a cura di Chiara Tamanini, dall’ADi, 1.9.2017
– Molte le novità introdotte dal decreto n. 62/2017.
Il prossimo anno scolastico sarà particolarmente impegnativo per INVALSI.
Questo testo è ripreso ed adattato da un articolo intitolato “Le prove INVALSI nell’a. s. 2016-17 nella Provincia di Trento: i risultati di un anno che conclude un ciclo”. Il testo completo si può leggere all’indirizzo www.iprase.tn.it
Le novità introdotte dal decreto n. 62/2017
L’a. s. 2016/17 è stato definito, sia al seminario di presentazione del Rapporto Nazionale tenuto a Roma presso il MIUR il 6 luglio 2017, sia in vari testi, pubblicazioni e interviste di dirigenti INVALSI, come un “anno che si caratterizza per essere conclusivo di un ciclo”[1] rispetto alla modalità di composizione, somministrazione e restituzione delle prove.
Molte sono infatti le novità introdotte per il Servizio Nazionale di Valutazione dal decreto legislativo n. 62 del 13 aprile 2017[2]. Si segnalano di seguito le più rilevanti.
Come si può intuire le novità influiranno in modo determinante sulle modalità di costruzione, somministrazione e restituzione delle prove e, probabilmente, anche sulla percezione delle stesse da parte del mondo della scuola.
Tanto per cominciare le prove INVALSI sono indicate come “attività ordinarie d’istituto” e dunque non esisterà più motivo di chiedersi se siano obbligatorie o meno.
Le implicazioni delle prove in modalità computer based (CBT)
Le prove in formato CBT implicano:
Come si può intuire la realizzazione e riuscita della somministrazione delle prove CBT non è slegata dalla velocità con cui avverrà il processo di digitalizzazione delle scuole e dipende in buona misura da esso. La dotazione tecnologica delle varie Istituzioni scolastiche in Italia è notoriamente assai diversificata.
Altre novità
L’altra novità dell’introduzione della rilevazione di alcune abilità in lingua Inglese sottolinea l’importanza della conoscenza di almeno una lingua straniera come competenza fondamentale di cittadinanza, oltre che strumentale. Ciò a superamento di una arretratezza italiana in questo ambito. In un primo momento per le prove di Inglese si farà riferimento a modelli consolidati di test, ovviamente con riferimento al Quadro comune di riferimento Europeo per le lingue e alle Indicazioni nazionali, tuttavia INVALSI si sta già organizzando per formare esperti e docenti che, sul modello di Italiano e Matematica, costruiranno le prove “in casa”.
Nuova e significativa è, inoltre, la valenza data alle prove come riferimento per la certificazione alla conclusione del primo ciclo. La descrizione delle competenze raggiunte da un allievo è stata ottenuta con l’operazione di ancoraggio[5] delle prove di V primaria e III secondaria di primo grado. Tramite specifici modelli statistici sono stati individuati i cinque livelli di abilità in V primaria e i cinque livelli di abilità in III secondaria di primo grado, sia in Italiano che in Matematica, in base alle fasce di punteggio in cui si collocano gli alunni.[6] Particolarmente importanti sono i livelli di abilità in Italiano e Matematica della III secondaria di primo grado che descrivono cosa è in grado di fare un allievo che consegue un determinato esito e che saranno il punto di riferimento per le certificazioni alla fine del primo ciclo e per la restituzione degli esiti INVALSI delle prove informatizzate[7].
