di Marcello Bramati, Panorama, 7.8.2021.
Tutti si concentrano sui docenti che rifiutano di vaccinarsi. Ma non considerano gli studenti (non vaccinati) che rappresentano quasi il 90% della popolazione scolastica.
Il governo ha emanato il Piano per la riapertura della scuola in vista di settembre. La novità annunciata è la stretta sui Green pass, che coinvolge diversi ambienti, tra cui appunto la scuola di ogni ordine e grado e il mondo dell’università.
Così la scuola torna in prima pagina e già si moltiplicano i titoli sul provvedimento, mentre sui social i toni sono molto accesi tra chi vorrebbe sulla forca gli scettici e chi invece non accetta imposizioni sulle proprie scelte. In tutto ciò, occorre prestare attenzione affinché non si perda il cuore della questione e questo tema non diventi l’ennesima guerra tra poveri che porti a mancare il bersaglio grosso, vale a dire la ripartenza della scuola in presenza, primo passo per una ripartenza culturale e sociale di cui la scuola e la nostra Italia hanno davvero bisogno.
Il ministro Patrizio Bianchi ha appena ricordato che «più dell’85% del personale scolastico si è vaccinato» (compreso chi scrive), ma ciò purtroppo non rende ancora la scuola un luogo sicuro. Motivo: il personale scolastico, tutto insieme, è circa il 10% della popolazione di ogni singolo istituto. La stragrande maggioranza di chi sta a scuola ogni giorno è composta da studenti non vaccinati per questioni di età, per cui sarà poco utile dare la caccia all’untore non vaccinato.
Situazione assai diversa invece in università, perché negli atenei potranno accedere solo coloro che sono muniti di Green pass, studenti compresi. Ecco che in università il Green pass potrà segnare una svolta da subito, perché si tratta di un provvedimento che riguarda il 100% della popolazione coinvolta, tra docenti, personale e appunto studenti.
Per la scuola, invece, non è così e non può esserlo. Ciò non significa certo abbassare la guardia e abbandonare la ricerca dell’immunità di gregge. Al contrario, sarà fondamentale proseguire con la campagna vaccinale, ma serve sempre realismo nell’analisi di ogni situazione. In questo caso va detto che il Green pass a scuola non risolverà nessun problema il primo settembre, mentre altre prese di posizione politica certamente sarebbero state un toccasana.
Alla scuola sarebbero serviti (e ancora servono!) investimenti massicci nei trasporti e soprattutto negli spazi: un docente vaccinato (o meno) sta in aula con 27, 30, 32 studenti non vaccinati. Questi sono i numeri, sotto gli occhi di tutti, che oggi fanno rabbrividire pensando alla pandemia. Ma dovrebbero ugualmente spaventare se si pensa ai danni che le classi pollaio possono fare all’attenzione, alla cura e alla formazione di ogni singolo studente.
Ecco, una politica lungimirante sulla scuola porterebbe a investimenti in questa direzione, invece si preferisce ancora una volta il vademecum ormai conosciuto composto da distanziamento-mascherina-gel igienizzante-tampone, a cui dal primo settembre si aggiungerà il Green pass per una navigazione a vista come la scuola è sempre abituata a fare. E in vista non c’è la terra promessa, ma il ritorno invernale all’economicissima Dad.
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