di Alessandro Giuliani, La Tecnica della scuola, 30.11.2019
– Eppure l’orientamento parte già a tre anni –
La fine dell’anno e l’inizio del nuovo rappresentano motivo di incertezza per centinaia di migliaia di alunni e famiglie: sono tutti coloro che, in vista del termine della scuola media, devono scegliere a quale istituto superiore iscriversi. Il problema è che anche dopo gli incontri per favorire l’orientamento, la partecipazione agli open day vari e le visite alle scuole, tantissimi alunni continuano a non prendere alcuna decisione.
Il percorso dovrebbe essere interiore
Allora, molto spesso in questi casi sono le famiglie a prendere in mano la situazione, sulla base dei consigli degli istituti frequentato.
In certi casi, però, nelle famiglie prevalgono le convinzioni personali, basate su esperienze positive e negative vissute, non riflettendo sul fatto che ogni individuo, anche il proprio figlio, ha il suo percorso da intraprendere.
Un percorso che deve partire da “dentro”, dalle proprie inclinazioni, dai propri interessi, dalla propria indole, che non può essere “castrato” delle scelte dei genitori.
Anche perchè in buona percentuale è anche la scelta errata di un istituto superiore alla base della sempre troppo alta dispersione che caratterizza l’Istruzione italiana.
Orientamento, c’è chi inizia molto presto
Anche per vincere questa tendenza, in alcuni istituti comprensivi è stato deciso di far partire l’orientamento in età tenerissima: addirittura nella scuola dell’infanzia.
Come nell’Istituto comprensivo di Roncade-Monastier, in provincia di Treviso, dove il ‘fascicolo digitale’ sulle predisposizioni di ogni bambino parte dai tre anni in su: la scuola vi annota tutto ciò che ha a che fare soprattutto con la componente emotiva; quindi interessi, tendenze e attitudini.
I promotori dell’iniziativa partono dal concetto che la pratica dell’orientamento, cioè il fermarsi a riflettere sul migliore percorso scolastico superiore da attuare, anche facendo un’opera di introspezione, non deve iniziare alla fine delle scuole medie.
L’esperienza veneta
Si tratta – scrive l’agenzia Ansa – del “cuore” di un macroprogetto che riguarda, che raccoglie 10 scuole, dalle materne alle medie, frequentate da 1.700 iscritti e nelle quali operano 200 insegnanti. A lanciarlo è Anna Maria Vecchio, dirigente nominata due mesi fa dopo cinque anni di reggenza provvisoria.
“Ce l’ha insegnato la scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani – spiega la manager scolastica – che la scoperta di quanto di importante c’è in una persona deve avvenire dai tre ai dieci anni. Il ‘file’ passerà dagli insegnanti delle scuole dell’infanzia a quelli delle elementari fino ai docenti delle medie. Tutto questo è stato approvato poche settimane fa dal Consiglio d’istituto”.
Non c’è nulla di ‘predicibile’
Naturalmente, precisa ancora Vecchio, non si tratta di comprendere quale possa essere il lavoro che possa assicurare un futuro successo professionale ad un bambino oggi di tre anni perché “in questa società liquida il lavoro che farà chi oggi abbia quell’età ancora non esiste”.
“Non c’è nulla di ‘predicibile’ e prevedibile. Io sto parlando – conclude la preside . di uno strumento di ‘saggezza intuitiva che deve portare gli insegnanti a percepire la presenza in ciascun bambino, adolescente e ragazzo di qualcosa che va disvelato”.
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E dopo le medie? Troppi genitori decidono per i figli ultima modifica: 2019-12-01T04:18:40+01:00 da