Insegnanti

Galiano: insegnare non è una missione

di Enrico Galiano, Il Libraio,  31.1.2024.

Possiamo smettere di dire che insegnare è “una missione”?

“Le parole sono importanti e il fatto che si usi sempre questa – ‘missione’ – quando si parla dell’insegnamento significa che, semplicemente, non abbiamo capito cos’è e cosa fa un insegnante”. Su ilLibraio.it Enrico Galiano, docente e scrittore, dà la sua definizione di “insegnante”: “un professionista”, “una persona con specifiche competenze in ambito educativo e un compito importante in ambito culturale”, “un pubblico ufficiale” e “un artista”. E no, “insegnare non è una missione…”

Ci fosse una volta in cui non me lo dicono.

Il dialogo si svolge più o meno così:
– E tu che fai?
– Be’ io sono un insegnante.
– Dai bello!
– Grazie!

Un attimo di silenzio, e poi…
– Certo, il vostro lavoro alla fine è una missione

Praticamente questa frase ha raggiunto il prestigioso status di luogo comune, proprio come “Non c’è più la mezza stagione” e “I giovani non son più quelli di una volta!“. Esultiamo, tutti insieme.

Possiamo dirlo a gran voce, però?

No, insegnare non è una missione.

Missione è una parola pericolosa. Sapete perché? Perché evoca tutto un mondo diverso da quello che è – o almeno dovrebbe essere – l’insegnamento: la dici e subito ti saltano in mente immagini di preti nelle favelas, suore nelle zone di guerra, Robert De Niro che porta carichi più pesanti di lui nel fango mentre in sottofondo corre il Gabriel’s oboe di Ennio Morricone.

Insomma: un lavoro che fai per gratuita completa dedizione. Come un immolarsi, un sacrificarsi.

Allora qui sorge spontanea una domanda: direste mai che fare il chirurgo è una missione? Che lo è fare l’avvocato? L’ingegnere?

Eppure, anche l’insegnante ha bisogno di un percorso di studi altamente professionalizzante. Anche lui – o lei – deve accumulare anni di tirocini formazioni corsi ricorsi esami.

Comunque.

Sapete perché dovremmo smettere di dirlo?
Perché missione è una definizione che sposta questo lavoro così complesso dalla parte dei “lavori che sono pagati ma potrebbero essere anche gratis”.
Di quelle cose che fai quasi per un anelito di volontarismo. O di quelli che un po’ ti pagano e un po’ no, quasi come un riconoscimento simbolico.

Che è abbastanza vero, eh: se andiamo a vedere la media degli stipendi degli insegnanti italiani rispetto a quelli degli altri paesi europei, rischiamo davvero il coccolone.

Però però.
È così che l’insegnamento si innesta nell’immaginario. Le parole sono importanti e il fatto che si usi sempre questa – “missione” – quando si parla dell’insegnamento significa che, semplicemente, non abbiamo capito cos’è e cosa fa un insegnante.

Provo a spiegarlo io, in base a quello che ci ho capito.

Un insegnante è un professionista. Esattamente come un chirurgo, un avvocato, un ingegnere.

Un insegnante è una persona con specifiche competenze in ambito educativo.

Un insegnante è qualcuno a cui è assegnato l’importantissimo compito di occuparsi della formazione culturale e umana dei vostri figli.

Un insegnante è, anche, un pubblico ufficiale. Un rappresentante delle istituzioni che, come un agente delle forze dell’ordine, un politico o un magistrato, ha il compito di gestire un complessissimo ambito della vita pubblica: la scuola.

E infine.

Un insegnante è un artista.
Sì, uso questa parola, perché insegnare è prima di tutto un’arte. Che richiede talento e studio, predisposizione e lavoro continui. E che non è da tutti, proprio come ogni arte.

Che dite possiamo darci, come missione, di non chiamarla più una missione?

Galiano: insegnare non è una missione ultima modifica: 2024-02-02T05:41:14+01:00 da
Gilda Venezia

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