Astolfo sulla luna, 30.4.2020
– Domani, festa dei Lavoratori, idee confuse si affastellano nella testa, stanca di arrovellarsi davanti ad uno schermo, nel tentativo di creare un ponte umano fra un professore e i suoi studenti.
Notizie confuse e contraddittorie provengono dall’esterno, un esterno che è oramai realtà aumentata, ipervirtualità di connessioni e apparecchiature, che avviluppano e ingombrano i nostri rifugi postmoderni. Fortunati ad avere quattro mura, gabbia che ci protegge da nemici invisibili e visibili, virus scatenati ed umani impazziti, per sopravvivere ad un futuro sempre più improbabile: c’è invece chi muore perché, abituato a passare la notte su una panchina o sotto un ponte, diventa preda di non si sa bene quali nuovi sintomi o patologie pregresse, oppure semplicemente degli antichi mali, la fame sempre più nera e l’umido freddo di questa spettrale primavera.
Mentre la fase due si avventa su città deserte e cieli innaturalmente tersi, la scuola resta sospesa nel limbo evanescente della lalosfera: non si è mai parlato così tanto del nuovo modo di “far scuola” imposto dalla fase uno. Sì, ne parlano anche gli addetti ai lavoro, insegnanti, dirigenti, ispettori, istituzioni formative pubbliche e private, un pochino anche la ministra..
Soprattutto però, se ne parla da fuori della scuola, e, dal momento che la scuola oggi viene fatta da luoghi fisicamente domestici, ecco la sensazione di accerchiamento mediatico.
Una cosa però è sicura, man mano si scatenerà il lavoro, quello fisico, sano e rumoroso, prima industria e costruzioni, poi sport di squadra e musei, infine ospitalità e cura della persona. Ad inizio giugno, quando tutto sarà di nuovo e finalmente in moto, insegnanti e studenti resteranno nelle loro case, a chiudere malinconicamente un anno scolastico che, nonostante le parole rassicuranti della ministra, sembrerà a molti buttato via. E dunque, l’accerchiamento a quel punto sarà anche fisico.
30 aprile 2020 Astolfo sulla Luna
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Domani ultima modifica: 2020-05-01T05:25:02+02:00 da