di Paolo Sestito, Il Corriere della sera, 30.3.2020
La sospensione delle attività didattiche nelle scuole è stata un atto obbligato e necessario che però rischia di avere ripercussioni negative di più lungo termine. Per fortuna, più o meno spontaneamente e sempre più col supporto delle competenti autorità di governo si sono sviluppate innumerevoli iniziative di didattica a distanza. Queste però, per quanto segnaletiche di una grande ed encomiabile vivacità, sono spesso poco coordinate e, soprattutto, estremamente eterogenee sul territorio, tra scuole e tra insegnanti: inevitabilmente le regioni e gli ambienti sociali più deboli sono i meno attivi, anche perché per fare didattica a distanza serve un insegnante che abbia voglia e capacità di farlo, la disponibilità di strumenti nelle case, la presenza – per i più piccoli – di un genitore in grado di supportare.
Su un piano più analitico è del resto noto, e documentato anche da recenti lavori sull’Italia, che gli effetti benefici sugli apprendimenti del tempo passato a scuola anziché a casa, sono significativi soprattutto per gli alunni che vengono da gruppi sociali meno abbienti. Se si riduce il tempo passato a scuola a soffrirne saranno perciò soprattutto questi ultimi. Di fronte a tale situazione potrebbe essere ormai tempo di mettere in conto l’elevata probabilità di un lockdown lungo e che possa estendersi anche a tutto l’anno scolastico in corso.
Paolo Sestito, presidente Invalsi nel 2012-2013
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