di Lilina Golia, Il Corriere della sera, 21.2.2017
– Al Bagatta di Desenzano gli insegnanti diventano investigatori per frenare eventuali attività di spaccio nell’istituto. Sempre più spesso gli stupefacenti vengono acquistati su internet: in molte scuole si registrano sempre meno episodi di consumo e spaccio
– La statistica: un giovane su tre fa uso di sostanze stupefacenti. I luoghi dello spaccio e del consumo:le scuole, i parchi e i punti di aggregazione e divertimento. L’emergenza c’è e viene affrontata. A cominciare dalla scuola. «Abbiamo incontri periodici di servizio in cui vengono affrontate situazioni di emergenza e programmate iniziative specifiche – spiega Mario Carmelo Maviglia, responsabile dell’Ufficio Scolastico Provinciale – perché per fronteggiare la diffusione della droga nelle scuole interveniamo su due livelli. Il primo è quello della formazione e dell’educazione alla salute e alla legalità. Il secondo è quello repressivo, con l’intervento delle forze dell’ordine che viene richiesto anche un po’ in chiave dimostrativa, con intento deterrente, anche con ronde intorno agli istituti scolastici». Quello che accade fuori dalle scuole è più difficile da gestire, ma, tra classi e corridoi, si cominciano a vedere i risultati. «Cerchiamo di capire cosa succede e di intervenire dove possiamo», spiega Simonetta Tebaldini, preside dell’Itis Castelli.
I controlli
«I controlli delle forze dell’ordine vengono effettuati su richiesta della scuola, quando ci sono situazioni sospette. Siamo nell’ordine dei due o tre all’anno. Da settembre però non si sono presentate situazioni particolari». Un trend in positivo che viene registrato anche all’istituto Lunardi. «Stamattina (ieri ndr) avevamo una pattuglia della Polizia Locale fuori dalla scuola, magari era lì solo per problemi di traffico, però se ci fosse stato altro non sarebbe sfuggito agli agenti. Sono qui da due anni e mezzo e non ho mai dovuto affrontare questioni in questo senso, anche se in passato mi è capitato, in altri istituti trovare genitori contrari ai controlli in classe con i cani antidroga», spiega Paolo Taddei, preside della scuola di via Riccobelli che per il secondo anno consecutivo ha aderito a «Principio attivo», progetto della Cooperativa Il Calabrone e del Comune di Brescia mirato a contrastare l’utilizzo di stupefacenti.È un questionario che gli studenti devono compilare in forma anonima mirato a dare una dimensione al fenomeno tra i giovanissimi. «Con la Polizia di Stato e, da quest’anno, anche con i Carabinieri, proponiamo ai ragazzi iniziative di educazione ai corretti stili di vita – evidenzia Francesco Mulas, preside del Liceo Bagatta di Desenzano – ma, soprattutto, abbiamo attuato un particolare controllo interno con un gruppo di insegnanti, alcuni dei quali appositamente formati, che attuano un’osservazione attenta, ma discreta sulle dinamiche scolastiche, soprattutto all’ingresso e all’uscita dall’istituto e durante gli intervalli».
Le iniziative
La scuola sta facendo la sua parte, dunque, «ma negare che giri la droga tra i ragazzi, sarebbe sbagliatissimo», dice senza misure Simonetta Tebaldini. Le iniziative sono molteplici, realizzate anche con il contributo di psicologi e operatori di comunità per il recupero di tossicodipendenti, anche perché mettere in guardia i ragazzi dalle conseguenze legali e fisiche è uno degli obiettivi di ogni progetto. «L’impressione è che abbiano assoluta consapevolezza di fare una cosa sbagliata, ma che non abbiano consapevolezza dei pericoli soprattutto fisici che corrono. Si sentono onnipotenti e pensano di smettere quando vogliono, ma non è così», evidenzia Maviglia che è pure convinto che certe scelte siano frutto di «vuoti affettivi, relazionali, sociali, familiari. I segnali d’allarme sono molti, bisogna saperli cogliere. Quello che si riscontra nelle scuole è una sorta di abbandono da parte delle famiglie, con genitori sempre meno presenti nella vita dei figli, in un’età burrascosa e con la necessità di interlocutori stabili dal punto di vista affettivo». E il vuoto viene colmato con gli stupefacenti. Che ci sia maggiore disinvoltura nell’avvicinarsi alle droghe è un dato assodato principalmente da chi opera con i giovani e a sostegno dei genitori. «Una volta la droga la si comprava per strada, in piazza. Oggi sempre più spesso la piazza è la rete e gli acquisti, pasticche o semini per farsi le piantine di marijuana, vengono acquistati via internet – spiega Davide Bonera, pedagogista e educatore per la prevenzione e il trattamento delle dipendenze, tra i primi educatori di strada in Italia – e rispetto ad un tempo l’età media di chi ne fa uso si è notevolmente abbassata. Senza contare che oggi parliamo di “poliassuntori”, di ragazzi che usano le droghe più diverse». Posto che alla scuola non può essere delegata ogni funzione educativa, il coinvolgimento dei genitori diventa basilare in ogni iniziativa e l’auspicio del direttore dell’Ufficio Scolastico provinciale è quello di arrivare a «un’azione informativa più massiccia, operata non solo con le forze dell’ordine, ma anche con tutti gli enti locali».
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