Il diritto a non fare compiti estivi

Il Gruppo di Firenze, 30.5.2015. 

Parlare con equilibrio e buon senso dei compiti estivi, nonché di quelli per casa durante l’anno, sembrerebbe facile ma a quanto pare non lo è. Anche quest’anno si fanno avanti granitiche certezze sulla loro inutilità, per non dire nocività. Sulla piattaforma Change.org è stata promossa una petizione firmata da genitori, maestri, pedagogisti e dirigenti, che con toni parecchio sopra le righe ne chiedono l’abolizione, per evitare disagi e sofferenze agli allievi quando non “odio per la scuola e repulsione per la cultura”. Da decenni sono usciti di scena temi educativi fondamentali come la volontà, l’impegno, la costanza in vista di un risultato, la cura nell’esecuzione del lavoro. Una parte dei genitori e anche non pochi colleghi e dirigenti sono afflitti dalla sindrome dell’iperprotezione, che guarda con angoscia e biasimo ogni esposizione dei giovani alle difficoltà, agli insuccessi, alla fatica. Generazioni di bambini e ragazzi sono state chine sui libri, ma quelli odierni hanno un diritto inalienabile a pomeriggi liberi e vacanze sterminate che nessuno dovrebbe interrompere o disturbare con qualcosa che ricordi la scuola.Durante l’estate si possono fare letture, si può riflettere scrivendo sulle proprie esperienze e, con le istruzioni degli insegnanti, si può colmare qualche lacuna.  Imporre valanghe di compiti è ovviamente una fesseria che può fare seri danni, come l’abuso delle medicine o l’eccesso di esercizio nello sport. Ma non per questo qualcuno ha proposto l’abolizione dei farmaci e degli allenamenti. D’altra parte, come sensatamente pensa Laura Montanari nel servizio su “La Repubblica”, “la maggioranza della scuola italiana continua a sostenere l’utilità dei compiti”.
Il diritto a non fare compiti estivi ultima modifica: 2015-05-31T02:26:37+02:00 da
Gilda Venezia

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