Nel caso siciliano, tuttavia, c’è una prima, possibile risposta a questa anomalia. Nelle graduatorie scolastiche beneficiare della Legge 104 è un titolo di merito.O meglio: a parità di punteggio, chi ne beneficia ha la precedenza sugli altri, sia nella scelta della scuola, sia nell’entrata in ruolo. Allo stesso modo, consente di evitare di perdere il posto e di essere trasferito. Il sospetto, insomma, è che tra le centinaia di migliaia di persone che hanno effettivamente bisogno di questa tutela c’è chi la usa come rampino per scalare le graduatorie.
Se ciò è possibile, lo è a causa di valutazioni che definire compiacenti è generoso. A decidere se una persona può beneficiare della Legge 104 è infatti una commissione municipale di medici e psicologi che si riunisce presso le sedi territoriali delle aziende sanitarie locali. Teoricamente, tale beneficio dovrebbe spettare solamente ai disabili gravi, ai genitori di un figlio disabile e, in casi eccezionali, anche ai parenti di secondo o terzo grado di persone affette da disabilità molto gravi.
L’eccezione, tuttavia, diventa molto spesso regola. Le testimonianze raccolte tra gli insegnanti interpellati da Linkiesta – che hanno richiesto l’anonimato – svelano una realtà fatta di abusi che, spiegano, per chi lavora nella scuola è segreto di Pulcinella. Ad esempio, riescono a ottenere i benefici della legge 104 genitori di figli celiaci – patologia fastidiosa, ma che di certo non è invalidante, né necessita di assistenza domiciliare – così come nipoti di nonne che abitano a centinaia di chilometri di distanza, e che a meno di avere a disposizione il teletrasporto non possono essere assistite. Alcuni raccontano di colleghi che sono riusciti a ottenere più di una 104, diventando, almeno in teoria, infermieri a tempo pieno. Di altri che riescono a farsela prolungare oltre i due anni previsti dalla legge. Di altri ancora che, posizionando strategicamente i giorni di permesso, ad esempio negli ultimi tre giorni del mese e nei primi tre del mese successivo, usano il periodo di assistenza ai loro “presunti invalidi” per farsi una bella vacanza.
La somma di tutti questi piccoli abusi genera grandi problemi, alla scuola italiana. I dirigenti scolastici sono i primi a subirli. Per chiedere un permesso con la legge 104 non occorre far loro richiesta, ad esempio. E ancora, poiché non possono generare un costo per la scuola, tali permessi non possono essere messi a supplenza. In altre parole, sono ore scoperte. Che si sommano a insegnanti selezionati (anche) in funzione dell’invalidità di un parente.
Controlli retroattivi, nuovi criteri di assegnazione dei posti e una riforma delle commissioni che concedono di accedere ai benefici della Legge 104. Questo, soprattutto, chiedevano i docenti di Agrigento. A distanza di un anno, il governo sta monitorando le anomalie nei dati e ha annunciato, ormai da mesi, una stretta sui “furbetti della 104“. Forse sarebbe utile qualcosa di più. Anche per non farci andare di mezzo chi invece della legge 104 ha davvero bisogno. E che, se il bubbone si ingrossa, rischia di finire nel calderone senza meritarlo.