di Roberto Graziotto, il Sussidiario, 10.5.2017
– L’esame di stato si chiama in Germania “Abitur”: l’andare via da un luogo per raggiungerne un altro, in questo caso l’università. Ecco come funziona.
HALLE — L’esame di stato o maturità si chiama in Germania “Abitur”, dal verbo latino “abire”, insomma l’andare via da un luogo per raggiungerne un altro, in questo caso l’università. È il titolo di studio più alto che ragazzi tedeschi possono ottenere dopo i quattro anni di scuola elementare e gli otto anni di “ginnasio” (così accade, tra gli altri, attualmente nel Land in cui lavoro, Sachsen-Anhalt; in alcuni Länder il curriculum del ginnasio dura nove anni). Con questo esame viene certificata la capacità dello studente di poter accedere o meno all’università o in istituti superiori ad essa equiparati.
Proprio nei giorni scorsi si sono svolte nella mia scuola le prove scritte dell'”Abitur”, secondo un nuovo decreto che regola gli ultimi due anni prima dell’esame. Già nel giugno dello scorso anno il ministero della cultura a Magdeburg annunciava questo nuovo decreto con la seguente “filosofia”: più trasparenza e più possibilità di paragonarsi con gli altri Länder. Vi è in Germania una discussione a livello nazionale per migliorare la comparabilità tra i diversi decreti regionali al riguardo. La discussione è però più presente a livello dei ministeri regionali della cultura che tra gli insegnanti stessi.
Nei giornali la discussione sul tema “Abitur” ha avuto di recente solo connotati personali riguardanti il nuovo candidato della Spd, Martin Schulz. La presa di posizione dello Spiegel online a favore di Schulz spiega bene cosa sia in gioco in tale discussione: “si possono obbiettare tante cose a Martin Schulz, ma certo non la sua formazione scolastica insufficiente. Chi pensa che senza Abitur non si possa diventare cancelliere, rifiuta il consenso democratico”.
Ritorniamo al nostro tema: Cosa prevede il nuovo decreto e a quale filosofia dà espressione? Perché vi sia “trasparenza” nella valutazione dei ragazzi si è voluto liberare l’esame di maturità da una valutazione “puntuale” di ciò che accade nella maturità stessa, integrando l’esame nei quattro ultimi semestri (o due anni scolastici) che precedono la prova finale. In questi due anni lo studente doveva seguire 44 corsi nelle seguenti materie: tedesco, matematica, lingue straniere, storia, scienze naturali, educazione musicale o artistica. Nella nostra scuola, privata e riconosciuta dallo stato, vi è anche la possibilità di iscriversi ad un corso di economia bilingue inglese e tedesco. Il corso di religione, uno per semestre, è obbligatorio. Religione, nella nostra scuola cristiana, negli ultimi anni è stata anche la materia più scelta nell’esame orale.
Nel nuovo decreto gli studenti devono scegliere 36 dei 44 corsi (fino all’anno scorso dovevano prendere tutti i 44 corsi) per ottenere il voto finale del raggiunto titolo di studio. Questo voto finale si ottiene con questa percentuale: un terzo del voto è quello della maturità e due terzi del voto sono quelli degli ultimi quattro semestri. Di questi 44 corsi se ne possono avere dieci sotto la sufficienza (5 punti su 15 sono la sufficienza). Nell’esame di maturità si devono affrontare quattro prove scritte ed una orale. L’ultimo decreto ha reso più flessibile il sistema. Fino all’anno scorso per esempio tutti dovevano fare la prova di tedesco. Si poteva evitare per esempio la prova di matematica scrivendo un saggio di circa 15 pagine su un tema scientifico, da presentare poi davanti alla commissione d’esame, al modo in cui nell’università si presenta un seminario. La commissione è composta solo da membri interni alla scuola stessa. Solo nel caso in cui non ci siano professori sufficienti per una certa materia si prevede la presenza di un membro esterno. A livello più teorico che pratico il ministero della cultura potrebbe mandare un suo osservatore. Il responsabile ultimo della maturità è il preside, che può partecipare a tutti gli esami scritti ed orali che vengono fatti nella sua scuola.
Per quanto riguarda la scelta delle materie da portare nelle prove scritte, che hanno luogo in quattro giorni differenti nel corso di due settimane, con il nuovo decreto si può scegliere tra ambiti di competenza: una prova deve essere in ambito linguistico, una nell’ambito delle scienze naturali e una in quello delle scienze sociali.
Per quanto riguarda le tre materie importanti, tedesco, inglese e matematica, se ne devono scegliere due. Le altre due saranno appunto negli ambiti di competenza non ancora coperti. Insomma le quattro materie scritte potrebbero essere per esempio: inglese, matematica, storia e fisica. La prova orale è su una delle materie dei corsi frequentati, scelta liberamente dallo studente.
Per l’ingresso all’ università il voto di maturità è decisivo, in modo particolare per quelle materie come medicina che hanno il numero chiuso. Solo pochi studenti non riescono a passare la maturità, ma negli anni del mio impegno scolastico è già accaduto, per esempio prendendo 0 punti nella prova di matematica. L’esame può essere preparato con uno sprint finale, ma ovviamente il voto non sarà, per il sistema spiegato, molto alto.
Nella mio ultimo compito in classe di filosofia nell’undicesima sul tema della giustizia in Platone, nel quale avevo chiesto ai ragazzi di fare un paragone anche con i temi che fanno parte della loro attualità scolastica, almeno tre ragazzi mi hanno scritto che sentono come grave ingiustizia il modo con cui si viene valutati nel biennio preparatorio all’esame di maturità. Ci sono per esempio ragazzi che preparano a casa uno scritto su un particolare tema copiandolo da internet arrivando ai 13 dei 15 punti a disposizione e vi sono altri che cercano di comporre il lavoro con le proprie forze e che arrivano solo a 7 punti. Racconto questo particolare perché di fronte alla descrizione del sistema di valutazione tedesco si potrebbe pensare ad un sistema perfetto. Come sempre, però, i “sistemi perfetti”, visti dall’interno o, in questo caso, dalla prospettiva dello studente, rivelano spesso malfunzionamenti e dunque “ingiustizie”.
Non trasparenza, ma ingiustizia e soggettivismo nella valutazione è ciò che sperimentano anche i ragazzi tedeschi. Come sempre la realtà deve essere giudicata tenendo conto di tutti i fattori e quindi credo che si possa addebitare al sistema scolastico tedesco certamente la volontà di trasparenza nella valutazione anche dell’esame di maturità. Senza però mettere tutta la propria speranza nel sistema stesso, perché anche in un esame il fattore umano è e rimane il criterio ultimo di giudizio ed a questo livello tutti — ragazzi, insegnanti ed anche genitori — possono considerarsi come “nemici” o come gli attori di uno stesso pezzo teatrale, tutto da scrivere nella concretezza della vita di ogni giorno, “guardando” più che “giudicando” le persone.
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