Formazione obbligatoria del personale docente deve avere ricadute sull’apprendimento degli alunni

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di Nino Sabella  Orizzonte Scuola,   11.1.2016.  

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Il 7 gennaio 2016, il MIUR ha emanato la Nota ministeriale 7 gennaio 2016, prot. n. 35 avente per oggetto “Indicazioni e orientamenti per la definizione del piano triennale per la formazione del personale”, in attuazione di quanto previsto dalla legge 107/2015, il cui comma 124 stabilisce che detta formazione è obbligatoria, permanente e strutturale.

La nota ribadisce che le attività di formazione progettate dalle istituzioni scolastiche devono confluire nel PTOF di durata triennale, per cui il loro orizzonte progettuale dovrà essere di “ampio respiro”, ma scandito anno per anno in azioni perseguibili e rendicontabili.

Dalla lettura delle suddette fonti, ovvero la nota MIUR del 7/01/2016 e la legge n. 107/2015, risulta evidente che la formazione del personale docente si articola in due livelli principali: uno nazionale e uno a livello di istituzione scolastica o reti di scuola.

I due livelli, come vedremo di seguito, sono strettamente collegati e, possiamo aggiungere, consequenziali. L’obiettivo che si vuole raggiungere tramite i detti livelli è unico: migliorare l’offerta formativa e favorire il successo formativo degli alunni.

Nella nota del 7/01/2016, leggiamo inoltre, che il Piano Nazionale di Formazione creerà un nuovo modello di formazione, che non si fonderà più sulle classiche “conferenze” in cui i docenti partecipanti sono soltanto soggetti passivi, costretti a seguire un certo numero di ore in presenza, ma si cercherà piuttosto di renderli soggetti attivi delle attività poste in essere.

A tal fine, le metodologie adottate saranno quelle dei laboratori, workshop, ricerca-azione, peer review, comunità di pratiche, social networking, mappatura delle competenze …, secondo un’articolazione che prevede attività in presenza, studio personale, riflessione e documentazione, lavoro in rete, rielaborazione e rendicontazione degli apprendimenti realizzati.

Si cercherà, infine, di privilegiare la documentazione degli esiti formativi al fine di dar vita al portfolio delle competenze dei docenti, che si arricchirà nel corso del triennio del piano formativo di istituto e di quello nazionale. Non si tratta certo di una novità assoluta, in quanto nei percorsi di formazione dei docenti neo assunti è già prevista l’elaborazione di un portfolio in formato digitale.

FORMAZIONE A LIVELLO NAZIONALE

La formazione a livello nazionale si concretizzerà con la realizzazione e l’adozione, con decreto del MIUR, del Piano Nazionale di Formazione (comma 124 della legge n. 107/15), che come leggiamo nella suddetta nota è in fase di elaborazione.

Le azioni formative a livello nazionale, finalizzate ad arricchire i piani di formazione di istituto, coinvolgeranno figure strategiche (come ad esempio gli animatori digitali) e, in generale, docenti capaci di trasferire le conoscenze e le competenze apprese ai colleghi delle proprie istituzioni scolastiche, guidandoli nei processi di ricerca didattica, formazione sul campo e innovazione in aula (si dovrà chiarire come verranno scelti tali docenti).

Le dette azioni saranno focalizzate sulle seguenti tematiche:

  • competenze digitali e per l’innovazione didattica e metodologica;
  • competenze linguistiche;
  • alternanza scuola-lavoro e imprenditorialità;
  • inclusione, disabilità, integrazione, competenze di cittadinanza globale;
  • potenziamento delle competenze di lettura e comprensione, logico-argomentative e matematiche degli studenti;
  • valutazione.

Sarà poi compito delle suddette figure strategiche e dei suddetti docenti trasferire a livello di istituzione scolastica quanto appreso nelle attività organizzate a livello nazionale dal MIUR nelle sue articolazioni territoriali.

FORMAZIONE A LIVELLO DI ISTITUZONE SCOLASTICA O RETI DI SCUOLE

Le attività formative organizzate a livello di Istituzione scolastica, come detto all’inizio, confluiranno nel PTOF.

Il contesto per l’elaborazione del piano di formazione in servizio, a livello di Istituzione scolastica, è naturalmente il collegio dei docenti anche nelle sue varie articolazioni.

Le attività di formazione devono essere progettate sulla base delle priorità nazionali (le tematiche sopra descritte), dei bisogni dei docenti e delle esigenze dell’istituto emerse dal RAV e dal PdM, della vocazione propria di ogni istituto, delle sue eccellenze e delle innovazioni che si intendono perseguire.

