inviata da Lucio Garofalo, 29.7.2017
– Ultimamente, è riemersa con slancio alla ribalta giornalistica un’antica diatriba tra chi considera gli insegnanti una sorta di “fannulloni” e chi li ritiene addirittura dei “missionari”. Due estremi antinomici, ma entrambi non rendono giustizia alla categoria docente. Quindi, c’è chi ha l’ardire di ipotizzare incrementi dell’orario obbligatorio di servizio, benché a parità di retribuzione.
Ora sorvolo sulla circostanza, di cui chiunque sia intellettualmente onesto oserebbe dubitare, che un notevole carico di lavoro e di studio è svolto ogni giorno nei tempi extrascolastici e in forma gratuita. Non si tratta di adempimenti volontari, bensì di lavoro extra, che si offre oltre l’orario di lezione, indispensabile o funzionale all’attività didattica. Altrimenti, chi corregge i compiti e chi prepara le lezioni, chi compila i registri ed altri documenti burocratici (cartacei e digitalizzati) e via discorrendo?
In ogni caso, mi preme porre in rilievo un aspetto della professione docente, svilita da decenni di campagne ideologiche a dir poco infamanti, condotte da destra a manca. Stando alla mia memoria e alla mia esperienza, ho avuto modo di notare come nel mondo della scuola italiana prevalga una corrente ideologica clericaleggiante, una visione religiosa che, con una buona dose di ipocrisia, concepisce l’opera pedagogica nei termini di una “missione”, per la quale gli insegnanti dovrebbero lavorare in base ad una “vocazione”, prestando quindi una mole di lavoro a titolo gratuito. Ma per quale strana e bizzarra ragione, per i bidelli non è così? Idem per avvocati, medici ed infermieri? E per gli altri professionisti?
Per tutte le categorie di lavoro dipendente, del comparto pubblico e privato, tranne gli insegnanti, le ore lavorative eccedenti sono retribuite in modo decente. In sostanza, gli unici ad essere umiliati e derisi sono proprio i presunti/sedicenti “missionari” della scuola. Nel contempo, c’è chi si ostina ad insinuare che gli insegnanti siano dei “lavativi”. Ebbene, che si mettano d’accordo tra loro: siamo missionari o nullafacenti?
Nulla di tutto ciò. In realtà, molto più laicamente, dovrebbero qualificarci come dei “professionisti”, da rispettare e retribuire in quanto tali, vale a dire in termini più dignitosi.