INVALSI: lavorare per le scuole non sulle scuole
Il D.lgs. 62/2017 insiste sull’importanza che le prove INVALSI hanno per l’autovalutazione,[8]” e per il miglioramento dell’azione didattica, dando ancora più valore allo sforzo di INVALSI di facilitare l’interpretazione dei risultati delle prove attraverso una restituzione che possa essere utile “ai docenti per ripensare la propria didattica, per servirsi degli errori degli studenti e/o delle mancate risposte come indizi per riconoscere le difficoltà cognitive che incontrano, talvolta insospettate dagli stessi docenti e comprendere le ragioni di tali ostacoli”.[9]
Le conseguenze di tutte queste innovazioni si renderanno più chiare ed esplicite nei prossimi mesi (alcuni aspetti del percorso sono ancora da focalizzare in modo definitivo) e renderanno il prossimo anno scolastico particolarmente impegnativo per INVALSI e per tutti coloro che collaborano alla costruzione e somministrazione delle prove. Si tratta in buona misura di una “sfida” per il cui superamento ci sono tutte le condizioni a priori, ma che dovrà via via confrontarsi con la realtà della scuola italiana che, dai pre-test e dai risultati delle stesse prove, conosciamo come molto articolato e disomogenea dal punto di vista geografico. Tutto ciò con il punto fermo, secondo le parole di Roberto Ricci, responsabile dell’area prove, che l’obiettivo non è di lavorare sulle scuole ma per le scuole.
[1]A M. Ajello, “Prefazione” in INVALSI, Rilevazioni nazionali degli apprendimenti 2016-2017. Rapporto Risultati, luglio 2017, pag. 1, in:
https://invalsi-areaprove.cineca.it/docs/file/Rapporto_Prove_INVALSI_2017.pdf .
[2] È un decreto attuativo delle legge 107/2015. Cfr.
http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/05/16/17G00070/sg .
[3] Nel d.lgs. 62/2017 si fa riferimento anche all’Esame di Stato del secondo ciclo di istruzione che entrerà in vigore con nuove modalità nell’a. s 2018/19. In esso le prove INVALSI seguono all’incirca lo stesso schema previsto per la III secondaria di primo grado. Si veda l’art. 19 e 21 del decreto.
[4] La realizzazione e la somministrazione di prove via computer è già stata avviata e testata da INVALSI in via sperimentale da alcuni anni.
[5] Oltre ad individuare i livelli di abilità, l’ancoraggio che è stato realizzato tra domande delle prove di V primaria dal 2012 al 2016 e domande delle prove di III secondaria di primo grado dal 2014 al 2016, è servito a permettere il confronto diacronico tra prove: un corretto confronto tra gli esiti di prove di anni diverse “esige, infatti che le prove siano ancorate tra loro, cioè che gli item e i relativi punteggi siano posti su una medesima scala”. Cfr. INVALSI, Rilevazioni nazionali degli apprendimenti 2016-2017. Rapporto Risultati, cit. p. 101.
[6] Si fa riferimento al modello di Rasch che pone su una stessa scala il grado di difficoltà dell’item e il livello di abilità degli alunni. Cfr. INVALSI, Rilevazioni nazionali degli apprendimenti 2016-2017. Rapporto tecnico, luglio 2017, pp. 115 – 118.
[7] Si vedano i cinque livelli alle pp. 105 – 106 del rapporto Rilevazioni nazionali degli apprendimenti 2016-2017, cit.
[8] Tale elemento è peraltro già previsto nei Rapporti di Autovalutazione (RAV) in cui le priorità della scuola devono essere indicate in termini di “Esiti”, tra cui sono compresi, appunto, gli esiti delle prove INVALSI. La scuola che si auto valuta deve indicare le priorità in termini di “Esiti” che, oltre ai “Risultati nelle prove standardizzate nazionali”, consistono nei “Risultati scolastici”, nelle “Competenze chiave e di cittadinanza” e nei “Risultati a distanza”. Cfr. http://www.istruzione.it/snv/index.shtml .
[9] A. M. Ajello, rapporto Rilevazioni nazionali degli apprendimenti 2016-2017, cit. p. 1.
A questo scopo è molto utile il nuovo tutorial messo a disposizione da INVALSI: cfr.
https://invalsiareaprove.cineca.it/docs/tutorial_invalsi/guida_invalsi.html .
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I cambiamenti delle prove INVALSI nell’a.s. 2017-18 ultima modifica: 2017-09-02T07:13:33+02:00 da
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