Il piano di formazione, leggiamo ancora nella Nota, dovrebbe contenere la previsione di massima – pluriennale – delle azioni formative da svolgere e dovrebbe anche indicare a chi saranno rivolte:

  • docenti neoassunti;
  • gruppi di miglioramento (impegnati nelle azioni conseguenti al RAV e al PdM);
  • docenti impegnati nello sviluppo dei processi di digitalizzazione e innovazione metodologica;
  • consigli di classe, team docenti, persone coinvolte nei processi di inclusione e integrazione;
  • insegnanti impegnati in innovazioni curricolari ed organizzative;
  • figure sensibili impegnante nei temi di sicurezza, prevenzione, primo soccorso …

Quanto alle reti di scuole, esse si pongono la finalità di far crescere qualitativamente le diverse istituzioni scolastiche, che ne fanno parte, e promuovere le eccellenze grazie al confronto e allo scambio di buone pratiche.

Le attività formative organizzate da reti di scuole dovranno essere rivolte a specifici bisogni o tipologie di docenti e alla condivisione di azioni di sistema per massimizzare la valenza degli interventi formativi.

Le indicazioni fornite dalla nota ministeriale, si legge nella medesima, saranno implementate e arricchite nel Piano Nazionale di Formazione.

Volendo fare un confronto tra le indicazioni fornite dalla nota e quanto stabilito dalla legge n. 107/15, risulta evidente che le tematiche delle attività formative, organizzate a livello nazionale e di cui dovranno tener conto le istituzioni scolastiche nell’elaborazione del Piano d’istituto, si richiamano alle competenze (non tutte ma la maggior parte) da far conseguire agli allievi, indicate al comma 7 della stessa legge:

a) valorizzazione e potenziamento delle competenze linguistiche,con particolare riferimento all’italiano nonche’ alla lingua inglese e ad altre lingue dell’Unione europea, anche mediante l’utilizzo della metodologia Content language integrated learning;

b) potenziamento delle competenze matematico-logiche e scientifiche;

d) sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva edemocratica attraverso la valorizzazione dell’educazione interculturale e alla pace, il rispetto delle differenze e il dialogo tra le culture, il sostegno dell’assunzione di responsabilita’ nonche’ della solidarieta’ e della cura dei beni comuni e della consapevolezza dei diritti e dei doveri; potenziamento delle conoscenze in materia giuridica ed economico-finanziaria e di educazione all’autoimprenditorialita’;

h) sviluppo delle competenze digitali degli studenti, con particolare riguardo al pensiero computazionale, all’utilizzo critico e consapevole dei social network e dei media nonche’ alla produzione e ai legami con il mondo del lavoro;

i) potenziamento delle metodologie laboratoriali e delle attivita’di laboratorio;

l) prevenzione e contrasto della dispersione scolastica, di ogniforma di discriminazione e del bullismo, anche informatico; potenziamento dell’inclusione scolastica e del diritto allo studio degli alunni con bisogni educativi speciali attraverso percorsi individualizzati e personalizzati anche con il supporto e la collaborazione dei servizi socio-sanitari ed educativi del territorio e delle associazioni di settore e l’applicazione delle linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati, emanate dal Ministero dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca il 18 dicembre 2014;

o) incremento dell’alternanza scuola-lavoro nel secondo ciclo di istruzione…

L’intento del legislatore, dunque, sembra essere quello di dar vita a delle attività formative consequenziali, per cui dalla formazione a livello nazionale si passa a quella d’istituto, che ribadiamo deve tener conto delle priorità nazionali, che, come abbiamo visto, si richiamano alle competenze da far conseguire agli allievi, ai sensi del comma 7 articolo 1 della legge di Riforma della scuola.

Il modello di formazione previsto si potrà rivelare molto efficiente, in quanto i docenti saranno formati, relativamente a contenuti, metodi e strategie necessari per far conseguire agli allievi le dette competenze.

Sarà compito del collegio dei docenti di ogni istituzione scolastica raccordare le attività formative d’istituto con quelle previste a livello nazionale, in modo da dar vita a un sistema piramidale i cui effetti ricadano sull’utente finale, ossia gli alunni.

Formazione obbligatoria dei docenti in servizio, pubblicata la nota: cosa inserire nel PTOF. Docenti avranno un portfolio della formazione

Formazione obbligatoria del personale docente deve avere ricadute sull’apprendimento degli alunni ultima modifica: 2016-01-11T15:33:58+01:00 da
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