Didattica a distanza, le Regioni chiedono più poteri al governo

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di F.Q.  Il Fatto Quotidiano,  12.1.2022.

Pronto un documento per “rivedere criteri per stop a lezioni in presenza”.

A pochi giorni dal momento in cui Mario Draghi ha ribadito in maniera chiara che la presenza degli studenti nelle classi è una priorità per l’esecutivo, i presidenti delle Regioni fanno un passo avanti: preparato un documento, caldeggiato dalla campania e appoggiato dalla maggior parte dei governatori, con il quale si chiede di non limitare esclusivamente alle zone rosse la possibilità di emanare provvedimenti locali.

Gilda Venezia

Le Regioni vogliono maggiori poteri per spedire in didattica a distanza gli studenti, superando le attuali regole che permettono alle amministrazioni regionali di disporre la chiusura delle scuole solo in zona rossa. A pochi giorni dal momento in cui Mario Draghi ha ribadito in maniera chiara che la presenza degli studenti nelle classi è una priorità per l’esecutivo, i presidenti delle Regioni fanno un passo avanti chiedendo di rivedere i criteri e le competenze sulla sospensione delle attività didattiche in presenza nelle scuole. E hanno preparato un documento, che avrebbe ottenuto l’appoggio di gran parte dei governatori. In sostanza, verrà chiesto al governo di non limitare esclusivamente alle zone rosse la possibilità di emanare ordinanze regionali sulla sospensione delle lezioni in presenza.

Il documento – che a quanto apprende l’Ansa sarebbe già pronto – è stato caldeggiato dalla Regione Campania, che per prima aveva manifestato la necessità di non far rientrare in classe gli studenti dopo le vacanze di Natale sospendendo le lezioni – con un’ordinanza del presidente Vincenzo De Luca – fino al 29 gennaio dalle scuole dell’infanzia fino alle secondarie di primo grado. La decisione era stata impugnata dal governo e il Tribunale amministrativo regionale ha dato ragione all’esecutivo, ordinando la sospensione dell’ordinanza e quindi la riapertura dei plessi.

“Le rappresentate difficoltà del sistema sanitario regionale, lungi dal giustificare l’adozione della misura sospensiva (della didattica in presenza, ndr), dimostrano piuttosto la carente previsione di adeguate misure preordinate a scongiurare il rischio, ampiamente prevedibile, di ‘collasso’ anche sul sistema dei trasporti”, avevano scritto i giudici accogliendo la richiesta di sospensiva di alcuni genitori e dell’esecutivo. Adesso però le Regioni si muovono in maniera compatta, anche perché già nei giorni precedenti al rientro del 10 gennaio diversi presidenti avevano manifestato perplessità riguardo al rientro integrale nelle classi. “Con queste condizioni non siamo in grado di reggere”, aveva detto il presidente del Veneto Luca Zaia.

Nonostante il pressing, lunedì la stragrande maggioranza degli studenti italiani ha fatto rientro in classe. Senza al momento che sia stato imposto l’uso delle mascherine Ffp2, maggiormente protettive, che il governo pretende invece per le conferenze stampa a Palazzo Chigi. L’ultimo decreto Covid, varato il 5 gennaio, non ne ha infatti previsto l’obbligatorietà. Quindi se qualcuno decidesse di usarle, dovrebbe sobbarcarsi il costo: “Devono provvedere le famiglie. Non è previsto dal decreto che debbano essere fornite dalle scuole”, ha detto il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli, che sul rischio che non siano cambiate quotidianamente come denunciato dagli studenti risponde: “Il non-cambio può essere motivo di preoccupazione. L’obbligo è di cambiarle ogni giorno. Se il non-cambio sarà un fenomeno diffuso, il ministero ne dovrà prendere atto”. “È difficile applicare queste norme del governo, è quello che ho detto anche al ministro. I casi ci sono, è inutile nasconderli, l’obiettivo del governo è di non ricorrere alla dad generalizzata. Le nuove regole le conosciamo, il problema è che è difficile applicarle”, ha detto parlando a Radio Cusano Campus il presidente di DirigentiScuola Attilio Fratta.

“Ad esempio – ha spiegato – mi ha chiamato un dirigente stamattina dicendo: ho 40 classi, come faccio a controllare uno per uno? Quando stanno tutti in classe, se c’è un contagio, che faccio mando tutti a casa? Così come hanno fatto per i docenti, ci vuole una piattaforma in modo che il dirigente veda qual è la situazione degli studenti della sua scuola e la mattina va in ufficio e già sa che deve fare. Invece così, lo sa a metà mattinata se c’è un positivo e poi cosa fa li manda a casa a metà mattinata? Il software c’è, solo che non riusciamo a risolvere il problema della privacy perché trattandosi di minori c’è il problema”. Insomma, ha concluso Fratta: “Siamo in pieno caos, il problema è che si ammalano anche i docenti, alcuni dirigenti stanno facendo addirittura le chiamate dirette”.

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