Il nuovo anno parte tra le incognite. Il governo: investiamo tre miliardi

Le dichiarazioni del governo
La prima campanella è suonata con circa 38mila docenti precari stabilizzati, un investimento di tre miliardi di euro l’anno, risorse in più per edilizia e funzionamento degli istituti. Il premier, Matteo Renzi, ha sottolineato che dopo un lungo periodo di tagli, sull’istruzione finalmente «si investe»; e il ministro, Stefania Giannini, ha aggiunto che tutto questo sforzo è stato fatto perché gli studenti siano «protagonisti». Il governo ha evidenziato le principali novità in arrivo con la riforma, che entra ufficialmente in vigore: gli insegnanti avranno un bonus di 500 euro netti per acquistare libri, biglietti per teatri e concerti, corsi di approfondimento e formazione; per gli studenti è previsto un potenziamento di alcune materie, matematica, lingue, arte, musica, diritto ed economia, la possibilità di individuare insegnamenti opzionali (nelle superiori), e si rafforza il collegamento con il mondo del lavoro, con il decollo dell’alternanza e dei laboratori territoriali per l’occupabilità (questa misura viene finanziata con 45 milioni).

Le proteste
I sindacati non smettono però di protestare, e i primi collegi docenti stanno boicottando l’avvio del processo di valutazione degli insegnanti (in tutti i principali paesi del mondo si giudica da decenni l’operato dei docenti, in Italia ancora no). L’argomento di maggior frizione con l’esecutivo è il maxi-piano assunzionale: per i sindacati si sposteranno migliaia di insegnanti; la “supplentite” quindi non sparirà, e per effetto anche delle misure varate nella legge di Stabilità 2015, che ha ridotto l’utilizzo di personale precario per brevi periodi, si rischierà di avere classi sovraffollate. Il ministro Giannini ha ribattuto che si sposterà una minima parte dei professori neo-assunti (10-15% del totale degli immessi in ruolo, che saranno in tutto circa 93mila) e che lo si dovrà fare perché «ci si muove dove sono gli studenti». Alle proteste sindacali, si sono aggiunte anche le polemiche politiche: in una scuola elementare di Brescia due classi sono composte di soli studenti stranieri, e il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, ha subito rilanciato l’idea di un “tetto” per gli alunni stranieri nelle aule (tuttavia è ancora in vigore il limite del 30% introdotto dall’ex ministro, Mariastella Gelmini, che comunque prevede deroghe).

Il nodo “qualità”
Il punto è che finora il dibattito sulla «Buona Scuola» si è incentrato su temi “quantitativi”; mentre è del tutto mancata l’attenzione all’aspetto qualitativo dell’insegnamento, che adesso è fondamentale mettere al centro. Visti soprattutto i scarsi risultati dei nostri ragazzi, evidenziati da tutte le principali indagini nazionali e internazionali. In quest’ottica, il governo deve subito riprendere a bandire, con regolarità, i concorsi per salire in cattedra (a dicembre il ministro Giannini ha annunciato una nuova selezione per oltre 60mila posti – vedremo se l’impegno verrà rispettato), con l’obiettivo di ringiovanire il corpo docenti, favorendo l’ingresso di giovani preparati. La qualità dell’istruzione va poi collegata con gli sbocchi occupazionali, valorizzando le competenze utili a trovare un impiego. E va potenziato l’inglese, puntando su docenti madrelingua ed esperti (senza accontentarsi di maestri “formati” dopo poche settimane di corso intensivo).

Rafforzare le misure per gli studenti
Tutto questo perchè la scuola deve avere come unico fine «il valore che essa crea per gli studenti», e non può essere perenne terreno di scontro, come evidenziato più volte nei giorni scorsi dal Sole24Ore. L’esigenza di guardare agli studenti e alle loro necessità è condivisa da Francesca Puglisi ed Elena Centemero, responsabili Scuola, rispettivamente, del Pd e di Fi. Anche per il leader dei presidi (Anp), Giorgio Rembado, «la scuola è per chi la frequenta e non per chi ci lavora». Ma cosa ne pensa il sindacato? «Non c’è dubbio che la scuola è per i ragazzi – risponde il numero uno della Cisl Scuola, Francesco Scrima –. Noi contestiamo la legge 107 e l’arroganza del governo che ha evitato ogni confronto di merito. Sulle assunzioni, in particolare, serviva maggior buonsenso per evitare disagi e problemi che sono sotto gli occhi di tutti».

 

Il nuovo anno parte tra le incognite. Il governo: investiamo tre miliardi ultima modifica: 2015-09-15T06:27:38+02:00 da
Gilda Venezia

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