inviata da Antonella Moretti, 9.4.2020
– Dopo aver letto il DPCM (bozza) emanato il 6 aprile ed aver ascoltato la Ministra dell’Istruzione, vorrei esprimere le mie riflessioni su alcuni punti particolarmente critici.
Il decreto stabilisce che “il personale docente assicura comunque le prestazioni didattiche nelle modalità a distanza, utilizzando strumenti informatici o tecnologici a disposizione”. Il Ministero sembra ignorare, però, che tali strumenti, quando ci sono, sono di proprietà esclusiva dei docenti, non un bene strumentale fornito dall’istituzione scolastica.
Al di là del fatto che deontologicamente credo sia doveroso continuare a prestare il nostro servizio (a cui non mi sono sottratta fin dal primo giorno), per i ragazzi innanzitutto e per la nostra dignità professionale poi, penso però sia scandaloso che lo Stato ponga un obbligo su qualcosa per cui non fornisce gli strumenti né agevola l’utilizzo. E questo vale anche per gli allievi che hanno altrettanto diritto ad avere i dispositivi e le connessioni ad uso gratuito almeno fino all’età della scuola dell’obbligo.
Ammesso che qualcuno abbia usufruito della carta docente per l’acquisto di PC (cosa che dal prossimo anno sarà fra l’altro esclusa), rimane il fatto che tutti pagano di tasca propria le connessioni, le stampanti (che sono anche scanner), le eventuali cartucce, le tavolette grafiche utili per le correzioni, ecc. Perché, per esempio, non consentire la detrazione di tutte le spese “professionali” anche per i docenti? Come tutti sanno, la maggioranza dei docenti rimane connessa ben oltre le ore giornaliere consentite dalla l. 626 della sicurezza sul lavoro. Non vogliamo sentirci “eroi anonimi”, bensì professionisti riconosciuti. Fare leva sul senso del dovere e sulla solidarietà, in questo momento, è un giochetto troppo facile. Ma farlo passare per un obbligo contrattuale no, c’è una bella differenza!
A fronte di tutto ciò, la burocrazia scolastica ci ha travolti con una nuova ondata: rendicontazioni, riprogrammazioni, annotazioni, ecc. Poiché la nostra presenza fisica non è evidente, bisogna compilare moduli digitali per ogni nostro passaggio, come se le nostri connessioni digitali, tracciabilissime, non fossero sufficienti a certificare la nostra presenza virtuale.
La Ministra sa molto bene che non sarà possibile rientrare in classe prima del 18 maggio perché le scuole non sono logisticamente attrezzate per ospitare gli allievi con le misure di distanziamento previste. Perché, allora, annunciare già all’inizio di aprile “l’indulgenza plenaria” che sortirà il risultato di demotivare una buona parte degli studenti, con buona pace per i nostri immani sforzi per tenerli agganciati?
Nell’ipotesi di un rientro in classe il 1 settembre con le misure di distanziamento ancora attive, come intende la Ministra gestire le attuali classi di 25/26 alunni in aule mediamente di 20/22 metri quadrati? Non crede, come chiediamo da anni e per fini didattici, che si debbano ridurre le classi e quindi moltiplicare gli organici? Pensa di ovviare al problema con 4500 assunzioni? Qual è la capacità di pianificazione del Ministero sul medio-lungo periodo?
E, in ultimo, parlando di recupero dell’attività di sospensione a partire dal 1 settembre, con quale organico gestiremo i recuperi di intere classi quando sappiamo per esperienza che gli organici non verranno completati prima di metà settembre, nella migliore delle ipotesi?
In una situazione sicuramente inedita e di grande incertezza, avremmo bisogno di direttive chiare, semplificatorie, pragmatiche. Chi vivesse nella scuola capirebbe i veri problemi e le vere esigenze di questo momento. Mi auguro che le nostre perplessità possano essere riportate agli uffici competenti benché l’attuale amministrazione sembri ancora più sorda e insensibile, se possibile, alla nostra categoria. Grazie.
Antonella Moretti
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DaD e disposizioni ministeriali. Alcune riflessioni ultima modifica: 2020-04-09T06:21:48+02:00 da