DaD, ora bisogna rallentare e riflettere

di Fabio Barina, dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 3.5.2020

– Il punto sulla DaD dopo la prima fase di emergenza –

Dopo due mesi di didattica a distanza sono ora emersi tutti i problemi che questa modalità di “insegnamento” comporta.

Nata dall’emergenza della pandemia ai primi giorni di marzo la DaD ha visto gli insegnanti subito protagonisti attivi, spesso in anticipo rispetto alle indicazioni di tanti dirigenti, sicuramente molto prima che il Ministero se ne fosse accorto. Molti colleghi, dalla scuola dell’infanzia alle superiori, si sono lanciati a capofitto in corsi di formazione, attivazione di piattaforme più o meno conosciute, ricerca di materiali e preparazione di nuovi percorsi di apprendimento. Spontaneamente l’attività didattica è continuata in molte scuole, anche se in tanti casi si sono registrati ritardi a causa dell’inesperienza di molti docenti e, in qualche caso, della difficoltà nell’utilizzo delle nuove tecnologie, di pregiudizi e, non ultimo, di semplici difficoltà di connessione.

L’Amministrazione è arrivata solo dopo e male, preoccupandosi soprattutto di dare indicazioni di tipo burocratico (privacy, rimodulazione dei piani di lavoro, monitoraggi, rendicontazione delle attività svolte, valutazione delle prestazioni) che hanno spesso complicato e appesantito il compito dei colleghi. Le stesse indicazioni ministeriali sono arrivate in modo poco chiaro, prima dalla stampa e poi mediante atti ufficiali, dimostrando in questo frangente assoluta impreparazione e incomprensione della natura di questa modalità di scuola da parte di chi ci governa. Basti pensare ai ritardi e all’assurdità delle ultime indicazioni sugli esami finali delle secondarie del I e II grado.

Non tutti i Dirigenti hanno nei fatti aiutato i docenti, preoccupati soprattutto ad applicare le indicazioni ministeriali o ad emanare direttive al di fuori delle loro prerogative (quali ad es. l’indicazione dell’orario da svolgere nella DaD). Nei primi giorni poi l’ansia ha spinto qualcuno a chiedere la presenza a scuola di docenti e ATA senza che vi fosse alcuna necessità effettiva…

Gli studenti hanno visto così “salvato l’anno”, per usare una vecchia espressione, pur con tutte le difficoltà che questa nuova modalità di apprendimento ha comportato: l’Istat ha infatti confermato che il 33,8 delle famiglie italiane non possiede ancora un dispositivo o ha problemi di connessione. Molte famiglie si sono trovate in difficoltà, combattute tra le esigenze di lavoro in smart working e la volonta’ di seguire i figli soprattutto nelle scuole dell’infanzia e primaria. E soprattutto, passato l’entusiasmo dei primi tempi, i ragazzi hanno patito l’assenza di una presenza fisica di compagni e insegnanti.

Dopo 2 mesi di DaD sono comunque emergendo tutte le criticità: l’orario di lavoro degli insegnati si è in buona sostanza triplicato spalmandosi su tutti i 7 giorni della settimana; è aumentato esponenzialmente lo stress legato alla ricerca di nuovi materiali, alla stanchezza che comportano le videolezioni, la correzione degli elaborati, le riunioni collegiali organizzative; lo stesso diritto alla disconnessione è oramai sparito, così come tanti dei diritti minimi di qualsiasi lavoratore. E in questi ultimi tempi si sono aggiunte anche le proteste di numerose famiglie che faticano sempre più a seguire i figli nelle loro attività scolastiche e chiedono una riduzione dei carichi di lavoro domestici.

Crediamo a questo punto sia giunto il momento di un doveroso rallentamento, di un ripensamento di tutta l’attività a distanza, che non può essere considerata “scuola” ma solo una soluzione utile e indispensabile ad un’emergenza imprevista. La scuola è fatta di persone in carne ed ossa, che predispongono percorsi di formazione e di crescita per ragazzi in presenza. Il rischio che stress e sovraccarico di lavoro facciano scoppiare adulti e minori impone che gli insegnanti rallentino i tempi, frenando il proprio entusiasmo e le proprie ansie.

L’emergenza Covid-19 ha prepotentemente spinto la scuola verso nuovi orizzonti di cui sarà impossibile non tenere conto nei prossimi anni. E come già successo in tanti altri momenti storici di emergenza ha evidenziato la consapevolezza del ruolo centrale degli insegnanti che ora è evidente a tutti.
La tecnologia è di aiuto e sarà il futuro della scuola, come del resto è sempre successo in tutta la storia dell’umanità. Ma sarà sempre uno strumento in mano a uomini e donne, non un’alternativa ad essi. La Didattica a Distanza non è scuola.

Pensando anche alla ripresa di settembre.

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DaD, ora bisogna rallentare e riflettere ultima modifica: 2020-05-03T07:57:33+02:00 da
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