Sicurezza

Giuliano De Seta e tanti altri “stagisti” morti non a scuola ma in fabbrica

di Rosario Antonio Rizzo, Reti di Giustizia, 7.1.2023.

Il giovane studente Giuliano De Seta, diciottenne, residente a Ceggia, in provincia di Venezia, è morto sotto una lastra di acciaio di una tonnellata, durante un stage di “Alternanza scuola-lavoro”.

Giuliano frequentava la quinta classe dell’Istituto tecnico Leonardo da Vinci di Portogruaro.

Quindi Giuliano non era un operaio, ma uno stagista che, appunto stava frequentando uno “stage” previsto da questo progetto di Alternanza.

Ma cos’è il progetto “Alternanza scuola lavoro”?

È un periodo concesso ad ogni studente, durante gli ultimi tre anni di scuola, prima dell’ottenimento della licenza, di poter frequentare un’azienda in vista, dopo la scuola, di poter operare una scelta sulla futura professione da intraprendere.

L’alternanza scuola lavoro è ad oggi disciplinata dalla legge 107/2015, meglio conosciuta come “La Buona Scuola”.

L’obiettivo di questa innovativa modalità didattica, è quello di avvicinare gli studenti al mondo del lavoro, così da consolidare le conoscenze teoriche direttamente con la pratica“.

Durante questo periodo lo studente non percepirà alcun indennizzo, né da parte dell’azienda, tanto meno da parte della scuola.

Ma azienda e scuola, al termine dello stage, si limiteranno a rilasciare un Certificato dove figureranno le competenze acquisite dallo studente durante il periodo dell’Alternanza.

Non è l’unico incidente mortale capitato a giovani studenti mentre frequentavano lo stage.

Lorenzo Parelli è morto a 18 anni in un incidente avvenuto lo scorso 21 gennaio in un’azienda di Lauzacco, in provincia di Udine.

Mentre erano in corso dei lavori di carpenteria metallica nell’azienda, una putrella è caduta addosso al diciottenne e lo ha ucciso.

Lorenzo Lenoci, 16 anni, è morto durante uno stage in una ditta di termoidraulica. Lo studente era a bordo di un furgone dell’azienda coinvolto in un incidente stradale.

Inoltre numerosi sono gli incidenti, anche con casi gravi e gravissimi, che hanno coinvolto giovanissimi studenti durante gli stage nelle aziende.

Non sono mancate le proteste in tutto il Paese, anche con cortei, per denunciare uno stato di cose insopportabile e pericoloso.

Ora si è insediato un nuovo governo e staremo a vedere quali iniziative intenda prendere su una problematica veramente drammatica, se si tiene conto che in Italia, statistiche alla mano, muoiono in media tre operai al giorno durante il lavoro.

Le morti degli stagisti hanno creato un problema non indifferente. Infatti l’Inail, l’Istituito nazionale che si occupa degli incidenti sul lavoro, non riconosce alcun indennizzo alle famiglie dei giovani morti sul lavoro, in quanto non erano operai assunti dall’azienda, ma semplici stagisti.

Una lacuna legislativa che dimostra, nel caso ce ne fosse bisogno, dell’improvvisazione dei nostri governanti quando legiferano.

Eppure avrebbero potuto pensare, con la tragedia quotidiana di morti sul lavoro, che i giovani stagisti avrebbero potuto correre, gravissimi rischi, anche mortali, e provvedere ad una tutela in caso di incidenti gravi.

Ma negli altri Paesi come funziona l’alternanza scuola-lavoro.

Per esperienza professionale, e dopo 35 anni di insegnamento in una scuola media svizzera, posso illustrare brevemente come funziona la formazione professionale in quel Paese.

La scuola media è formata da due bienni: uno di osservazione e l’altro di orientamento.

In ogni sede scolastica c’è un orientatore professionale che si occupa, nel secondo biennio, di orientare, patendo dai bisogni dell’allievo e con l’assistenza dei genitori.

In terza e quarta media sono previsti degli stage da una o due settimane. In casi particolari anche di tre settimane.

Al termine della scuola media il giovane, dopo una preparazione adeguata, fa la scelta di andare avanti, nel medio superiore, quattro anni di liceo, o di scegliere una formazione professionale a tempo pieno: di due, tre o quattro anni.

Ogni anno sono previsti degli esami per passare alla classe successiva.

Il tirocinio professionale comporta tre giorni e mezzo di pratica nelle aziende o negli uffici. E un giorno e mezzo a scuola.

Il giovane, durante la formazione professionale, percepisce, uno stipendio, che aumenta di anno in anno, e tutte le garanzie a norma di legge.

Nelle aziende ci sono dei tutor, debitamente formati, che assistono i giovani apprendisti.

Al termine del tirocinio, il giovane può scegliere di esercitare la professione acquisita o di frequentare un quinto anno, in un’apposita scuola, per poter intraprendere, dopo, dei corsi universitari inerenti la professione acquisita.

Ultimissime notizie, dopo il caso del giovane Giuliano De Seta, la politica, dopo il solito “sussulto” sembra che abbaia deciso di occuparsi di tutta la questione dell’alternanza scuola-lavoro.

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Giuliano De Seta e tanti altri “stagisti” morti non a scuola ma in fabbrica ultima modifica: 2023-01-08T05:34:28+01:00 da
Gilda Venezia

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