Alessandro Giuliani La Tecnica della scuola Domenica, 10 Maggio 2015
Il concetto è del sottosegretario Davide Faraone, che su ‘Il Foglio’ conferma l’intenzione del Governo di puntare sugli albi territoriali: l’autonomia scolastica, architrave del ddl, va in questa direzione. E insiste sul merito dei prof: perché la valutazione può essere uno strumento per misurare il miglioramento di uno studente ma diventa invece un mezzo di competizione tra gli insegnanti? Poi si rivolge ai sostenitori della riforma: creiamo sinergia, il coraggio per compiere il salto non ci manca.
Uno dei passaggi del testo di riforma della scuola che sindacati, associazioni e docenti chiedono di cancellare è quello degli albi territoriali, preludio alla chiamata diretta degli insegnanti. Il Governo è stato più volte sollecitato a modificare questa norma, soprattutto negli ultimi giorni, quando le proteste sono culminate con lo storico sciopero del 5 maggio.
A sentire, però, uno dei più alti rappresentanti del Governo, il sottosegretario all’istruzione, Davide Faraone, le contestazioni di piazza e l’altissima adesione allo sciopero (due docenti su tre) non sembrano aver cambiato di molto le cose. In un intervento pubblicato su ‘Il Foglio’ il 9 maggio, dal titolo ‘La Buona scuola è più di una riforma, è made in Italy di idee’, Faraone scrive che “l’autonomia scolastica, architrave del disegno di legge in esame alla Camera, va in questa direzione: c’è un dirigente scolastico che è responsabile dei risultati della sua scuola e per questa sceglie il meglio (offerta formativa, docenti, relazioni con il territorio): nell’ottica di formare ragazzi forti dei tratti identitari che tutto il mondo ci invidia, ma anche in grado di coniugare la tradizione con l’innovazione”.
Anche sul merito, sui fondi che il dirigente scolastico distribuisce annualmente, assieme ad un paio di docenti, un rappresentante studentesco e delle famiglie, il sottosegretario non sembra lasciare molte speranze a chi protesta. “Perché – sostiene Faraone – la valutazione può essere uno strumento per misurare il miglioramento di uno studente ma diventa invece un mezzo di competizione tra gli insegnanti? Il loro ruolo è talmente importante che non può rimanere immune da valutazione. Una valutazione che non serva a punire o premiare, ma a migliorare”.
Sul finire dell’intervento, il ‘renziano’ sembra rivolgersi a chi crede che la riforma possa rappresentare un’opportunità per cambiare in meglio la scuola. “Creiamo sinergia. Abbattiamo steccati. E’ un cambiamento rivoluzionario, ne siamo consapevoli. Eppure fare un investimento di fiducia sul futuro, mettendo a frutto le risorse che abbiamo per natura e per tradizione, è un atto dovuto per i nostri ragazzi. Il coraggio per compiere il salto non ci manca. E non manca neanche agli italiani”.
Come dire: uscite fuori, tirate fuori gli attributi e fatevi sentire! In caso contrario, sulla riforma passerà l’immagine negativa derivante da quella ‘minoranza chiassosa’ che nei giorni scorsi ha chiuso le scuole e riempito le piazze.