Esami di Stato

Cosa significa ripetere l’esame soft

Astolfo sulla luna, 22.11.2021.

Il nostro ministro da qualche giorno è in agitazione: dorme poco e male, lo tormenta un pensiero ossessivo, si sbraccia continuamente. Che voglia farsi notare?

In effetti non sa come attirare l’attenzione su di sé e sulla capitale decisione che deve prendere per il benessere e la tranquillità di tutti noi: quale esame di maturità farà sostenere agli studenti italiani alla fine del terzo anno di pandemia?

In fondo, finora bene o male la scuola regge in presenza, e forse riusciremo a fare il giro di boa delle vacanze natalizie, il periodo in cui normalmente escono le relative ordinanze: ecco perché questa fretta ci sembra sospetta.

Sembra infatti che l’anno scolastico in corso sia appeso ad un filo: ci saranno gli scritti? Si farà almeno lo scritto di italiano? Verrà invece riciclato, con qualche aggiustamento, l’esame che due estati fa rappresentò un chiaro successo dell’allora ministra Azzolina?

Da oltre un mese circola una “letterina” di un gruppo di studenti, che pare abbia accompagnato una petizione su un noto sito web, firmata da oltre 15.000 persone. Gli autori della petizione “trovano ingiusto e infruttuoso andare a sostenere un esame scritto in quanto pleonastico”. Abbiamo quindi  no-vax e no-script, con buona pace del settecentenario dantesco e degli sforzi dei colleghi di lettere (e, a dire il vero, di tutti i docenti che hanno a cuore le belle lettere) per far raggiungere un minimo di literacy alla next generation.

Perciò da circa un mese il ministro e i suoi consiglieri hanno pensato bene di cambiare opinione almeno un paio di volte alla settimana, giusto per saggiare l’opinione degli elettori e per celare la vera intenzione che è quella di economizzare sulle spese ministeriali: questo pare il senso della svolta “autorevole” del 7 novembre scorso.

Proviamo a far sentire la nostra umile voce?

Fatto numero uno: gli studenti di prima superiore hanno una padronanza della “produzione scritta” che rasenta la sintassi ed il lessico della neolingua di orwelliana memoria.

Fatto numero due: questi studenti hanno una indiscutibile prova a loro discarica (e assieme a loro i poveri colleghi della secondaria di primo grado): due disgraziatissimi anni scolastici alle spalle.

Fatto numero tre: anche gli studenti di seconda e terza superiore non se la passano gran che bene per analoghi motivi, inoltre le classi quarte che hanno sofferto particolari problematiche al biennio faticano a colmare il consistente gap linguistico che evidenziano. Solo le quinte, se sono riuscite a reagire positivamente alla didattica a distanza, grazie anche ad un efficace inizio di quell’anno chiave rappresentato dalla terza classe (nel febbraio 2020 questi ragazzi andavano per i 17 anni), hanno conseguito un dignitoso livello di composizione scritta. Detto fra parentesi, interpellati in questi giorni, si sono espressi nettamente contro la seconda prova scritta ministeriale, mentre vedono di buon occhio una seconda prova “d’istituto”. Per quanto riguarda invece il “componimento letterario” la loro posizione non è aprioristicamente contraria.

Immaginiamo ora che domani il ministro ufficializzi l’abbandono delle prove scritte nell’esame 2022, per risciacquare la formula tesina+colloquio: quale sarà l’effetto immediato sulla scuola italiana? A prescindere dall’ovvio scoramento degli “operatori della scuola”, quale segnale riceveranno i nostri studenti?

In ordine dall’alto in basso: i ragazzi di quinta snobberanno le simulazioni che qualche docente sgobbone oserà comunque proporre a loro. Diversi di loro – non sappiamo farne una stima percentuale – perderanno buona parte della motivazione che finora li aveva sorretti nel cimentarsi nelle verifiche scritte, in particolare quelle relative alle materie di indirizzo coinvolte nella seconda prova.

Le classi quarte che si sono parzialmente salvate dal diluvio della DAD, nella prospettiva ormai altamente probabile di definitivo abbandono delle prove scritte all’Esame di Stato, quanto alla prima prova finiranno spiaggiate sulle coste dell’Arcadia o del neoclassicismo e quanto alla seconda lasceranno a metà le esercitazioni di matematica, fisica, economia, elettronica e informatica nonché le traduzioni dalle lingue “morte”.

Non oso nemmeno immaginare quale ricaduta didattica avrà sulle classi iniziali l’annuncio di quella che di fatto sarebbe la definitiva abolizione dell’esame finale. Per quanto riguarda noi docenti, è inevitabile che l’attenzione si sposti sull’abilità nel risolvere i quiz che da diversi anni vengono somministrati agli studenti e che in molti casi costituiscono la porta d’accesso alle facoltà universitarie.

Bel colpo signor ministro: finalmente raggiungeremo l’America dove è noto che la scuola pubblica viene accuratamente evitata da qualsiasi famiglia che abbia un minimo a cuore l’istruzione dei figli;  non solo, di questo passo temo che la supereremo di gran carriera nella graduatoria dell’insipienza.

22 novembre 2021                                                                Astolfo sulla Luna


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[1]    Si tratta dell’apparizione alla trasmissione di Fazio, con dichiarazioni a favore del riciclo dell’esame leggero: a questo posizionamento segue una recente iniziativa politica che richiede la reintroduzione degli scritti; va però notato che ai rumours del circuito politico-giornalistico nazionale devono essere affiancate le innumerevoli dichiarazioni nelle più disparate occasioni a livello locale e settoriale.

 

 

 

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Cosa significa ripetere l’esame soft ultima modifica: 2021-11-23T10:02:32+01:00 da
Gilda Venezia

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