Reginaldo Palermo, La Tecnica della scuola Domenica, 14 Giugno 2015.
La logica vorrebbe che chi considera il ddl anticostituzionale non avrà altra strada se non quella di chiedere le dimissioni del Presidente? Ma lo faranno davvero?
La protesta del mondo della scuola nei confronti del ddl 1934 non si placa e si appoggia a ogni possibile argomento. Uno di quelli più utilizzati fa riferimento alla ipotesi di anticostituzionalità del provvedimento.
Molti citano la bocciatura arrivata dalla Commissione Affari Costituzionali (per amore di verità va detto che la Commissione non ha sottoscritto un parere di incostituzionalità ma si è limitata a rigettare il documento della maggioranza).
La questione verrà sicuramente riproposta in aula e lì conosceremo le posizioni dei diversi gruppi parlamentari (sarà interessante, per esempio, capire come si esprimerà Mario Mauro che in Commissione Affari Costituzionali ha contribuito alla bocciatura del documento di maggioranza)
A conti fatti, prima o poi, il provvedimento verrà approvato quasi di sicuro senza modifiche ai punti che oggi molti considerano anticostituzionali.
A quel punto la legge approvata dal Parlamento andrà sul tavolo del presidente Sergio Mattarella che dovrà promulgarla e – in una certa misura – “certificarne” la costituzionalità.
Mattarella avrà di fronte due possibilità: rinviarla alle Camere con un messaggio motivato chiedendone il riesame oppure firmarla. Ovviamente il mondo della scuola spera che si verifichi il primo caso, anche se – nella storia della Repubblica – casi del genere si contano sulle dita di una mano.
Ma la domanda è un’altra: quale linea verrà seguita dai movimenti e da quanti (ci sono anche sindacati che sostengono questa posizione) sono oggi convinti che il provvedimento sia palesemente anticostituzionale?
La logica vorrebbe che si chiedano non solo le dimissioni di Matteo Renzi e di Stefania Giannini ma anche del Presidente Mattarella.
Movimenti e sindacati sono pronti per questa eventualità?