“Pretendiamo una scuola ‘esigente’ con insegnanti di ruolo, ben pagati e dirigenti eletti dai collegi docenti. Voto Rsu fondamentale”. INTERVISTA a Castellana (Gilda)
Le elezioni delle Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu), dal 14 al 16 aprile, sono un appuntamento “fondamentale” per la Gilda Unams. Così lo definisce il coordinatore nazionale Vito Castellana in un’intervista a Orizzonte Scuola, dove spiega le proposte “dell’unica Organizzazione Sindacale rappresentativa a non iscrivere i Dirigenti Scolastici”. Al centro la “scuola esigente”, non una richiesta ma una pretesa.
Cosa significano per la Gilda Unams le elezioni Rsu?
I voti raccolti dalle singole Organizzazioni sindacali alle elezioni Rsu, assieme al numero degli iscritti, sono oggi lo strumento utilizzato per misurare la rappresentatività sindacale. Riteniamo che questo sistema vada rivisto perché troppo spesso, all’interno delle singole scuole, questo appuntamento elettorale, che dovrebbe essere un importante momento di democrazia, in realtà viene condizionato da fattori che ne limitano l’esercizio. Per questo, il voto alle liste GILDA UNAMS risulta ancor più fondamentale, basti pensare al fatto che siamo l’unica Organizzazione Sindacale rappresentativa a non iscrivere i Dirigenti Scolastici. Questo rende le nostre RSU e la nostra azione sindacale libera da qualsiasi condizionamento e diretta solo ed esclusivamente alla tutela di tutto il personale della scuola docente e non docente.
Tra i punti del vostro programma colpisce la “scuola esigente”. Cosa intende?
La scuola è per la nostra Costituzione un’Istituzione dello Stato. Il luogo dove si dovrebbe garantire a tutti di poter accedere a pari diritti, il vero e unico ascensore sociale. Ci adoperiamo pertanto perché la scuola ritorni ad essere “Esigente” e di qualità, che ritorni ad avere al centro la didattica e sia riferimento culturale per il paese. Nella scuola Istituzione l’insegnante ha un chiaro mandato sociale: trasmettere il sapere disciplinare elaborato nel passato scegliendo la metodologia più efficace alle nuove generazioni. Riteniamo che questo sia fondamentale per formare le cittadine e i cittadini del futuro, per fare in modo che le ragazze e i ragazzi siano educati alla legalità, sviluppino spirito critico e libertà di pensiero. Questo può avvenire solo con una scuola che mette tutti nelle condizioni di raggiungere il successo formativo, non una scuola che, per garantirlo, abbassa il suo livello. Noi non chiediamo una “scuola esigente”, noi pretendiamo una “scuola esigente”, per tutti i nostri giovani.
Centinaia di migliaia di precari affollano le aule e mandano avanti le scuole. Da una parte l’UE richiama l’Italia, dall’altra pone dei limiti (pensiamo ai concorsi Pnrr). Qual è la vostra proposta per risolvere o almeno arginare il precariato?
Centinaia di migliaia di docenti precari continuano a garantire il funzionamento della scuola pubblica italiana, spesso in condizioni di grande incertezza professionale. È un paradosso inaccettabile: da un lato l’Unione Europea richiama l’Italia per l’abuso strutturale del precariato nella scuola, dall’altro impone vincoli e condizioni che finiscono per ostacolare un reale processo di stabilizzazione, come avviene con le rigide regole imposte ai concorsi legati al PNRR. La Gilda degli Insegnanti denuncia da tempo questa contraddizione. In condizioni di emergenza si devono utilizzare misure eccezionali per stabilizzare il personale. In questo periodo la stabilizzazione non può essere
affidata esclusivamente ai concorsi, occorre una vera politica di reclutamento che riconosca l’anzianità di servizio, tuteli la continuità didattica e garantisca finalmente un futuro professionale dignitoso a migliaia di docenti precari.
Siete stati molto critici sul decreto 32 del 26 che dà attuazione al docente di sostegno confermato su richiesta delle famiglie. Avete anche lanciato una petizione. Cosa non va e cosa servirebbe?
Il provvedimento riprende le vecchie logiche della “chiamata diretta”, anticamera della privatizzazione dell’istruzione pubblica, trasformando la scuola in un supermarket (la scuola on-demand), nel quale i genitori, che di solito non sono esperti di scuola e di didattica, possono illudersi di “scegliere” il docente. Per questo il provvedimento sa di propaganda, e in realtà ha l’unico effetto di scaricare sui docenti il problema della continuità didattica. Riteniamo, inoltre, che il provvedimento sia anche di difficile applicazione, con procedure contorte, figlie del burocratese, e che vada a ledere diritti fondamentali. Quale famiglia mai potrà chiedere di confermare una docente che per qualche mese ha avuto una maternità? Il problema della continuità sui posti di sostegno si potrebbe risolvere molto più semplicemente trasformando i posti in deroga in posti in organico di diritto. Ogni anno abbiamo sempre le stesse cattedre che sappiamo esistono, ma che vanno sempre assegnate a supplenza, utilizzando il sistema “economico” per l’amministrazione dei posti in deroga. Chiediamo, invece, che i docenti vengano stabilizzati su questi posti. La continuità si garantisce con docenti di ruolo, ben pagati e liberi da molestie burocratiche.
Fuori dal coro la proposta del dirigente scolastico eletto dal collegio dei docenti. Cosa cambierebbe?
Riteniamo che la collegialità sia la vera garanzia di una scuola di qualità, mentre i nemici della “scuola esigente” sono la gerarchia e la competizione. Per questo, sarebbe auspicabile che i collaboratori del Dirigente fossero eletti dal Collegio dei docenti, come si faceva prima dell’autonomia scolastica. Riteniamo che il ruolo del dirigente scolastico vada rivisto notevolmente, anche alla luce del fallimento dell’autonomia scolastica. Non dimentichiamo che il Dirigente è un ex insegnante, che si è formato nella
didattica e non certamente negli aspetti gestionali e organizzativi di una scuola. Per questo gli aspetti giuridico-economici e gestionali della scuola dovrebbero competere a chi ne ha la formazione, ruolo che potrebbe per esempio essere svolto da una figura simile all’attuale DSGA. Il dirigente scolastico, piuttosto, potrebbe diventare il coordinatore della didattica e occuparsi delle istanze del Collegio docenti, dal quale dovrebbe essere eletto, tra i docenti titolari della scuola e a cui dovrebbe periodicamente render conto.
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Gilda: “Pretendiamo una scuola ‘esigente’ con insegnanti di ruolo, ben pagati e dirigenti eletti” ultima modifica: 2025-04-09T08:43:27+02:00 da