Esami di Stato

Esami così confusi non s’han da fare

dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 12.6.2020.

Alla vigilia dell’inizio dell’Esame di stato il Ministero cambia ancora le procedure mostrando improvvisazione e confusione non giustificabili solo con l’emergenza Covid-19: le commissioni e i presidenti sono allo sbando ma l’esame deve tornare ad essere passaggio di crescita qualificato.

La giostra degli Esami di Stato

Da lunedì comincia la grande giostra degli esami di Stato. Mai come in quest’anno scolastico, devastato dall’emergenza coronavirus, si sono toccate vette così elevate di improvvisazione e confusione. Si pensi che solo il 6 giugno, con la recente approvazione del decreto scuola con voto di fiducia, si è formalizzata la procedura d’esame.

Esame del I ciclo

Resta il fatto che l’esame del primo ciclo (terza media) viene svolto a distanza con la commissione costretta a a valutare gli elaborati predisposti dai candidati in fretta e furia e a ratificare di fatto una promozione preannunciata da Azzolina urbi et orbi da due mesi. Le valutazioni già sedimentate prima dell’emergenza COVID 19 sono cambiate e la produzione di scartoffie è cresciuti.

Due pesi e due misure che generano caos

Nello stesso periodo l’esame di maturità, che nell’immaginario collettivo assume la funzione di grande rito di passaggio, verrà svolto in presenza con tutti i problemi connessi. Il caos circa i protocolli sanitari e di prevenzione del contagio hanno determinato sconcerto tra i docenti (tutti interni) e incertezza nelle procedure da tenere da parte dei presidenti (esterni) nominati.

Commissioni e presidenti di commissione allo sbando

Non è un caso che la situazione di incertezza può spingere alcuni (soprattutto presidenti di commissione spesso precettati) a non rendersi disponibili nella data della riunione plenaria di lunedì 15 giugno. C’è poi il problema dei “lavoratori fragili” (over 55 anni con particolari patologie certificate) che possono essere esentati dalla presenza in commissione per svolgere il loro compito in modalità a distanza. Paradossalmente costoro, in caso di continuazione della situazione emergenziale all’inizio dell’a.s. 2020-21, potrebbero essere costretti alla didattica a distanza.

Non solo emergenza

Prendiamo atto che quest’anno scolastico è incommensurabile rispetto a quelli passati, ma è anche vero che ogni anno, ogni governo ha messo mano alle norme sugli esami di Stato: modificandone in continuazione le procedure che spesso sono state abolite l’anno dopo. La storia delle tre buste di Bussetti insegna.

L’esame torni ad essere passaggio di crescita qualificato

Covid o no Covid deve essere chiaro che gli esami devono essere un momento importante nella formazione degli studenti; e non possono utilizzati strumentalmente per campagne elettorali o di consensi di breve periodo. Il clima di confusione creato da un Ministero dell’Istruzione incapace di affrontare l’emergenza rischia di banalizzare ancor di più l’esame, dando la stura a tutti coloro che non vedono l’ora di abolirli per eliminare il valore legale del titolo di studio. E non sono pochi.

Responsabilità anche sindacali

Complici di ciò sono anche alcune forze sindacali che credono ingenuamente che eliminando la selezione e limando la valutazione si crei magicamente un mondo di uguali senza differenze sociali e di classe. Sono le stesse forze sindacali che lamentano che la scuola non è più ascensore sociale e che il figlio dell’operaio diventerà, se gli va bene, operaio e non dottore. Un cortocircuito ideologico che affida al libero mercato la Scuola della Repubblica.

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Esami così confusi non s’han da fare ultima modifica: 2020-06-12T06:34:50+02:00 da
Gilda Venezia

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