Alessandro Giuliani, La Tecnica della scuola Giovedì, 11 Giugno 2015.
A dirlo è stato Umberto Eco, semiologo, filosofo e scrittore internazionale: prima parlavano al bar, dopo qualche bicchiere di vino, poi la Tv ha promosso lo scemo del villaggio, rispetto a cui lo spettatore si sentiva superiore. Oggi Internet gli dà lo stesso diritto di parola del premio Nobel. La scuola impari a riconoscere chi scrive bufale.
“I social network danno diritto di parola a legioni di imbecilli”. Sono parole forti quella pronunciate Da Umberto Eco, semiologo, filosofo e scrittore. Il personaggio, tra i più conosciuti a livello internazionale, stava parlando del ruolo del web, all’Università di Torino, nel corso della cerimonia in cui è stato insignito della Laurea Honoris Causa in Comunicazione e cultura dei media.
Durante l’intervento, la frase dello studioso alessandrino che non t’aspetti: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo qualche bicchiere di vino”, ha detto Eco. Che poi ha articolato il discorso: “era stata la Tv anni fa ad aver promosso lo scemo del villaggio, rispetto a cui lo spettatore si sentiva superiore. Oggi Internet promuove lo scemo del villaggio a detentore della verità”.
E ancora, rincarando il concetto: “Di solito al bar l’imbecille veniva subito messo a tacere, ora hanno lo stesso diritto di parola di un premio Nobel”.
Eco, che proprio 61 anni fa si era laureato a Torino in Lettere e Filosofia, internet è un gran calderone di “bufale”, che ci impone sempre di più l’esercizio di capacità critica e “filtraggio”. Una capacità che deve essere insegnata a scuola per far apprendere ai giovani come filtrare le mille informazioni che vengono dai siti, ha concluso il semiologo. Le polemiche per le sue parole, però, sono appena all’inizio.