di Martino Grassi, Money.it, 8.1.2021.
La riapertura delle scuole potrebbe comportare un incremento dei contagi e una nuova ondata incontenibile secondo uno studio condotto dalla Fondazione Bruno Kessler, Istituto Superiore di Sanità e INAIL.
La riapertura delle scuole e la riattivazione dei contatti sociali potrebbe causare una nuova ondata di contagiincontenibile. È quanto emerso da uno studio condotto dai ricercatori della Fondazione Bruno Kessler, Istituto Superiore di Sanità e INAIL, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science of the United States (PNAS), basato sull’analisi delle informazioni ottenute durante la prima ondata della pandemia.
Con l’imminente riapertura delle scuole voluta dal governo, si rischia di provocare una nuova ondata di contagi che rischia di sfuggire al controllo e in linea di massima un allentamento delle restrizioni potrebbe portare ad un nuovo picco di contagi e di ricoveri che potrebbero mettere sotto forte tensione le terapie intensive e tutto il sistema sanitario.
I ricercatori tuttavia hanno precisato che dallo studio non è possibile “distinguere tra infezione trasmessa all’interno degli edifici scolastici e infezione trasmessa durante le attività peri-scolastiche (es. trasporti, possibili assembramenti fuori degli edifici scolastici, attività extra-scolastiche)”.
In ogni caso, riattivare questa tipologia di contatti sociali e le scuole di ogni ordine e grado, seppure in modo ridotto, “come avvenuto in tarda estate, può risultare in un’onda epidemica non contenibile senza severe misure restrittive”.
L’unica eccezione riguarda le scuole fino alle medie, a destare maggiori preoccupazioni infatti sono le scuole superiori, dal momento che la sola riapertura delle scuole dagli asili fino alle medie “potrebbe avere un impatto limitato sulla trasmissibilità di Sars-Cov-2 a causa della minor suscettibilitàall’infezione dei bambini e ragazzi fino a circa 14 anni di età”.
Dallo studio è emerso anche un ruolo fondamentale dell’indice Rt “per permettere margine di azione dopo il rilascio delle restrizioni” è necessario infatti necessario che si minore di 1, mentre “la bassa incidenza è necessaria per mantenere il livello dei casi, e quindi di ospedalizzazioni e decessi, approssimativamente costante dopo che Rt ritorna a valori vicini a 1 a seguito delle riaperture”. Stefano Merler, ricercatore della Fondazione Bruno Kessler ha infatti spiegato che:
“L’incidenza deve essere sufficientemente bassa da poter essere gestita dai sistemi di prevenzione con l’isolamento dei casi e la quarantena dei contatti. Basandosi sul periodo in cui i servizi di prevenzione hanno cominciato ad andare in sofferenza a causa dell’aumento di incidenza di casi durante la seconda onda, questa incidenza dovrebbe essere inferiore a circa 50 casi settimanali ogni 100.000 abitanti”.
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