ADi, giugno 2019
– E’ approdato in Senato il 25 giugno 2019, dopo l’approvazione alla Camera, il disegno di legge n. 1264 sull’introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica. E’ stato fissato a martedì 2 luglio il termine per la presentazione di eventuali emendamenti e ordini del giorno.
Il nuovo insegnamento entrerà in vigore dal prossimo anno scolastico.
Il quadro storico-normativo Dal 1955- anno del varo dei Programmi per la scuola elementare- ad oggi, abbiamo avuto 20 provvedimenti normativi sul tema dell’educazione civica, più o meno uno ogni tre anni, con queste varianti nei titoli a partire dal 1955: Educazione morale e civile, Educazione civica , Educazione alla convivenza democratica, Educazione alla convivenza civile, Cittadinanza e Costituzione, Educazione alla cittadinanza attiva e globale , e infine ora ritorno al passato con Educazione civica.
Spontanea viene la domanda: “Qual è la ratio di questi cambiamenti? Perché non prendere atto che l’ “educazione civica” in questi 65 anni non è mai stata realmente né insegnata né appresa? Che senso ha questa coazione a ripetere?”
– L’insegnamento dell’Educazione civica è trasversale e svolto nell’ambito dell’attuale monteore complessivo,ma :
– Ci saranno poi Linee Guida ( ancora!) che individueranno specifici traguardi in ordine alle seguenti tematiche, da svolgere, ribadiamo in 33 ore annue ( media 1 ora alla settimana):
E’ lecito chiedersi in che iperuranio vivano tutti questi volonterosi parlamentari. …
Ci consola comunque il finale. Ci sarà un “Albo delle buone pratiche di educazione civica”! E speriamo con ricchi premi e cotillons. Ma forse no, perché l’ultimissima clausola è la mitica “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.
Ricominciare dalla consapevolezza di cosa è oggi la scuola
Dato per scontato che tutti siamo d’accordo che dalla scuola dovrebbero uscire persone “civicamente educate”, la prima cosa che si dovrebbe fare è prendere atto che le mutazioni sociali e culturali delle nostre società, hanno profondamente destabilizzato l’antico modello di scuola, al quale chi fa le leggi pare ancora saldamente ancorato.
L’arrivo di centinaia di migliaia di nuovi allievi nella scuola secondaria non è riducibile ad un fenomeno statistico, poichè corrisponde anche all’irruzione nelle scuole della giovinezza, della loro cultura, distante e divergente da quella scolastica.
Un tempo gli studenti lasciavano fuori dalla porta della scuola le loro questioni personali, per ritrovarle quando uscivano. Oggi quando la scuola apre le porte è invasa da orde di ragazzi che vi portano dentro tutti i loro problemi, legati alla sessualità, alla propaganda dei mass media, all’immigrazione, al divorzio dei genitori , a nuove povertà. I problemi non sono nuovi, ma un tempo la scuola poteva permettersi di ignorarli. Oggi non più. Allora bisogna prenderne atto e ripensare la scuola in un’altra dimensione.
E questo ha a che fare con una nuova educazione civica.
Ripensare la scuola può voler dire ricostruirla come spazio democratico, luogo accogliente dove si sviluppa il civismo, scuola fucina della convivenza democratica. Un luogo in cui gli studenti devono avere la possibilità di esprimersi, di godere di spazi di autonomia e responsabilità. Una scuola aperta al mondo, che sappia reinventare, come dice François Dubet, una narrazione nazionale in cui la nazione è nel mondo, in cui le minoranze e i migranti hanno un posto, in cui la nazione è un’arte di vivere insieme, un patriottismo di cittadini piuttosto che un’identità basata sul rifiuto degli altri.
Questi i principi da cui partire per una nuova educazione civica, praticata non predicata
Non abbiamo ricette, ma tanti esempi. Esempi di scuole in cui gli studenti sono al centro dell’organizzazione, entro la quale acquisiscono autonomia, responsabilità e capacità di lavorare insieme, aperti alla società con un grande coinvolgimento nei confronti dei problemi che assillano il mondo
Portiamo un esempio, che vale per molti altri: la scuola ESBZ a Berlino , Evangelische Schule Berlin Zentrum
La scuola si definisce « coraggiosa e cosmopolita» e si basa su 4 pilastri: 1) imparare a vivere insieme, 2) imparare a imparare, 3) imparare ad agire, 4) imparare a essere.
Gli studenti imparano in gruppi misti per età, aiutandosi gli uni con gli altri. La partecipazione è il principio fondamentale dell’organizzazione della scuola, dove ciascun individuo è considerato un membro indispensabile, e anche il più piccolo o il più debole interviene.
In questa scuola vige l’auto-organizzazione dell’apprendimento. Gli studenti imparano in modo individuale con un buon materiale e in gruppi misti per età. L’insegnante è un mentore. Gli studenti decidono quando vogliono che il loro apprendimento sia verificato e valutato, e nei primi tre anni ottengono certificati personali, non voti. Questo elimina la paura e la competizione per i voti e i ragazzi sono liberi di sbagliare e di imparare dai propri errori. Ma non si pensi che tutto questo avvenga in un’organizzazione incurante della disciplina. La scuola insiste sull’importanza delle regole e gli studenti ottengono eccezionali risultati all’esame di maturità
Una volta alla settimana gli studenti hanno una giornata dedicata al progetto. Svolgono 2 o 3 progetti ogni anno. Condividono un tema, fanno le loro ricerche e collaborano. Imparano al di fuori della scuola insieme ad esperti e apprendono in modi diversi.
I ragazzi apprendono ad essere consapevoli, di sé, dell’ambiente, dei propri processi di apprendimento. E‘ il principio su cui si basa una scuola non autoreferenziale, che si apre all’esterno e con il mondo esterno responsabilmente interagisce
La capacità di agire in modo autonomo e responsabile si sviluppa in vari modi, attraverso vari progetti:
Infine l’assunzione nel curricolo dell’Agenda 2030. Ciò nasce dalla convinzione che l’educazione debba assumere pienamente un ruolo centrale, nell’aiutare le persone a forgiare società più giuste, pacifiche, tolleranti inclusive e sostenibili. Deve dare alle persone comprensione, competenze e valori per imparare a vivere per il bene comune.
Questa che abbiamo descritta a noi pare sia una strada per praticare e non predicare l’educazione civica.
Si potrebbero citare tanti altri esempi, ma tutti, pur nelle loro differenze, sono sostenuti dalla stessa visione della scuola oggi, dalle stesse finalità dell’educazione e dalla stessa impostazione per progetti.
Un’educazione civica senza altre leggi, senza scorciatoie, con la consapevolezza che le trasformazioni sono difficili, ma possibili
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Il Parlamento vara la 20^ norma sull’Educazione civica ultima modifica: 2019-07-01T05:15:03+02:00 dadi Alessandro Rigamonti, Linkiesta, 27.4.2024. Sono stati inaspriti i giudizi sul comportamento, ma negli ultimi…
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