«Avevo bisogno di un destinatario gentile come lei che rispettasse la mia dignità, di docente, di malata e di madre che mantiene da sempre una figlia da sé con grande fatica», spiega al Presidente la professoressa. E gli racconta l’altra, meno ineluttabile odissea che vive in questi giorni: «Mi sono state applicate le trattenute in busta paga per le mie ultime assenze. Nonostante la mia condizione». «A fine ottobre l’ospedale Sacco di Milano mi rilasciò un certificato che prevedeva una grave patologia, sollevandomi quindi dalle trattenute in busta paga e dagli orari di visita fiscale». Il problema si è presentato negli ultimi giorni: «Sono stata operata all’Istituto dei tumori di Milano lunedì», per una nuova biopsia. «Martedì il certificato di dimissioni non prevedeva la grave patologia. La segretaria della scuola non ha potuto fare altro che applicarmi le trattenute». «Le cosiddette “trattenute Brunetta”, anti fannulloni – precisa l’insegnante al «Giorno» –. Io mi sento umiliata. La mia è una battaglia non solo per i soldi, anche se tutte le trattenute, sommate, pesano per una madre sola con una figlia a carico. È soprattutto una questione di principio».
La professoressa nella lettera spiega di aver chiesto chiarimenti all’Istituto dei tumori: «L’Urp si è detto “dispiaciuto per le mie condizioni contrattuali” ma che non sussistevano le condizioni per accontentarmi. Il quibus: la crocetta da barrare implica “patologie gravi che necessitano terapie salvavita”. Faccio presente di essere in possesso di esenzione 048 per malattie tumorali fino al 2022, e che già quel giorno era agli atti la biopsia dell’ospedale Sacco». Il direttore generale dell’Istituto dei tumori, Luigi Cajazzo, rifiuta di rilasciare dichiarazioni «a tutela della riservatezza dell’interessata», ma si dice disponibile «a dare ogni spiegazione direttamente a lei», assicurando che «tutto è stato fatto nel rispetto della legge». Da fonti di via Venezian si apprende che, nonostante alla paziente sia stato comunicato informalmente l’esito della biopsia, la diagnosi non è ancora stata ufficializzata, e non è stata ancora decisa alcuna terapia: per questo motivo non è stato possibile barrare la casella.
E resta comunque da capire come mai le trattenute per la malattia inferiore ai 10 giorni siano state applicate all’insegnante, nonostante la legge Brunetta indichi svariati motivi per cui «non si procede alla decurtazione economica»: non solo per «gravi patologie che richiedono terapie salvavita», ma anche in caso di «ricovero ospedaliero», persino «day hospital o macroattività in regime ospedaliero». La scuola, interpellata dal «Giorno», è a disposizione per risolvere il problema e fa sapere che domani effettuerà un controllo sul caso. È possibile che la discrepanza tra il certificato di ottobre, rilasciato dal Sacco, e quello nuovo dell’Istituto dei tumori, abbia indotto a fare scattare le trattenute. Domani le altre possibilità verranno vagliate. E chissà che non si riesca a risparmiare alla prof Ferrari almeno di dover lottare contro la burocrazia.
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