Roars,4.7.2022.
Riprendiamo il documento della FLC-CGIL sull’ennesimo decreto ministeriale (170 del 24.06.2022) che attribuisce 500 milioni di euro, risorse del PNRR, alle scuole in funzione del recente indicatore inventato dall’INVALSI: la “dispersione implicita”. Mentre il Parlamento vota la fiducia al Governo e approva il Decreto PNRR2, con cui si tagliano circa 10mila cattedre, istituendo la formazione a premi dei docenti e un nuovo percorso di reclutamento, il governo intraprende la sua compassionevole e tecnocratica lotta alle disuguaglianze nella più assoluta mancanza di trasparenza, confronto, attendibilità e rispetto dei contesti reali in cui operano studenti e lavoratori.
Con il DM 170 del 24 giugno 2022, che definisce i criteri di riparto delle risorse del PNRR destinate alle azioni di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica, il Ministero dell’Istruzione ha assegnato alle scuole secondarie di I e II grado 500 milioni di euro, quota parte del complessivo finanziamento di un miliardo e mezzo, rinviando a un successivo atto le modalità di attuazione degli interventi.
Il decreto, pubblicato senza alcun confronto con le parti sociali e con le Regioni, senza alcuna informativa alle OO.SS, prevede la realizzazione di attività in favore di alunni a rischio di “fragilità degli apprendimenti”, la “cosiddetta dispersione implicita” in base ai risultati delle prove INVALSI. Tale scelta, individuata dall’apposito gruppo di lavoro
[Ludovico Albert, Franco Lorenzoni, Massimiliano Morelli, Andrea Morniroli, Massimo Nutini, Vanessa Pallucchi, Don Marco Pagniello, Marco Rossi Doria, Chiara Saraceno, Valentina Scavone, NdR]
di cui al decreto del Ministro del 7 marzo 2022 n. 57, ferma restando l’autorevolezza dei componenti, risulta priva del contributo indispensabile delle scuole.
La distribuzione dei fondi, fondata sulla percentuale di studenti con risultato L1 (mai esplicitato dall’INVALSI) nelle prove di italiano e matematica, produce la paradossale esclusione delle scuole con percentuale inferiore all’8%. Tale meccanismo risulta iniquo e non comprensibile oltreché non coerente con le finalità espresse nel PNRR. Gli indicatori prescelti dall’INVALSI infatti non risultano attendibili in relazione alla dispersione scolastica. Il risultato finale è che solo il 39% delle scuole italiane risulta beneficiaria dei fondi con incongruenze all’interno dei territori regionali e provinciali e con effetto paradosso: sono finanziati licei classici e non ricevono contributi gli istituti comprensivi appartenenti a zone in cui le percentuali della dispersione esplicita sono elevati e consolidati nel tempo. Inoltre le scuole superiori sono in numero preponderante rispetto a quelle del primo ciclo, segmento nel quale invece la fragilità degli apprendimenti deve essere affrontata. Balza agli occhi la totale assenza dei CPIA, istituti che non effettuano prove INVALSI, ma che sono evidentemente a rischio dispersione.
Il provvedimento pecca di scarsa trasparenza e affida i finanziamenti attraverso criteri, quali la cosiddetta “dispersione implicita” appunto, privi di fondamento dal punto di vista politico e scientifico, senza una preventiva analisi di contesto delle scuole e di rilevazione dei loro bisogni. Si trascurano ancora una volta le condizioni di difficoltà in cui versa il sistema scolastico del nostro Paese che richiederebbero invece interventi strutturali e di sistema.
Si ricorre al PNRR per nascondere il vero obiettivo di questo governo che è quello di contenere la spesa dello Stato per l’istruzione, di delegittimare la funzione centrale della scuola pubblica e di favorire il mercato privato della formazione.
La promozione, attraverso i fondi del PNRR, di “attività di co-progettazione e cooperazione fra la scuola e la comunità locale”, comprensiva di soggetti istituzionali e afferenti il terzo settore, se non è accompagnata da investimenti di spesa corrente per l’incremento degli organici e del tempo scuola, la riduzione del numero degli alunni per classe, il potenziamento della didattica laboratoriale significa una sola cosa: l’arretramento dello Stato in materia di istruzione pubblica e l’impoverimento del ruolo istituzionale e costituzionale della scuola statale, unica agenzia educativa garante del diritto allo studio sulla base dei principi di universalità, gratuità, laicità.
Si tratta dell’ennesimo atto del Ministero, emanato senza alcun confronto con il sindacato e con la scuola, sbagliato e controproducente. Valuteremo le necessarie iniziative per ottenerne l’annullamento.
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Fondi alle scuole sulla base di inattendibili indicatori INVALSI: la tecnocrazia compassionevole ultima modifica: 2022-07-05T06:13:09+02:00 da