di Alvaro Belardinelli, La Tecnica della scuola, 5.7.2025.
Scuola come cerotto sociale?
Che bello sarebbe poter insegnare agli adolescenti a manifestare le emozioni in modo esplicito, educato, ascoltando attivamente gli altri, e soprattutto la persona amata e desiderata! Tuttavia c’è un problema non da poco: se l’adolescente non ha imparato questi valori fin da molto piccolo, in famiglia, si può immaginare — e pretendere — che la Scuola riesca a fare quanto la famiglia non ha fatto?
Piovono idee e disegni di legge sull’argomento, specialmente dopo i tanti femminicidi che negli ultimi anni hanno impressionato l’opinione pubblica. Ovunque si leggono proclami sulla necessità che la Scuola faccia qualcosa, che insegni l’affettività, l’uso responsabile di sentimenti e sessualità. In un mondo ove neanche gli adulti, spesso, manifestano empatia per i propri simili, né posseggono le tanto citate “competenze affettive”, né tantomeno sanno trattenere e sublimare l’aggressività, bombardati come sono da mille stimoli, diecimila pubblicità, milioni di impulsi e allettamenti.
Chi sa comunicare e comprendere, costruisce relazioni migliori
I giovani, si dice, non sanno discernere né le proprie emozioni, né le altrui; non son capaci d’individuare i vari stati d’animo né ciò che li causa. Non sanno completar la dimensione emotiva con la cognitiva, e sono scarsamente consapevoli di sé e degli altri. I vari “esperti” della questione ricordano — e chi lo avrebbe mai immaginato? — che, se i giovani (che a fatica leggono e capiscono la lingua madre) imparassero a comunicare efficacemente e a comprendere gli altrui bisogni, diverrebbero anche capaci di costruire relazioni più solide e appaganti.
La Scuola può rimediare a tutti i guasti dell’iperconsumismo?
Ovunque si tuona sulla necessità di istituire un serio insegnamento di educazione affettiva e sentimentale; “percorso formativo” di basilare importanza per le giovani generazioni, onde aiutarle a sviluppare quello che nemmeno la maggior parte degli adulti oggi possiede: “competenze emotive”, imprescindibili per affrontare “le sfide della vita” e costruire “relazioni significative”.
Come sempre, insomma, ci si aspetta che la Scuola ammortizzi tutte le storture che la società neoliberistica di matrice anglosassone ha accumulato nella nostra società e in tutto il pianeta nell’ultimo mezzo secolo, tra consumismo e ossessione mercatistica della compravendita e del divertimento ad ogni costo. Scuola a sua volta distorta nell’ultimo quarantennio dalla medesima ideologia neoliberistica, come più volte evidenziato anche su questa testata.
Qualcosa non funziona? Ci pensi la Scuola!
Troppi incidenti stradali? Giovanissimi alla guida, ubriachi e/o drogati, si spiaccicano sulle strade il sabato notte dopo essersi intontiti in discoteca? La Scuola insegni educazione stradale! Baby gang e teenager ineducati terrorizzano la gente per bene su mezzi pubblici e vie del centro cittadino? La Scuola insegni educazione civica! I liceali sono in preda all’ansia perché la prof di matematica pretende sappiano “persino” le tabelline? La Scuola istituisca PDP, BES, tutoraggio e faccia tutto il possibile per favorire benessere emotivo e ”successo formativo” dei pargoli! Gli studenti non studiano più nulla, ma passano i pomeriggi a contemplare filmati porno o videogame violenti? Giovani e meno giovani picchiano, violentano, uccidono le fidanzate? E la Scuola che fa? Insegna letteratura invece che “educazione sessuo-psicoaffettiva e sentimentale”?
Scuola factotum, in un’Italia che non ama più la Scuola e non la rispetta
Di tutto, di più: la Scuola come cerotto sociale, più efficiente di mamma RAI. Scuola con classi di 30 allievi, ciascuno con origini diverse, storie diverse, mille problemi diversi: per tutti la Scuola deve saper risolvere, affrontare, trovare la quadra. Scuola che dal 1982 è sempre meno finanziata e lo sarà sempre meno, con la maggioranza degli edifici malmessi, non a norma di sicurezza, quando non fatiscenti o pericolosi. Con un personale docente invecchiato, esautorato, umiliato, sottopagato, disprezzato, in un Paese che detesta chiunque abbia da insegnargli qualcosa, e che perciò vuole fargli pagare questo qualcosa, perché questo qualcosa è sempre “inutile”, sempre “superato”, sempre “vecchio e stantio”, e sa di muffa e di cantina.
Filosofia, letteratura, poesia: ovvero l’educazione affettiva e sentimentale
E invece — guarda che caso strano! — l’educazione “sessuo-psicoaffettiva e sentimentale” si è sempre insegnata in questa vecchia e inutile Scuola (che in pochi decenni alfabetizzò e rese grande un Paese totalmente analfabeta). La si insegna e sempre la si è insegnata (pur non essendo una materia e non avendo caratteri di scientificità come le materie scolastiche) sotto il nome di letteratura, filosofia, poesia: i contenuti su cui si sono formate anche affettivamente tutte le generazioni umane negli ultimi 50 secoli, ossia da quando nacque la scrittura e iniziò la Storia. Ma si dà anche il caso che, per capire poesia, filosofia, letteratura (cioè le proprie emozioni e la propria condizione umana), serva anche studiare storia, geografia, scienze matematiche fisiche chimiche e naturali. Tutto quanto, insomma, la Scuola ha sempre insegnato.
Alimentando cultura e intelligenza, si raggiunge anche l’intelligenza emotiva
Solo che oggi, in questo Paese dissestato moralmente (e tra breve anche materialmente, visto che nessuno si occupa della minaccia climatica incombente), nessuno vuol più riconoscere quest’evidenza. E neppure quest’altra verità: per acquisire la competenza “sessuo-psicoaffettiva e sentimentale” (così come qualsiasi altra “competenza”, per quanto fantomatica) occorre imparare molto. E bisogna farlo studiando. Ossia occorre — spenti telefono e TV, accettato di non poter ciondolare tutti i pomeriggi e bighellonare tutte le notti — mettersi fermi a tavolino, concentrarsi, far silenzio dentro e fuori di sé, e leggere, e riflettere, e imparare a porsi domande senza cercare le risposte sul web, dopo aver ben dormito la notte e aver fatto colazione la mattina. Solo allora si comincerà, di pari passo con la propria evoluzione, ad accrescere l’intelligenza (anche emotiva), a identificare e amministrare le proprie emozioni, a realizzare relazioni interpersonali importanti e sane.
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Educazione “sessuo-psicoaffettiva e sentimentale” a generazioni schiave degli impulsi ultima modifica: 2025-07-06T02:11:10+02:00 da