Elezioni Rsu 2018, tra i candidati pure vice-presidi e Dsga: è immorale, ma lecito

di Alessandro Giuliani, La Tecnica della scuola, 13.3.2018 

Rimangono in vigore, invece, le disposizione previste dalla Circolare n.1 del 26 gennaio 2018 diretta a tutte le amministrazioni pubbliche di cui all’art. 1, comma 2, del D.Lgs. n. 165 del 2001, con ad oggetto: “Rinnovo delle RSU. Elezioni del 17, 18 e 19 aprile 2018. Chiarimenti circa lo svolgimento delle elezioni”, già citata dalla Tecnica della Scuola.

Le lamentele per le candidature dei vicari, primi collaboratori dei presidi e Dsga

Giungono in redazione diverse lamentele perché tra i candidati a diventare Rsu figurano dei vicari, dei primi collaboratori dei presidi e pure dei Dsga. Le lamentele sono lecite e lo confermano i precedenti degli anni passati: la presenza di tali figure, molto vicine alla dirigenza, comporta infatti spesso un indebolimento della trattativa sindacale dal cui esito dipendono le sorti professionali e i compensi accessori rivolti a docenti e Ata.

Il vice-preside o il Direttore dei servizi generali e amministrativi, infatti, molto difficilmente si disallinea dalle posizioni del dirigente scolastico. A quel punto, le Rsu che hanno l’esigenza di avviare una trattativa con il capo d’istituto, devono necessariamente muoversi in sintonia. Qualora, invece, le loro posizioni dovessero discostarsi, il “tavolo” si ritroverebbe in balìa della dirigenza scolastica, che può avvalersi anche della Rsu “amica”.

Ad oggi non esiste alcuna incompatibilità

Ma come è possibile avallare quella che molti definiscono una vera incompatibilità di ruoli? Per quale motivo i sindacati e l’Aran permettono ad un vicario, ancora di più con esonero dalle lezioni, e ad un Dsga, che gestisce il personale Ata e le finanze dell’istituto, quindi operano quasi in simbiosi, di poter tutelare gli interessi del personale Ata e dei docenti?

Giriamo il quesito ai dirigenti sindacali che continuano a chiudere gli occhi su tale situazione. Ma anche a chi, in seno all’amministrazione, gestisce le regole che portano all’individuazione delle Rsu d’istituto.

Fatto sta che, ad oggi, da un punto di vista formale e normativo, non esiste alcuna incompatibilità: nessuno, evidentemente, ha espresso in modo adeguato, sufficientemente energico, la necessità di inserirla.

Problema etico, semmai

A livello morale, etico possiamo essere certi nell’asserire che la discrasia esiste. Altro che esiste. Lo sanno gli stessi vicari e i Dsga: quando votati, probabilmente anche a causa di una “concorrenza” tutt’altro che spietata, entrano con una certa fatica nel ruolo di Rsu.

Anche il personale lo sa, soprattutto alla luce delle esperienze, come Rsu, di molte di queste figure professionali, non sempre inclini ad combattere a spada tratta in difesa dei docenti e degli Ata del loro istituto.

Tuttavia, i vicari e i Dsga sono diventati Rsu con i voti di questi lavoratori. Così, in tali casi, il personale che gli ha permesso di rappresentarli farebbe bene a farsi un esame di coscienza. E recitare più volte il mea culpa.

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