Finalmente si delinea la scuola del terzo millennio

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Astolfo sulla luna, 25.2.2018

– Ci proponiamo di aggiungere qualche tributo al fiume di parole che è stato speso sull’argomento fin dal secolo scorso. Un tributo dunque, sia nel significato metaforico di affluente tributario del fiume suddetto, sia nel più umile senso di ininfluente osservazione che intende porgere un tributo riconoscente alle personalità che hanno speso il loro tempo nel cercare soluzioni alla crisi dell’istituzione scolastica.

Premesso ciò, non possiamo non partire dall’ultima interessante proposta del presidente degli Stati Uniti che, ci rendiamo conto, non è immediatamente realizzabile nel nostro arretrato paese, ma che può essere tenuta utilmente in considerazione per il futuro. In effetti, salvo qualche caso ancora piuttosto raro di accoltellamento, non abbiamo notizia di sparatorie nelle scuole dello stivale, quindi il consiglio di andare a lavorare con un arma da sparo è pericoloso, perché – stante l’attuale normativa – potremmo finire sotto indagine per eccesso di legittima difesa. È anche vero però che, vincesse una certa parte politica che dovesse poi realizzare qualche sua promessa elettorale, tale normativa potrebbe essere rivista, il che ci permetterebbe senz’altro di seguire il consiglio di cui sopra, considerato che l’azione difensiva si svolgerebbe esattamente nel nostro luogo di lavoro.

Sia ben chiaro, si sta ragionando in via del tutto ipotetica, soprattutto perché non vogliamo essere accusati di propaganda elettorale surrettizia.

Piuttosto ci piacerebbe allargare un po’ il discorso, individuando le radici della proposta in oggetto, tentando così di capire meglio le ragioni della profonda crisi del nostro lavoro. Non è difficile infatti riconoscere nell’enfasi sulla scuola centrata sull’alunno il clima nel quale è divenuto pressoché impossibile qualsiasi tipo di divieto imposto ai clienti della scuola-azienda: dato che è impossibile, e comunque inopportuno, controllare cosa portano gli studenti a scuola, allora è necessario dotarsi degli strumenti adatti per garantire la sicurezza di tale ambiente. Il discorso, che potrebbe apparire ridicolo di qua dall’oceano, ha una sua logica oserei dire stringente in una società dove il possesso di armi è un diritto costituzionale: fare gli insegnanti laggiù significa anche imparare (per poi magari insegnare) a difendersi.

Ora, se noi europei non vogliamo accettare questa logica oppure – il che al lato pratico è equivalente – siamo consapevoli che ciò che succede oltreoceano presto o tardi arriverà anche qui, dobbiamo ragionare ancora un po’: da quanto tempo rincorriamo le mode didattiche statunitensi? Quando è accaduto che abbiamo introdotto nel nostro paese il modello americano di istituzione scolastica? Era possibile compiere scelte differenti? E se sì, quali?

Quanto alla prima domanda sarebbe necessario distinguere, perché – come sempre – non tutto è bianco o nero: se la tradizione anglosassone della didattica attiva è sicuramente positiva, lo è molto meno la maniacale abitudine a misurare tutto, secondo il paradigma delle “pillole di conoscenza”; ancora, è utile la consuetudine della rendicontazione ma è assolutamente deleteria la managerializzazione della scuola.

Qualche indicazione riguardo alla seconda domanda allora arriva: era proprio così necessaria l’inondazione quizzaiola? E l’autonomia scolastica ha veramente migliorato la qualità dell’istruzione? Facile a questo punto capire che forse buttare a mare la lezione dialogata e l’interrogazione non è stato del tutto un buon affare, perché così va a farsi benedire il pensiero critico. E perché dimenticarsi della proposta, magari un po’ utopistica, del preside elettivo?

Immagino a questo punto l’osservazione del paziente lettore: non si parlava di armi poco fa? In effetti, probabilmente mi sono spinto ottimisticamente troppo in là, ma che volete farci, mi illudevo che la scuola del terzo millennio fosse ancora evitabile.

 


 

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Finalmente si delinea la scuola del terzo millennio ultima modifica: 2018-02-26T06:02:58+01:00 da
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