Covid, firmato il primo Dpcm di Draghi: scuole chiuse in zona rossa. Stretta anche sulle zone ad alto contagio

di Viola Giannoli, la Repubblica, 2.3.2021.

Il decreto in vigore dal 6 marzo al 6 aprile, Pasqua compresa. Nelle regioni gialle e arancioni con 250 contagi settimanali ogni 100 mila abitanti serve l’ordinanza dei governatori per chiudere gli istituti. Finanziata la proroga dei congedi parentali con 200 milioni di euro.

Gilda Venezia

ROMA – È arrivata la firma sul nuovo Dpcm anti-Covid, il primo di Mario Draghi, che sarà in vigore dal 6 marzo e fino al 6 aprile. Tra le novità principali la stretta sulla scuola. Gli istituti chiuderanno automaticamente in zona rossa mentre nelle aree ad alto rischio con 250 casi settimanali ogni 100mila abitanti, a prescindere dal colore delle zone, saranno i governatori a dover emanare un’ordinanza per la chiusura degli istituti. Ma, fanno sapere dal ministero della Salute, “i criteri sono rigidi”.

Nel testo non è previsto alcun obbligo, anzi il decreto parla di “possibilità” per i presidenti di Regione di imporre la Dad. Ma l’interpretazione dello staff del ministro Roberto Speranza è più stringente: se uhn governatore di un territorio con aree piene di contagi si rifiutasse di passare alla dad, dovrebbe giustificare fortemente la sua scelta e potrebbe rischiare il ricorso del governo.

Ma sono proprio le Regioni ad aver avanzato dubbi sulla chiusura delle scuole. È stato il sindaco di Bari e presidente dell’Anci Antonio Decaro a spiegare: “Siamo consapevoli che sia fondamentale salvaguardare la salute, anche con provvedimenti duri, ma allo stesso modo ho posto nuovamente il tema dei controlli sugli assembramenti su strade o piazze da parte delle forze dell’ordine: far sì che si accetti l’interruzione delle lezioni in presenza diventa più complicato se ogni sera ci sono centinaia di ragazzi in giro nei luoghi della movida”. Per il presidente della Puglia Michele Emiliano “deve essere il governo a scegliere non noi”. Il presidente del Veneto Luca Zaia avrebbe invece contestato il parametro dei casi per abitante, sottolineando come questo penalizzi le regioni che fanno più tamponi, mentre il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini avrebbe evidenziato la necessità di prevedere un bonus per le famiglie che lavorano e avranno i bambini a casa.

Nella direzione indicata da Bonaccini va ad esempio la proroga dei congedi parentali promessa dalla ministra della Famiglia Elena Bonetti per cui, ha annunciato la collega agli Affari Regionali Maria Stella Gelmini, sono stati stanziati 200 milioni di euro. In arrivo anche i ristori nazionali per le attività che si trovano nelle zone rosse decise a livello locale.

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A illustrare tutte le nuove misure, assieme ai già citati Speranza e Gelmini, sono stati il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro e il presidente del Consiglio superiore di Sanità,Franco Locatelli. Per la prima volta, al contrario della “tradizione Conte”, assente il presidente del Consiglio. “La presenza qui dei ministri rappresenta lo spirito di Draghi, uno spirito di squadra. Per le occasioni pubbliche del presidente Draghi stiamo preparando un’agenda e presto ci saranno comunicazioni su questo punto”. ha spiegato la portavoce del premier Paola Ansuini a chi chiedeva conto della differenza con Conte.

Uno dei pochi segni di discontinuità. “Il principio guida del nuovo Dpcm – ha detto Speranza – è la tutela della salute. Siamo convinti che per far ripartire il paese serva vincere la battaglia sanitaria. Per questo il decreto è un decreto di conservazione che mantiene anzitutto la divisione in colori dell’Italia”.

La differenza maggiore riguarda, come detto, le scuole. A preoccupare sono le varianti, in particolare quella inglese, oggi prevalente, e che colpisce anche i bambini. Dunque didattica a distanza in tutti gli istituti nei territori più colpiti, anche in zona gialla o arancione.

L’altra novità riguarda la cultura. Dal 27 marzo riapriranno, solo in zona gialla e salvo peggioramenti della curva epidemiologica, cinema e teatri. Ma con una presenza massima del 25% e biglietti solo su prenotazione. Segnali di speranza anche per i musei che potranno estendere le visite al weekend, sempre e solo nelle aree gialle.

Nessuna deroga al momento per le festività di Pasqua. “Le misure sono queste” ha ribadito Speranza e potranno cambiare solo se il panorama muterà radicalmente.

Per arrivare a un accordo Draghi aveva convocato in mattinata alcuni ministri – Speranza (Salute), Gelmini (Affari regionali), Daniele Franco (Economia), Patrizio Bianchi (Scuola), Giancarlo Giorgetti (Sviluppo economico), Dario Franceschini (Cultura), Stefano Patuanelli (Politiche agricole), Elena Bonetti (Famiglia) -, i membri del Comitato tecnico scientifico e gli enti locali. “Cambia la modalità – ha sottolineato Gelmini – Questo non è un decreto last minute, ma è frutto di una grande condivisione”.

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