Il “bravo docente” che la Buona Scuola di Renzi non considera

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Anna Maria Bellesia   La Tecnica della scuola   13  giugno 2015.  

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Con riferimento al dibattito su Valutazione, mediocrità e selezione dei docenti rispondo punto per punto alla lettera del collega Massimo Scalas pubblicata il 12/6/2015 sul blog di Beppe Severgnini sul Corriere della Sera.

  1. È vero, come scrive il collega Scalas, che siamo in fondo alle statistiche internazionali per le competenze raggiunte dai nostri studenti. Mediamente però. Infatti i dati Ocse 2012 ci dicono che alcune regioni sono di molti punti percentuali sopra la media Ocse. Quindi una buona scuola, addirittura eccellente, esiste già. Il rapporto Ocse 2014 evidenzia inoltre che recentemente ci i sono stati segni importanti di miglioramento.
  2. Siamo in fondo alle classifiche per altri motivi non da poco: abbiamo in assoluto i docenti più vecchi dell’area Ocse, la maggior parte è over 50, ma aumentano gli over 60. Un precario viene assunto dopo i 40 anni, salvo rare eccezioni. Il dato è del tutto anomalo.
  3. Siamo in fondo alle classifiche per l’entità dello stipendio: a fine carriera, lo stipendio di un docente italiano corrisponde a poco più della metà di quello di un docente tedesco. E cosa ha proposto Renzi? All’inizio, di eliminare gli scatti per anzianità per assegnare un ridicolo bonus di 60 euro al mese, diventati poi qualche centinaio all’anno, restringendo di molto la percentuale dei “meritevoli”. Non è così che si riduce il gap. Anzi è una autentica presa in giro.
  4. Siamo in fondo alle classifiche per la spesa destinata all’istruzione. Il rapporto Ocse 2014 ci dice che l’Italia è il solo Paese che registra una diminuzione della spesa pubblica per le istituzioni scolastiche tra il 2000 e il 2011, con la riduzione più marcata degli investimenti pubblici. Mentre continuano ad aumentare i finanziamenti privati (famiglie).
  5. Gli insegnanti protestano per il timore di essere valutati? Falso. L’esito della consultazione sulla Buona Scuola, pubblicato a dicembre, riporta che fra i docenti il 65% è favorevole al riconoscimento del merito ai fini della retribuzione. Già nel lontano 2008, il primo sondaggio commissionato dalla Gilda degli insegnanti ci ha detto che la maggioranza dei docenti (l’86%) è favorevole all’introduzione di una progressione di carriera e di un sistema di valutazione per i docenti.
  6. Il corpo insegnante è mediocre? Il collega Scalas ritiene di sì, senza considerare che in questi ultimi anni il Ministero ha tagliato drasticamente anche le spese per la formazione professionale. Dovrebbe essere un investimento in capitale umano, invece è stata lasciata alla buona volontà del singolo e delle scuole, ed anche a spese proprie. L’unico aspetto positivo della riforma renziana è proprio la Carta per l’aggiornamento e la formazione del docente, finanziata per 500 euro annui.
  7. Come valutare, premiare, incentivare i bravi insegnanti? Certamente non con le proposte governative che sono state formulate negli ultimi 15 anni: dai quizzetti di Berlinguer, al criterio “reputazionale” della Gelmini, ai crediti a punti con mancetta di Renzi-Giannini.
  8. Come fare allora? Bisognerebbe concentrarsi sul lavoro fatto in classe per gli studenti, anche facendo emergere la parte non riconosciuta di preparazione, verifica, interventi specifici. Invece, i crediti maturati con attività diverse dall’insegnamento non misurano assolutamente la qualità del lavoro fatto in classe.
  9. Bisognerebbe arrivare inoltre ad una vera e stabile progressione di carriera, come esiste negli altri Paesi europei, con passaggi selettivi ed incrementi stipendiali adeguati. Stranamente di questo aspetto nessuno parla. Perché?
  10. Bisognerebbe poi puntare sulla formazione iniziale dei nuovi insegnanti, con investimenti mirati, perché questo sarà il “capitale umano” che a sua volta formerà le nuove generazioni di studenti. Ce lo chiede l’Europa. Ma il piano straordinario delle nuove 100mila assunzioni non prevede niente di più e di meglio della routine che si fa da anni.
  11. Stranamente, l’esito della consultazione Buona Scuola qualche indicazione utile l’aveva data: il bravo docente, quello “meritevole”, si distingue per la qualità del lavoro in classe, per la capacità di collaborare con i colleghi, per la capacità di migliorare la qualità della scuola. Perché Renzi ha voluto la consultazione e poi ha ignorato i risultati andando avanti con le sue idee così fortemente contrastate da chi nella scuola ci lavora e dovrebbe mandare avanti la riforma?
Il “bravo docente” che la Buona Scuola di Renzi non considera ultima modifica: 2015-06-14T05:28:47+02:00 da
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