Correva l’anno 2011 quando il legislatore di turno, nella fattispecie, Maria Stella Gelmini, pensò di dare una bella sforbiciata alle ore di educazione musicale all’interno dei regolamenti di riordino della secondaria di 2° grado, escludendo, per ovvi motivi, solamente il Liceo musicale e coreutico. L’idea dominante era che la musica fosse una disciplina superflua nella formazione generale degli studenti e che andasse studiata solo dai musicisti. Erano gli anni in cui, un altro ministro di quel governo, a guida Berlusconi, andava dicendo che ‘con la cultura non si mangia’, figuriamoci quindi con la musica intesa come parte integrante della formazione. Un lusso, uno spreco, pertanto, zac!

La disciplina, com’è noto, fu mantenuta unicamente nell’istruzione professionale, settore servizi, indirizzo “servizi socio-sanitari”, per 2 ore settimanali, di cui 1 in compresenza con un docente tecnico pratico. E, la conseguenza più immediata fu che il 50% dei docenti della relativa classe di concorso, abilitati all’insegnamento della suddetta disciplina, risultò tout court essere soprannumerario.
Non soddisfatti, i legislatori che si sono succeduti hanno perseverato nei tagli, sino all’ultimo, il più drastico, inferto dal governo Renzi che, in applicazione alla cosiddetta #buonascuola, con un coup de théâtre  ha fatto sparire anche l’ultimo scampolo di musica curricolare sopravvissuto ai tagli con l’accetta della Gelmini.

Niente più musica, dunque nella scuola secondaria di 2° grado a partire dal prossimo anno scolastico. E i docenti immessi in ruolo a seguito dello ‘straordinario piano di assunzioni’ previsto dalla famigerata L107? Niente paura. Per loro, in assenza di nuove disposizioni, si delinea uno splendido futuro da tappabuchi.
Un bel capolavoro, cancellarla dalle discipline curriculari. Degno di una politica arruffona e inadeguata che si ostina ad inseguire modelli di scuola che non ci rappresentano, in virtù di un discutibile modernismo. Se poi sono mutuate dall’estero, ancor meglio. E intanto noi perdiamo il nostro punto di forza: la cultura, sia essa letteraria, artistica o musicale.

‘La musica è vita, è libertà, è unione e condivisione’, dice il grande Ezio Bosso, musicista a tutto campo che ci fa fatto commuovere fino alle lacrime in quel Sanremo di qualche anno fa. ‘Dovrebbe essere materia d’insegnamento in tutte le scuole a partire dall’infanzia, perché la musica è dentro di noi, è la nostra stessa essenza’, sottolinea sempre nelle sue interviste, il Maestro.
Come non concordare. Basta guardarsi intorno, siamo circondati dalla musica, la musica è vita, noi siamo musica. La musica scandisce il nostro tempo, evoca immagini, ci regala emozioni.
‘Se volete conoscere un popolo, dovete ascoltare la sua musica’, scriveva Platone. Quanta musica ha raccontato le nostre peripezie, i viaggi della speranza, la miseria patita, le guerre, il boom economico, l’amore. La musica è storia. E’ tradizione, la musica è cultura. E’ una forma di espressione che si interseca con gli altri linguaggi, verbali e non verbali, capace di fare breccia nella comprensione e nell’esposizione di pensieri semplici e complessi meglio delle parole. La musica riempie i silenzi. E’ terapia per il fisico e ancor più per la psiche.
Cancellarla dalle discipline d’insegnamento è come amputare una parte di noi. Cui prodest?

.

.

.