di Mario Maviglia, La vita scolastica, 16.5.2016
– Genitori che denunciano la scuola per un brutto voto del figlio, dirigenti picchiate, ricorsi in caso di bocciatura. Nonostante le tante belle parole sul rapporto scuola-famiglia il meccanismo della valutazione continua a fruttare episodi di scontro. Che fare?
In questi giorni la scuola è finita sotto i riflettori dei media per una serie di episodi che potremmo definire insieme gravi e grevi, e che sono in ogni modo interessanti da analizzare sul piano del costume. Un genitore ha denunciato la scuola ai carabinieri per un 5 preso dal figlio (che frequenta una scuola superiore). Il motivo della denuncia è il seguente: la scuola sarebbe responsabile dello scarso risultato in quanto vi sarebbero stati dei lavori durante le lezioni che avrebbero disturbato lo studente. Più o meno negli stessi giorni, uno sconosciuto ha preso a pugni la dirigente di una scuola del milanese nell’atrio dell’istituto. Ha accompagnato le botte con una frase: “Te ne devi andare!”.
Si tratta evidentemente di episodi molto diversi tra loro. Eppure entrambi restituiscono un’idea piuttosto precisa del clima che si è creato intorno alla scuola. Non sorprende più di tanto la reazione dei genitori davanti al 5 del figlio, seppur grandicello: è da tempo che assistiamo ad una sorta di delegittimazione delle competenze valutative dei docenti da parte dei genitori (ovviamente quando si tratta di voti insufficienti). A voler fare sociologia un po’ spicciola, si potrebbe dire che ci troviamo di fronte a genitori sempre più narcisisti, con sempre meno figli e sempre meno disposti ad accettare défaillances dei loro “piccoli”. Gli insuccessi scolastici costituiscono una sorta di fallimento dell’intera famiglia. Il risultato è che vengono riversate tutte le colpe sui docenti e sulla scuola.
Questo spiega anche il forte aumento che ha conosciuto in questi ultimi anni il contenzioso sulla valutazione: oggi è quasi certo che per qualsiasi bocciatura si ricorrerà al giudice amministrativo nella speranza di vedere corretta/modificata una valutazione considerata ingiusta e non corrispondente alle reali prestazioni di bambini e ragazzi. Questa ossessiva partecipazione dei genitori ai processi valutativi denota comunque una scarsa fiducia verso le competenze valutative dei docenti. Probabilmente vi è anche l’idea che i docenti non siano abbastanza “giusti” nell’attribuzione dei voti, o comunque non lo siano in misura adeguata nei confronti dei propri figli.
Voti da dare, voti da comunicare
C’è un modo per contrastare questi atteggiamenti? Innanzi tutto va detto che una certa differenza di opinioni tra scuola e famiglia sul tema della valutazione vi può essere, soprattutto in presenza di valutazioni non lusinghiere. Il problema vero è come si arriva a determinare una valutazione (e ad attribuire determinati voti piuttosto che altri) e quali forme comunicative vengono adottate perché ciò sia, se non condiviso, almeno compreso dai genitori. Intendiamo dire che la scuola dovrebbe esplicitare – a se stessa, in primo luogo, e la notazione non sembri irrispettosa… – quali sono i criteri che portano all’attribuzione dei diversi voti. In altre parole, cosa si nasconde dietro un 6 o un 7? Siamo convinti che una parte del contenzioso nasca proprio dalla scarsa conoscenza dei criteri che sottostanno ai voti. I genitori non hanno modo di capire perché le prestazioni scolastiche del figlio si collocano ad un certo livello piuttosto che ad un altro.
Probabilmente un’efficace azione comunicativa da parte della scuola sui criteri utilizzati per condurre la valutazione non ripara del tutto da contestazioni o contenziosi o denunce eclatanti come quella descritta in apertura, ma almeno consente di affrontare con maggiore consapevolezza un aspetto dell’azione educativa da sempre carico di significati anche fortemente simbolici. È sempre molto difficile, infatti, separare nettamente (nel vissuto delle persone) una valutazione negativa sulle prestazioni scolastiche da una valutazione sulla persona, con tutti i risvolti emotivi che ciò comporta.
Proprio perché questi problemi sono conosciuti da parte degli operatori della scuola, tocca in primo luogo a loro chiarirli a quanti sono coinvolti nell’impresa educativa, vale a dire ad alunni e genitori. Se non si è in grado di esplicitare cosa c’è dietro i voti vuol dire che non si sa perché si danno quei voti e non altri. In questo post, di proposito ho parlato della valutazione da un punto di vista tecnico. Che i bambini vengano valutati attraverso voti numerici è un’altra storia e un’altra questione, anche politica. Senz’altro non meno interessante da analizzare.
Genitori e insuccesso scolastico ultima modifica: 2016-05-17T06:10:54+02:00 da