Renzi-Giannini, precari e supplentite: i conti che non tornano

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di Gianni Bocchieri,  il sussidiario,  30.12.2015.  

La comunicazione governativa sulla scuola resta ancora ambivalente. E, dopo le discordanti dichiarazioni di Renzi (ieri) e di Giannini (su l’Unità) il caso diventa politico.

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La comunicazione governativa sulla scuola resta ancora ambigua o quantomeno ambivalente.

Mentre il ministro Giannini ha ribadito nella sua ultima intervista su l’Unità che ci vorranno almeno tre anni per consolidare gli effetti positivi del piano straordinario di assunzioni previste dalla cosiddetta Buona Scuola; nella sua conferenza stampa di fine anno, il presidente del Consiglio è tornato ad accusare i sindacati di aver boicottato quello stesso piano straordinario, a cui hanno partecipato in effetti circa la metàdegli aventi diritto, iscritti nelle graduatorie a esaurimento (le Gae), fomentando la paura della famigerata “deportazione” in Regioni diverse da quelle in cui avevano insegnato l’anno scolastico precedente. Non senza malizia, ha poi aggiunto che se quegli insegnanti avessero deciso di partecipare, ora sarebbero assunti di ruolo nelle stesse cattedre dell’anno precedente, senza alcuna necessitàdi trasferirsi.

Insomma, all’acquisita consapevolezza del ministro sulla necessità di lasciare sedimentare gli effetti delle fasi già realizzate di quello stesso piano di assunzioni e di dover gestire anche le fasi successive della mobilità straordinaria, che investirà ancora la nostra scuola nel prossimo anno scolastico, fa da contraltare la “trance agonistica” non ancora sopita del premier nella contrapposizione sempre latente con gli stessi sindacati e gli insegnanti.

In questo scenario, il ministro ha ora una rinnovata opportunità di riprendersi un ruolo di mediazione e di salda gestione delle prossime fasi della Buona Scuola, sollecitando anche un’inedita capacità di ascolto da parte dei vertici amministrativi di viale Trastevere, che hanno finora brillato più per la loro capacità di animazione social che per quella di confrontarsi con chi la scuola la conosce non solo per averla finita da poco.

Innanzitutto, il ministro dovrebbe finalmente fornire i dati, già disponibili da almeno un paio di mesi, sulle quattro fasi del piano straordinario di assunzioni già concluse. In questo modo, sarebbe chiaro anche allo stesso premier che i suoi due obiettivi dichiarati di porre fine alla “supplentite” e al precariato nella scuola non sono stati affatto raggiunti in questo anno scolastico. Infatti, salvo auspicabili smentite, il numero dei supplenti di quest’anno scolastico non si È potuto discostare molto da quello dello scorso anno ed il precariato potrebbe essere addirittura aumentato per effetto del fatto che per coprire le cattedre disponibili e vacanti per gli insegnamenti curricolari sono state assegnate supplenze annuali ad insegnanti non iscritti nemmeno nelle Gae.

In secondo luogo, il ministro dovrebbe impegnarsi a gestire bene la prevista mobilità straordinaria del prossimo anno scolastico, evitando di trasformare la scuola in una grande serie di sliding doors attraverso cui ciascun insegnante possa cercare di restare o di andare nella scuola del suo ambito territoriale preferito.

A questo fine, la negoziazione con i sindacati per la definizione degli ambiti territoriali saràcruciale e dovrebbe essere gestita per la migliore organizzazione dell’offerta formativa e non per sedare nuovamente i sicuri malumori degli insegnanti che non vorrebbero trasferirsi.

Inoltre, il ministro dovrebbe assicurarsi che il concorso appena approvato per coprire tutte le cattedre rimaste disponibili e vacanti, dopo le fasi giàconcluse del piano straordinario di assunzioni, sia bandito dopo quella preventiva, possibile ed attenta analisi delle Gae che avrebbe dovuto giàessere fatta per evitare l’assunzione di insegnanti di cui la scuola non aveva bisogno. Infine, il ministro dovrebbe subito chiarire quale saràla sorte degli insegnanti ancora iscritti nelle Gae sopravvissute al piano straordinario di assunzioni, ricordando che per loro molte decisioni sui diversi aspetti tecnici del piano sono state conosciute solo dopo la scadenza del termine del 14 agosto 2015 previsto per partecipare allo stesso piano di assunzioni.

Poiché il premier sicuramente non ricorderàquesti dettagli, le sue dichiarazioni fatte nella conferenza di fine anno suonano quantomeno maliziose. Diversamente, suonerebbero molto peggio.

Renzi-Giannini, precari e supplentite: i conti che non tornano ultima modifica: 2015-12-30T17:14:51+01:00 da
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