A quel punto solo se sei figlio di un detenuto, di un tossicodipendente e vivi nella periferia di Milano accanto a un campo rom hai diritto ad avere il tutor. Altrimenti in ogni classe – spero che il ministro lo sappia – al nord come al sud c’è almeno un alunno/a che fatica perché è da poco in Italia; perché a casa sua non ha strumenti culturali; perché mamma e papà non hanno manco un diploma; perché hanno un’istruzione media, ma non leggono mezzo libro l’anno; perché la famiglia non arriva a fine mese; perché è – come piace tanto definirli ai burocrati della scuola – un “Bes”(bisogno educativo speciale).

Detto ciò, il ministro ha anche detto che il tutor per i ragazzi in difficoltà “dovrà avere una formazione particolare e anche essere pagato di più”. Giusto! Bravo ministro! Ma quanto sarà pagato in più? Cinquanta euro l’anno? Cento? Oppure in base a quanti alunni con difficoltà avrà o forse sulla base della difficoltà dell’alunno?

La verità è che in Italia vengono bocciati ogni anno migliaia (più di dieci mila) bambini fin dalla scuola primaria senza che via sia spesso un progetto su di loro. Spesso ho sentito dire da presidi e professori: “Noi abbiamo mandato la lettera. Abbiamo fatto il nostro dovere”. Lo scorso anno 83 mila ragazzi delle superiorisono stati bocciati per assenze. Ma chi è andato a cercarli? Chi si è chiesto dov’erano?

La soluzione non può essere certo un tutor per classe. Forse abbiamo bisogno, invece, di creare in chi insegna (tutti i docenti di una classe) degli educatori che abbiano strumenti pedagogici e psicologici per affrontare le diverse difficoltà; creare per alcune aree del Paese (nord compreso) dei maestri di strada che vadano a casa dell’alunno che non si presenta a scuola; creare in ogni comune un tavolo di lavoro permanente tra scuola e altre agenzie educative (parrocchie, società sportive, assistenti sociali, procura dei minorenni etc).

Da settimane, come giornalista, sto provando a fare un’intervista (con domande non concordate a far tempo) con il ministro Valditara proprio perché da maestro e giornalista vorrei affrontare questo e altri temi con la dovuta serietà, competenza e senza propaganda. Ma per ora (chissà perché) è stato impossibile.

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