.
Così, piuttosto che additare ad esempio insegnanti e studenti che, caparbiamente, hanno proseguito la programmazione, si sono preparati per le interrogazioni, hanno fatto, il proprio dovere, e che sono tantissimi, per fortuna, si preferisce allineare la scuola a chi non ha fatto, non ci si è messo, non ci è arrivato.
Di che stupirsi? Sono decenni che va avanti così.
Poi, si giustificherà la scelta con i soliti argomenti da Italia piagnucolosa: i poveri ragazzi fanno fatica, non tutti hanno il computer, non tutti hanno internet, tanti insegnanti non sono in grado, tanti non interrogano.
I miei ragazzi, che non sono tutti figli di Rockfeller, si sono arrangiati e ce l’hanno fatta: ogni giorno, tutte le mattine, si sono collegati e hanno fatto regolare lezione, chi con il tablet, chi con il pc e chi addirittura con lo smartphone. E, come loro, migliaia di altri bravi ragazzi e bravi docenti, in tutta Italia. Studenti che, tutti i giorni, c’erano e hanno lavorato senza troppe storie.
Adesso cosa devo dire a quei sessanta Bergamaschi in erba, per cui “mola mia!” non è soltanto uno slogan da quattro soldi? Che non è servito a nulla? Che, comunque, promuoveranno tutti, compreso chi, nel primo quadrimestre, aveva una pagella che sembrava una schedina del totocalcio? Che l’anno prossimo ci saranno recuperi, infallibili, implacabili: i soliti recuperi che non recuperano mai niente?
È questa la solita, imbarazzante lezione, del MIUR: un inno al fancazzismo, un monumento alla chiacchiera senza costrutto, un apoteosi del somaro.
E voi, genitori, non vi fidate di questa scuola mammona, amniotica: è solo la fatica che forgia gli uomini. Sono la serietà e l’impegno, anche nei momenti avversi che formano i cittadini.
Questa scuola che accarezza gli asini e mortifica chi lavora non ci farà uscire dalla crisi. Anzi, la prolungherà all’infinito. Tra sei mesi, gli stessi che oggi cancellano, di fatto, tenacia e impegno di tanti, si riempiranno di nuovo la bocca con le loro bugie ben tornite, mentre noi affonderemo di prua.
La didattica a distanza funziona:
promuovere tutti per decreto mi sembra ragionevole
La ventilata proposta di promuovere tutti per decreto, mi sembra ragionevole. C’è stata una levata di scudi da parte di qualcuno, perché in tal modo non si premierebbe il merito, può darsi, ma certamente affermiamo l’uguaglianza, che è più importante del merito, essendone un presupposto.
Il 26 febbraio, improvvisamente, si è interrotto il filo della quotidianità tra docenti ed alunni.
Inizialmente si pensava ad un’interruzione breve, credo pochi avessero la percezione del dramma che si stava profilando. Il Ministero consigliava di attivare modalità di didattica a distanza, nei giorni successivi, l’attività consigliata diventava obbligatoria.
Allora, anche quelli di noi più restii all’utilizzo della tecnologia, si sono attivati.
Le videolezioni sono diventate così un appuntamento quotidiano con i nostri studenti. Un appuntamento al quale tutti partecipiamo volentieri, in modo particolare i ragazzi.
Abbiamo capito che l’importante è reggere e dipanare il filo della routine, fare capire che ci siamo, alleggerire l’angoscia e l’ansia, giusto quello che si può. Capita, così, di condividere alcuni sprazzi della nostra quotidianità e i pensieri volano oltre i contenuti, che non sono tanto importanti adesso. A margine dello schermo, talvolta, scorrono i messaggi degli alunni, chi mi chiede se ho visto le immagini dei camion militari che trasportano le bare, immagine dolorosissima per tutti noi, oppure del tutto inaspettatamente, per come lo conosco, un alunno mi chiede se torneremo mai ad abbracciarci. E io lo rassicuro, torneremo nella nostra bella scuola e ripartiremo, un po’ acciaccati e un po’ diversi, di sicuro tutti con la voglia di ritrovarci.
Siamo stati sollecitati a valutare gli alunni, non mancano le perplessità tra noi docenti e così ci si confronta, e se copiano? E se qualcuno suggerisce?
Pazienza, gli studenti stessi chiedono di essere valutati per avere un riscontro del loro impegno. Lo faremo, attribuendo alla valutazione l’importanza che merita in questo frangente eccezionale.
Per questo, la ventilata proposta di promuovere tutti per decreto, mi sembra ragionevole. C’è stata una levata di scudi da parte di qualcuno, perché in tal modo non si premierebbe il merito, può darsi, ma certamente affermiamo l’uguaglianza, che è più importante del merito, essendone un presupposto.
La scuola vera, infatti, cerca di garantirla l’uguaglianza, la didattica a distanza non lo può fare.
Non tutti i nostri studenti hanno la stessa possibilità di connessione, a volte i giga non sono sufficienti, c’è un solo computer per famiglia, c’è chi ha la possibilità di studiare in ambienti confortevoli e chi no. E cosa ne sappiamo noi di quello che succede nelle loro famiglie? Dei lutti probabili, visto che se ne sta andando la generazione dei nonni, delle sofferenze e delle preoccupazioni?
Per ora continuiamo con la didattica a distanza, con la consapevolezza che non potrà mai essere sostitutiva della didattica “vicina”, del confronto e della relazione, che tanto ci mancano oggi, sicché mi sento quasi in dovere di fare un tributo alla Fornero, che mi costringerà a lavorare nei prossimi anni, salute permettendo, si intende.
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Coronavirus, scuola: tutti promossi? “No, mortifica chi s’è impegnato” “Sì, è ragionevole” ultima modifica: 2020-04-05T06:51:56+02:00 da