di Pasquale Almirante, La Tecnica della scuola 9.12.2017
– Come è noto possono usufruire del bonus, introdotto dal decreto del 2015 sulla “buona scuola”, i docenti di ruolo, scelti in base a criteri di una commissione e a cui i presidi danno «risorse tolte alla contrattazione».
Proprio da qui partirebbe il cortocircuito segnalato – come riporta la Gazzetta di Modena – da molti docenti di Modena e denunciato dalla locale Flc-Cgil: una scuola modenese mette a disposizione 17 mila euro a fronte di un Fondo d’Istituto di 59mila euro. Un’altra ne destina 45mila su un Fis di 121mila.
Per gli insegnanti i bonus una tantum possono variare da 300 a oltre mille euro. I presidi, inoltre, non hanno l’obbligo di comunicare a chi sono date le risorse. E così si formano spaccature all’interno degli insegnanti e tra insegnanti e personale non docente. Ma soprattutto, viene segnalato, sono soldi pubblici: è assurdo non sapere a chi vadano.
«A Modena e provincia tutte le scuole hanno bocciato la sperimentazione in qualche caso nemmeno proposta. Si sarebbero dovuti svolgere in 4 anni i programmi di 5, riducendo del 30% le ore a disposizione, il numero degli insegnanti e del personale Ata. Un risparmio per lo Stato, un peggioramento per le condizioni delle scuole».
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