di Enrico Folin, Gilda degli insegnanti di Venezia, 6.7.2020.
Ciò che contraddistingue un musicista da un altro non è il titolo di studio, che per quanto importante, limita la sua valenza all’interno della sola sfera burocratica. Ma per la ministra Azzolina essere dei bravi o ottimi musicisti non serve a nulla per le assunzioni. Un vigliacco colpo basso, del tutto inatteso.
L’artista
È risaputo, l’artista è colui che attraverso gli strumenti della propria arte riesce a rendere ciò che fa, meritevole dell’attenzione, del plauso, del riconoscimento del pubblico a cui si rivolge. Vi sono rari casi nei quali la grandezza è tale che l’opera dovrà sottostare all’arretratezza del gusto dei contemporanei, per ottenere il giusto riconoscimento solo nella maturazione delle generazioni future. Ma siamo già nell’eccezione, non rarissima, ma eccezione.
L’arte e la musica
La musica, si sa, è arte diversa dalle altre. Diversa perché la sua consistenza materica è fatta di onde che, emerse da un corpo sonoro, esauriscono la loro dinamicità nel giro di pochi secondi. Quindi la musica va scritta, l’opera per sopravvivere all’autore deve tradursi in linguaggio interpretabile. Ecco la diversità, enorme e filologicamente fondamentale.
La musica ha la necessità di essere reinventata, sempre, in ogni momento, trasformata da segno scritto a suono, se questo manca resta solo immaginazione per alcuni, tratti d’inchiostro dal significato impenetrabile per molti. La musica è metamorfosi continua, è passaggio dal disegno di una crisalide al volo reale della farfalla.
Il musicista
La musica è nell’interprete che la rende viva, nella sua capacità di farsi tramite tra l’autore e il pubblico che ascolta. L’interprete trasforma il segno in una magia, sa farlo, si mette alla prova nei concerti, studia, si perfeziona, si sottopone ogni sera al giudizio del pubblico e della critica. La sua figura, si sappia, è in quel momento altrettanto importante di quella dell’autore che si appronta ad eseguire, perché quel passaggio che appare cosa semplice e meccanica, non è tecnica ma pensiero, colloquio continuo tra anime.
La selezione
Nella storia delle istituzioni musicali italiane, pur tra tante e continue battaglie intellettuali tra opposte visioni circa l’organizzazione dell’alta formazione musicale pubblica, su un punto nessuno ha mai avuto dubbi: chi sarà chiamato ad assumersi la responsabilità della cura delle giovani menti dovrà essere scelto attraverso concorsi selettivi (e la concorrenza a quei tempi era davvero inimmaginabile in termini di fama e riconoscimenti) e in alcuni casi era persino possibile ottenere la cattedra da parte del Ministero per “chiara fama”.
Insegnare Musica
Insegnare in una Accademia, in un Liceo musicale, in un Conservatorio era così prestigioso da determinare la definitiva consacrazione di una carriera artistica. Come spesso accade, in Italia le buone intenzioni sfociarono alla fine in una Riforma che, figlia di troppi compromessi, qualche pecca pure la conteneva. Nonostante questo e per quanto frutto dell’epoca -era il 1930- fu, però, abbastanza chiara e rispondente alle premesse da durare, criticata, ma di fatto inalterata, fino al più recente Decreto Ministeriale n. 509 del 1999. Non entusiasmante, ma con contenuti per molti versi positivi.
I Licei musicali
Con l’istituzione dei Licei musicali, ci si liberava finalmente dall’approccio tecnicistico della Riforma del ’30, che pur utile e sostanziosa fu, sotto l’influenza gentiliana, privata dell’apporto degli insegnamenti umanistici. E quanti danni questo approccio abbia causato, credo molti taciturni musicisti abbiano provato e caricato impotenti sulle proprie spalle. Finalmente, quindi, i Licei musicali, pensati come momento preparatorio selettivo per l’ammissione a corsi di più alta specializzazione (modello presente in altre nazioni). Intelligentemente, non si poteva che prevedere docenze affidate a insegnanti/musicisti di esperienza consolidata che potessero garantire la massima qualità professionale, tale da offrire alle/ai nostre/i giovani una preparazione di ottimo livello.
Lucia Azzolina
Ma che accade? La ministra Azzolina decide di decapitare definitivamente un patrimonio di buone intenzioni che stava e sta dando i suoi frutti: i nostri giovani hanno cominciato ad essere richiesti da orchestre estere, molti hanno poi scelto percorsi di specializzazione, altri sono passati al Conservatorio vedendo appieno riconosciuti gli alti livelli raggiunti.
Ora, ci dice la ministra, essere dei bravi o ottimi musicisti per le assunzioni non serve a nulla; i vostri concerti, i vostri corsi di aggiornamento all’estero, le vostre incisioni discografiche, le critiche dei giornali specializzati d’ora in poi equivalgono di fatto a ZERO.
Il nuovo reclutamento
Ridaremo quindi alle nostre/i alunne/i insegnanti assunti alla cattedra che potrebbero offrire (magari con diploma di vent’anni fa e strumento venduto perché occupava spazio) scarsa qualità, limitato valore artistico/didattico e capiterà, purtroppo, che alcuni sfortunati dovranno ricorrere a lezioni private per superare l’esame finale. Gli alunni? Saranno loro ad avere piena consapevolezza dei limiti dei loro insegnanti. Perpetrare questo atteggiamento qualunquista, anzi renderlo norma, significa mettere una pietra sopra, definitiva, tombale, all’insegnamento della musica in Italia. No, non è possibile che dopo tanti anni di speranze, lotte, battaglie per ridare alla musica in Italia la dignità che merita (qualcuno ricorderà i frequenti interventi pubblici del M° Muti sull’argomento) si veda piombare una ordinanza che decapita con un solo colpo la ricerca della qualità, della capacità, della continua sfida a migliorarsi, tutte cose per le quali l’intero mondo pensante della scuola, docenti, alunne/i, genitori hanno da sempre combattuto.
Le nuove tabelle di valutazione dei titoli
E continueranno a farlo. Perché nella Tabella dei titoli valutabili per le graduatorie provinciali dell’imminente Ordinanza emessa dal Ministero, il valore dei titoli artisti sarà praticamente annullato, ridotto nel migliore dei casi a circa il 10-15% di quanto fosse in tutte le precedenti disposizioni. Signori per insegnare a suonare, d’ora in poi, il saper suonare conterà poco o nulla. Siamo frastornati, è arrivato ciò che nessuno avrebbe potuto lontanamente immaginare.
Un vigliacco colpo basso, del tutto inatteso. Ma attenzione le vittime non sono i soli musicisti, è l’intera cultura italiana che ha subito un’aggressione.
E’ imperante il richiamo all’apologia del tanto peggio tanto meglio.
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I titoli artistici della Ministra Azzolina ultima modifica: 2020-07-06T14:42:23+02:00 da