Insegnanti, i dati OCSE Talis

Gilda Venezia

di Andrea Carlino, Orizzonte Scuola, 15.10.2025.

Il 96% dei docenti italiani è soddisfatto del lavoro, ma solo il 23% si dichiara felice dello stipendio. Docenti italiani più “anziani” d’Europa: età media a 48 anni e solo il 3% sotto i 30. Il 77% è donna, il 25% usa l’IA.

Gilda Venezia

L’indagine internazionale OCSE TALIS 2024 fotografa una scuola italiana caratterizzata da una popolazione docente più “anziana” rispetto agli altri Paesi OCSE: l’età media degli insegnanti si attesta su 48 anni, tre anni in più rispetto alla media OCSE.

Il 16% lavora part-time, quota inferiore rispetto ad altri Paesi, ma il lavoro a tempo parziale involontario tocca il 10% (OCSE: 7%). Nonostante la buona soddisfazione per le condizioni di impiego (il 67%), il consenso precipita quando si parla di retribuzione: solo il 23% si dichiara soddisfatto dello stipendio, pari a poco più della metà della media internazionale.

L’orario settimanale di lavoro dei docenti italiani a tempo pieno è stimato in 32,7 ore, distribuite fra insegnamento (18,8 ore), preparazione delle lezioni, valutazioni e impegni amministrativi. Rispetto agli standard OCSE, i docenti italiani dedicano meno tempo all’insegnamento diretto e alla preparazione, mentre risulta significativo l’impatto degli oneri amministrativi.​

Stress lavorativo, benessere e prospettive di permanenza nella professione

Le fonti di stress più rilevate sono l’eccessivo carico di lavoro amministrativo (56%), l’elevato numero di compiti da correggere e la gestione delle richieste delle famiglie. Nonostante ciò, solo il 10% dei docenti si dice molto stressato, valore dimezzato rispetto alla media OCSE, e una quota analoga riferisce un impatto negativo sulla salute psicofisica. Altissimo, invece, il livello di soddisfazione “complessiva”: il 96% si dichiara soddisfatto del proprio lavoro. Solo il 6% dei docenti con meno di 30 anni intende lasciare la professione nei prossimi cinque anni.​

Motivazione, status sociale e relazioni nella scuola

Il prestigio sociale della professione appare critico. Solo il 14% degli insegnanti ritiene che la categoria sia apprezzata nella società (OCSE: 22%), appena il 6% si sente ascoltato dai decisori politici. Sotto il profilo delle relazioni, il 98% degli insegnanti ritiene che il rapporto con gli studenti sia positivo e l’86% sente di essere apprezzato dagli stessi. Meno frequente, invece, la collaborazione attiva con i genitori, mensile solo nel 22% dei casi. La figura del dirigente scolastico riceve giudizi favorevoli nella stragrande maggioranza dei casi, sia per le relazioni professionali che per la capacità di trasmettere fiducia nelle competenze dei docenti. Il desiderio di “apprendimento professionale continuo” è molto diffuso, ma spesso ostacolato da assenza di incentivi, mancanza di tempo e sovrapposizioni con l’orario di servizio.​

Docenti italiani più “anziani” d’Europa

Quasi metà dei docenti italiani (49%) ha almeno 50 anni, mentre solo il 3% non supera i 30 anni, un dato che conferma la difficoltà di ricambio generazionale nella scuola. Il corpo insegnante risulta inoltre fortemente femminilizzato: il 77% è donna, valore superiore di sette punti rispetto alla media OCSE. Si rileva, inoltre, che il 67% dei docenti italiani ha avuto esperienze lavorative al di fuori della scuola, e che la quota di insegnanti per cui la scuola rappresenta una “seconda carriera” (almeno dieci anni altrove) arriva al 15% (OCSE: 8%).​

Insegnamento in contesti complessi e ruolo dell’inclusione

Nelle scuole italiane, il 38% degli insegnanti lavora con oltre il 10% di studenti non madrelingua italiani, mentre la presenza di studenti con status di rifugiato raggiunge la stessa percentuale, ma resta sotto la media OCSE. L’inclusione degli studenti con bisogni educativi speciali tocca una quota significativa: il 67% dei docenti insegna in scuole dove questi studenti superano il 10% del totale. Dal 2018 al 2024, il dato è cresciuto di 26 punti percentuali. Oltre il 90% dei docenti dichiara di sentirsi preparato a sostenere l’apprendimento socio-emotivo e l’inclusione di alunni con diversi background culturali o bisogni speciali.

Tra le difficoltà rilevate, emergono soprattutto la necessità di più formazione sulle metodologie di gestione in contesto multiculturale e socio-emotivo, e la percezione di una crescente necessità di collaborazione con altri professionisti della scuola, dato che il 95% degli insegnanti si dichiara pronto a lavorare in team per migliorare l’inclusione.​

Digitalizzazione e intelligenza artificiale ancora marginali nel lavoro quotidiano

Nonostante la pandemia abbia accelerato processi di digitalizzazione nell’istruzione, solo il 5% degli insegnanti riferisce che, nell’ultimo mese, nella propria scuola sia stata svolta almeno una lezione online o ibrida (OCSE: 16%). L’uso dell’intelligenza artificiale è ancora limitato: appena il 25% dei docenti l’ha utilizzata nel proprio lavoro, dato distante dalla media internazionale.

L’intelligenza artificiale trova applicazione soprattutto nell’organizzazione di lezioni, nella produzione di materiale didattico e nel supporto ad alunni con bisogni speciali; resta invece poco sfruttata nella valutazione, nel feedback agli studenti e nella comunicazione con le famiglie. Tra gli insegnanti che non la utilizzano, uno su tre dichiara carenza di infrastrutture, mentre il 69% lamenta mancanza di competenze specifiche per integrare l’IA nella didattica.

La relazione con gli studenti è solida

Il 98% degli insegnanti italiani si dichiara “d’accordo” o “fortemente d’accordo” con l’idea che studenti e insegnanti, di solito, vadano d’accordo. Una percentuale che supera la media OCSE (96%) e conferma il buon livello di interazione tra docenti e alunni nel contesto italiano.

Anche il riconoscimento del ruolo del docente da parte degli studenti appare elevato: l’86% dei docenti ritiene di essere apprezzato dagli studenti della propria scuola, contro una media OCSE del 71%.

Interessante notare che questa percezione non varia in base al contesto socio-economico della scuola. Gli insegnanti che operano in istituti con oltre il 30% di alunni provenienti da famiglie svantaggiate riportano infatti la stessa probabilità di sentirsi riconosciuti quanto i colleghi in scuole più avvantaggiate.

Un legame meno strutturato con le famiglie

Il quadro si modifica se si guarda alla relazione con genitori e tutori. L’81% degli insegnanti si sente apprezzato anche da loro, un dato comunque alto e superiore alla media OCSE (65%). Tuttavia, il coinvolgimento diretto delle famiglie nelle attività scolastiche appare più limitato.

Solo il 22% dei docenti riferisce di collaborare con genitori o tutori per arricchire le attività di apprendimento almeno una volta al mese. Un dato sotto la media OCSE, che si attesta al 25%. Questo suggerisce che, pur in presenza di una buona percezione del ruolo del docente da parte delle famiglie, la dimensione operativa della collaborazione scuola-famiglia resta poco strutturata e probabilmente sporadica.

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Insegnanti, i dati OCSE Talis ultima modifica: 2025-10-15T16:58:46+02:00 da
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