Educazione sessuale con il consenso delle famiglie. La scuola e il sapere come variabili dipendenti delle ideologie familiari

Gilda Venezia

inviata da Giovanni Vianello, 3.2.2025.

Il provvedimento di Valditara sembra dare alle scelte delle famiglie una sorta di priorità rispetto al sapere e alla conoscenza che dovrebbero essere patrimonio comuni.

Gilda Venezia

Il Ministro Valditara,  sempre consigliato da i suoi imbarazzanti “consiglieri”, ha dato il via libera al disegno di legge che prevede che qualsiasi insegnamento extracurricolare inerente l’educazione sessuale svolto nelle scuole sia oggetto di consenso informato da parte delle famiglie. fornendo dettagli precisi sui contenuti, sui soggetti coinvolti e sul materiale didattico utilizzato. In caso di diniego, agli studenti dovrebbe essere garantita un’attività formativa alternativa  (fatta da chi non si capisce). L’intento dichiarato dal Ministro è quello di rafforzare l’alleanza scuola-famiglia, tutelando la libertà educativa delle famiglie  e lautonomia scolastica. Il vero intento è quello di far parlare di sé nella stampa e nei media.

Ogni intervento relativo all’educazione sessuale dovrebbe essere svolto da “soggetti esterni che dovranno possedere requisiti di professionalità scientifica o accademica. Nelle scuole dell’infanzia e primarie, i temi legati alla sessualità potranno essere affrontati solo se previsti dalle indicazioni nazionali, come biologia, corpo umano, riproduzione ed evoluzione biologica”.

Non sappiamo quante ore potrebbero essere dedicate a questa nuova educazione. Pare contradditorio che esse, pur essendo definite extracurricolari, comportino per la scuola l’obbligo di provvedere per le famiglie che non se ne vogliono avvalere attività formative alternative. Il contenuto sibillino della norma proposta fa credere che diventino attività quasi obbligatorie se inserite nel PTOF.

Chi pensa a queste proposte legislative sembra non sapere che alla scuola-istruzione pubblica è attribuito il compito essenziale di trasmettere conoscenze critiche. Ma sempre partendo dal sapere condiviso. La sessualità viene da decenni affrontata in diversi modi nell’insegnamento dalla scuola primaria in poi. I docenti sanno che parlare di educazione sessuale non significa stabilire eticamente cosa si può e non si può dire. Le famiglie hanno il ruolo di dare indicazioni ai figli di corretti comportamenti legati alla cultura di riferimento, ma sempre nel rispetto delle inclinazioni e della volontà dei figli che non sono proprietà ideologica dei padri e delle madri. Gli allievi e le allieve sono soprattutto cittadini cui spetta una sfera di libertà garantita costituzionalmente, anche in contrasto con le idee imposte dalla famiglia.

Il provvedimento di Valditara invece sembra dare alle scelte delle famiglie una sorta di priorità rispetto al sapere e alla conoscenza che dovrebbero essere patrimonio comuni. Purtroppo per alcuni esponenti di questo governo non si dovrebbe mai parlare di omosessualità, transessualità, desideri sessuali. Significa formalizzare una sessuofobia con al centro i desiderati di famiglie che non ritengono che il tema dell’educazione sessuale sia, volenti o nolenti, centrale nella vita degli umani e nella loro cultura.

Attribuire alle famiglie in nome di un fantomatico “patto educativo” la discrezionalità di avvalersi delle proposte formative della scuola pubblica apre scenari inquietanti come avviene in alcuni stati degli USA circa l’insegnamento della biologia, delle scienze e della storia  in merito al darwinismo e al creazionismo.

Si dica finalmente basta alle tante e troppe “educazioni” proposte/imposte nella scuola, compresa quella all’affettività sbandierata da tanti senza dare ad essa contenuti veri e affidandosi ad “esperti” che troppo spesso dimostrano di essere essi stessi un disastro nel campo affettivo.

Aldo Vianello

 

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