– Nicola Casagli, quest’estate in vorticoso transito fra Giappone e la Mongolia cinese, ci ha inviato un’altra storiella, che lui giura di aver raccolto in una yurta perduta nel deserto dei Gobi dalla flebile voce di una vecchissima donna mongola discendente da Börte, la sposa Gengis Khan. Come sempre, c’è da credergli.

Oggi a Ergun, Inner Mongolia.

Dicono che sia il luogo di origine della famiglia di Gengis Khan (1162-1227) il fondatore del più vasto impero di terraferma della Storia.

Come tutti i grandi condottieri, Gengis Khan fu anche un genio e un innovatore.

In breve tempo egli unificò in un solo popolo le miriadi di tribù mongole disperse nella steppa che erano perennemente in conflitto fra loro.

A qui tempi si era nel pieno del Medieval Warm Period, il periodo caldo medievale iniziato intorno all’anno mille e che si esaurirà circa un secolo dopo la morte del sovrano mongolo.

Grazie al caldo, nelle terre inospitali della Mongolia e della Siberia si era verificata un’esplosione demografica, sociale ed economica senza precedenti.

Gengis Khan vi aggiunse l’organizzazione politica e militare, con rigore e metodo scientifico.

Per prima cosa egli introdusse il sistema decimale per organizzare le orde mongole, alla maniera degli antichi Romani, dividendo l’esercito in unità gerarchiche di 10, 100, 1000 e 10000 soldati.

Escogitò poi un sistema di segnalazioni rapide per coordinare le manovre dei suoi arcieri a cavallo, mediante l’uso di bandierine colorate.

Inventò inoltre il servizio postale espresso, ovvero i corrieri-dardo per le comunicazioni a grande distanza: cavalieri che attraverso una perfetta organizzazione di stazioni di cambio potevano percorrere in pochi giorni le sterminate distanze dell’Impero in qualunque condizione meteorologica cavalcando notte e giorno.

Ma, soprattutto, a Gengis Khan va riconosciuto il “merito” di aver inventato la Meritocrazia.

Pare infatti che per l’assegnazione delle responsabilità di comando, dei gradi militari e delle promozioni, egli guardasse solo alla capacità e al merito, cancellando i tradizionali diritti di stirpe o di appartenenza a tribù.

Fu una rivoluzione epocale: i bravi comandavano e gli incapaci obbedivano.

Sembra addirittura che il figlio di un guardiano di bestiame sia diventato uno dei suoi più fidati comandanti. Roba mai successa prima.

Ma non era facile decidere chi fossero i capaci e meritevoli.

Gengis Khan andava un po’ a naso e un po’ a caso. Oggi si direbbe per intuitu personae, oppure per affidamento diretto.

Il grande sovrano si arrovellò tutta la vita per cercare un sistema razionale e oggettivo per misurare il merito, ma non ci riuscì, perché la morte lo colse anzitempo.

Gli successe suo figlio Ogodei perché, nell’inventare la Meritocrazia, Gengis Khan si era dimenticato di dire che essa andava applicata anche alla successione al trono.

A Ogodei si deve un’altra invenzione che ha segnato la Storia dell’Umanità: quella della Burocrazia.

Egli infatti diede all’Impero Mongolo un sistema burocratico organizzato, affrontando con puntigliosa determinazione anche il problema lasciato aperto dal padre: ovvero la valutazione obiettiva delle capacità e del merito.

Per questo Ogodei Khan istituì subito un ente ministeriale che si chiamava ANVUM (Agenzia Nazionale di Valutazione Unica dei Mongoli), che a sua volta reclutò degli arcieri scelti che si chiamavano MEV (Mongoli Esperti in Valutazione).

I MEV definivano per ogni settore militare-disciplinare un sistema di soglie a punteggio, basato sui racconti del numero di nemici uccisi da parte di ciascun componente dell’armata mongola.

Non erano previste verifiche sul campo, bastavano le citazioni tramandate oralmente, perché Ogodei non fu folle a tal punto da inventare il CINECA.

Per il reclutamento di nuovi cavalieri e le progressioni di carriera, Ogodei mise a punto un colossale marchingegno che si chiamava ASM (Abilitazione alla Società Mongola).

Gruppi di arcieri sorteggiati si ergevano a giudici dei loro commilitoni, applicando meccanicamente le soglie numeriche dei MEV, aggiungendovi tuttavia degli astrusi criteri aggiuntivi: come ad esempio l’aver combattuto in eserciti stranieri o aver fatto parte di collegi o di circoli degli ufficiali.

In ogni caso restava ferma l’autonomia delle singole unità combattenti decentrate, le quali potevano procedere al reclutamento o alla promozione degli abilitati nazionali, rigorosamente attraverso un concorso locale emanato con bando pubblico.

Siccome le distanze all’interno dell’Impero erano immense, succedeva invariabilmente che il candidato locale fosse enormemente avvantaggiato.

E per questo gli esclusi, stremati dagli inutili e lunghissimi viaggi a cavallo, ricorrevano rabbiosamente al TAK, il potentissimo Tribunale Amministrativo del Khagan.

L’intero apparato presto si rivelò iniquo e ingestibile.

Il malumore cresceva in tutta la popolazione mongola. Una parte cospicua delle armate del grande impero mongolo, in segno di protesta, posticipò di 15 giorni gli assedi programmati da Ogodei.

Alcuni membri dei MEV e qualche commissario dell’ASM vennero inseguiti dagli arcieri a cavallo inferociti fino a disperdersi per sempre nella steppa.

Ogodei per la delusione divenne depresso e dipendente da dosi sempre più massicce di ajrag.

Morì a causa dell’abuso di ajrag mentre cercava invano di capire qualcosa nelle tabelle dense di numeri incomprensibili dell’ultimo esercizio VQM: la temuta Valutazione della Qualità dei Mongoli.

L’Impero si dissolse quindi in poco tempo e con esso sparirono la Meritocrazia e la Burocrazia.

Sfortunatamente non per sempre. Un giovane esploratore veneziano era purtroppo passato da quelle parti a caccia di idee da applicare al ritorno in patria. Il resto è storia nota…

P.s. Ringrazio Umberto Izzo per l’ispirazione.

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